Il referendum del parolaio Renzi è stato sotterrato: i “populisti” vincono di nuovo
Il premier italiano non eletto Matteo Renzi è stato asfaltato dai suoi concittadini. Renzi è il parolaio che, tra l’altro, ha tentato di attribuirsi il merito della realizzazione del tunnel di base AlpTransit Gottardo; quando la vicina Penisola non fa nemmeno la sua parte nella Stabio-Arcisate (credere alle promesse di inaugurazione per la fine dell’anno prossimo è come credere a Gesù bambino, soprattutto nella situazione attuale).
Contro il premier non eletto
Il voto sul referendum italiano, come è stato detto, è stato un voto sia contro la riforma che contro il premier non eletto. Il quale pensava di servirsene, in caso di riuscita, per pompare ulteriormente il proprio ego. Ma gli è andata buca. Del resto, dopo tre anni di riforme promesse e non fatte, il venditore di aspirapolveri fiorentino non poteva mica pensare di poter andare avanti in eterno affidandosi solo alla “lapa”.
Cerchio magico?
Almeno dall’esterno, pare particolarmente incauta la scelta renziana di vincolare il proprio futuro politico ad una riforma istituzionale che un professore universitario ha definito “scritta con i piedi”.
Se la riforma fosse effettivamente “scritta con i piedi” non sappiamo dire. Di certo l’idea della “de facto” rottamazione – per usare un termine caro al premier dimissionario – delle regioni per accentrare ancora più potere a Roma (ladrona) appare alquanto balzana. E soprattutto appare “antistorica”. A parte che talune regioni funzionano incommensurabilmente meglio del governo centrale (vabbè, non ci vuole molto), il futuro è delle autonomie regionali. E questo vale ovunque. Lo dimostrano le continue vittorie dei movimenti regionalisti. Che proprio il sedicente premier “modernista” – ma in realtà esponente della casta più ammuffita e retrograda – abbia tentato di contrastare questa evoluzione è incomprensibile. A meno che il buon Renzi vivesse attorniato da un cerchio magico che ne alimentava il delirio di onnipotenza.
Casta di nuovo asfaltata
Ma il dato più significativo (per noi) è che, ancora una volta, l’ennesima, la casta europeista è stata asfaltata – letteralmente asfaltata, visto che i No hanno vinto con ben il 70% – dai cittadini. Non a caso i funzionarietti di Bruxelles dopo il voto italiano sono andati in panico. Dopo la Brexit, dopo l’elezione di Trump, con la crescita a razzo del Front National in Francia e dell’AfD in Germania, ci sono tutti i segnali di un effetto a valanga dei “populisti”. E in questo trend le elezioni presidenziali austriache, che hanno incoronato un verde, non sono che un incidente di percorso; l’eccezione che conferma la regola. Non forniscono alla casta alcun motivo di esultanza.
Ovviamente la stampa di regime si è affrettata a negare che abbiano vinto i “populisti”. Certo che no, e allora chi avrebbe vinto? Il Gigi di Viganello? Nessuno però ha potuto negare che la casta europeista abbia perso. La fallita Unione europea è sempre più vicina alla catastrofe. Il dramma è che gli unici a continuare a genuflettersi davanti all’UE sono i camerieri bernesi di Bruxelles.
Vantaggi per il Ticino
La caduta del governo Renzi ha degli aspetti positivi molto concreti anche per il Ticino, e segnatamente per la nostra piazza finanziaria. L’instabilità politica della vicina Penisola ne alimenta la crisi bancaria. Questo vuol dire che ci saranno cittadini italiani che torneranno a depositare i loro soldi, dichiarati, nelle banche ticinesi. Occorre evidentemente lavorare in questo senso. Senza farsi problemi particolari nell’avvantaggiarsi delle “disgrazie” politiche del Belpaese. Perché i vicini a sud, quando si è trattato di attaccare la piazza finanziaria ticinese, non si sono mai tirati indietro. Anzi. E questo malgrado almeno 200mila italiani della fascia di confine (frontalieri, padroncini e le loro famiglie) mangino grazie al Ticino. Senza dimenticare che l’Italia da oltre 40 anni incassa – e continui ad incassarlo tuttora! – il pizzo per accettare il segreto bancario, sottoforma di ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri. Ma, pur intascando il pizzo, ha iscritto il nostro paese su liste nere illegali.
Per la piazza finanziaria ticinese la caduta del governo del parolaio Renzi è un’occasione che va sfruttata fino in fondo.