9 febbraio: se ne sono accorti sia a destra che a $inistra, e qualcuno anche al centro
I sabotatori del “maledetto voto” del 9 febbraio si danno di gomito e si scambiano ghigni soddisfatti e pacche sulle spalle. Sono beati e giulivi per il compromesso-ciofeca uscito lo scorso venerdì 3 settembre dalla Commissione delle istituzioni politiche (CIP) del Consiglio nazionale. Venerdì nero per la democrazia svizzera, ma giornata di massima goduria per la partitocrazia.
E il famoso “modello Ambühl”?
Quel che viene chiamato “compromesso” non è affatto tale, ma costituisce uno schiaffo ai cittadini. Ed in particolare ai ticinesi, che hanno plebiscitato l’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa” con il 70% dei consensi. Ed ecco che adesso arrivano i politicanti dei partiti $torici della Svizzera interna, che non hanno mai visto un frontaliere in vita loro, a stravolgere tutto pensando di propinare ai cittadini un menavia – i dotti dell’Accademia della Crusca direbbero: una lozza – che con quanto votato oltre due anni e mezzo fa ha ben poco a che vedere. Per non dire nulla. E i partiti $torici, anche in Ticino, applaudono: perché l’obiettivo era sabotare il maledetto voto. Anche il fatto che il tanto magnificato modello Ambühl sia stato asfaltato non pare suscitare particolari mal di pancia ai suoi sostenitori, anzi.
La presa per i fondelli
Secondo le note stampa, uno dei principali artefici del compromesso-ciofeca sarebbe il consigliere nazionale liblab nonché sindaco di Soletta Kurt Fluri, politico professionista.
Fluri afferma che “la soluzione commissionale tiene conto dei bilaterali e non lede gli interessi dell’economia”, evidentemente solo di quella parte dell’economia che vuole manodopera straniera a basso costo con cui sostituire i residenti. Ciò che invece la presunta “soluzione” non tiene in alcun conto è il nuovo articolo costituzionale 121 a.
Ed infatti i nodi stanno già venendo al pettine. Anche il senatore del PLR appenzellese Andrea Caroni ha notato che la proposta di legge è, semplicemente, anticostituzionale. La Costituzione federale prevede contingenti e preferenza indigena; nella legge non ve ne n’è traccia. Le proposte d’intervento (?) contenute dalla legge, oltre ad essere i classici cerotti sulla gamba di legno, sono cose che si potrebbero benissimo fare anche in assenza del 9 febbraio.
Eccola qui, la svergognata presa per i fondelli. Il pensiero dei signori della CIP si può riassumere più o meno così: “vi facciamo credere che stiamo applicando quello che avete votato ed invece proponiamo quello che avremmo potuto fare comunque, anche senza il nuovo articolo costituzionale, ma che non abbiamo mai fatto perché di tutelare i lavoratori residenti non ce ne frega un accidente: noi vogliamo l’immigrazione senza alcun limite. Ed in particolare non ce ne importa un tubo di quel che accade in Ticino. Tanto ci sono le statistiche farlocche della SECO e dell’IRE che ci parano il fondoschiena, asserendo che non c’è alcun problema né di soppiantamento di residenti con frontalieri e nemmeno di dumping salariale: sono tutte balle populiste e razziste”.
Ecco perché…
Ecco perché ci siamo scagliati contro la SECO e l’IRE quando sono andate in giro a strombazzare i loro dati, che sono manipolati con il preciso scopo politico di magnificare la libera circolazione delle persone. Perché sapevamo benissimo quali sarebbero state le ricadute negative sul Ticino in fase di concretizzazione del “maledetto voto”. Il danno è enorme. E noi dovremmo continuare a finanziare chi ci danneggia?
Votare Prima i nostri
Per rendere più completa la presa per i fondelli e manifestare il proprio totale disprezzo nei confronti del popolino che vota sbagliato contraddicendo le élite spalancatrici di frontiere, i politicanti della CIP ci hanno messo ulteriormente del loro. Infatti nella “lozza” commissionale non si è nemmeno previsto un potenziamento delle misure accompagnatorie (non che se lo si fosse previsto il compromesso-ciofeca sarebbe diventato accettabile, sia chiaro). Su questo punto, incredibile ma vero, ci troviamo d’accordo con Bertoli. A tutela del mercato del lavoro devastato dall’invasione da sud non si prendono neppure quelle misure di diritto interno su cui nessuno a Bruxelles avrebbe da fare un cip! Anche il direttore del DECS ha inoltre scritto che quanto uscito dalla CIP non rispetta la Costituzione. Parere condiviso pure dal costituzionalista ro$$o Andreas Auer.
I signori della CIP hanno quindi tradito la volontà popolare. Se ne sono accorti sia a destra, che a $inistra, passando per il centro (vedi la posizione del senatore Caroni di cui sopra).
Il popolo ticinese può e deve reagire a questo scandalo. E la prima cosa da fare è votare in massa l’iniziativa “prima i nostri”!
Lorenzo Quadri