Copenhagen vuole evitare la creazione di società parallele. Da noi invece…
I danesi ci stanno simpatici. Anche molto simpatici. Di recente, la premier socialdemocratica (!) Mette Frederiksen ha annunciato l’obiettivo “zero asilanti”, poiché i finti rifugiati con lo smartphone costituiscono una minaccia per la coesione sociale. Da noi invece la partitocrazia triciclata, imbesuita dal multikulti, si ostina a far entrare e – ovviamente – mantenere tutti.
Sempre la Frederiksen si è recata in Israele assieme al cancelliere austriaco Sebastian Kurz per siglare un’alleanza sui vaccini. In Svizzera, per contro, ministro del P$ euroturbo, kompagno Alain Berset, si accoda servile all’UE, col risultato di condividerne il FLOP. Risultato: la “ricca e innovativa” Svizzera non ha i vaccini per la propria popolazione (vergogna!), sicché il deleterio lockdown viene prolungato all’infinito.
La terza lezione
Adesso dalla Danimarca arriva la terza lezione nel giro di poche settimane. Nei giorni scorsi il ministero dell’interno danese ha annunciato di voler introdurre dei tetti massimi per gli stranieri di origine “non occidentale”. Entro 10 anni nei singoli quartieri urbani con più di 1000 abitanti non potrà essere superato il limite del 30% di persone di origine “non occidentale” se sono adempiuti due dei seguenti quattro criteri:
- Gruppi con più del 40% di disoccupati;
- Oltre il 60% delle persone tra i 39 ed i 50 anni non ha una formazione superiore;
- Tasso di criminalità triplo di quello medio nazionale;
- Reddito lordo pro capite inferiore di oltre il 55% rispetto alla media regionale.
Al momento ci sarebbero, secondo il ministero degli interni, 15 zone che ricadrebbero nella “lista nera”, mentre altre 25 sarebbero a rischio. Nei quartieri in questione determinati reati potrebbero venire sanzionati più duramente che nel resto del paese.
Quella proposta dalla Danimarca è in sostanza una legge anti-ghetto, mirata ad evitare che si formino società parallele dal punto di vista culturale e religioso.
Viaggio di studio?
Decisamente, il piccolo paese scandinavo fornisce parecchi spunti. Il bello è che da quelle parti la percentuale di stranieri è nettamente inferiore della nostra.
Da noi la politica fa l’esatto contrario. La creazione di società parallele viene incoraggiata in nome del fallimentare multikulti! Ed ovviamente all’immigrazione non si pone alcun freno. Una proposta analoga quella danese farebbe strillare allo scandalo.
I soldatini del triciclo spalancatore di frontiere, con in prima linea le sedicenti femministe ro$$overdi, erano addirittura schierati a FAVORE del burqa, attributo dell’estremismo islamico ed incompatibile con il nostro modello di società occidentale.
Forse a qualche politicante della casta un viaggio di studio (ovviamente pagato di tasca propria) a Copenhagen non farebbe male.
Lorenzo Quadri