L’ordinanza del governicchio federale fa ancora più schifo della decisione parlamentare
Epilogo più deprimente non poteva esserci per la votazione popolare del 9 febbraio 2014.
Il “maledetto voto” è stato rottamato un anno fa dal triciclo PLR-PPD-P$$ alle Camere federali (ricordarsene alle prossime elezioni) tramite il tristemente famoso compromesso-ciofeca. Ovvero la cosiddetta “preferenza indigena light”: il che vuol dire “nessuna preferenza indigena”. Invece di tetti massimi all’immigrazione e di contingenti, il nuovo articolo Costituzionale 121 a è stato ridotto, di fatto azzerato, ad un obbligo di annuncio dei posti di lavoro vacanti agli URC (Uffici regionali di collocamento) quando il tasso di disoccupazione supera una certa soglia. Il giorno stesso di questo vergognoso golpe parlamentare contro il popolo, il ministro dell’economia Johann “Leider” Amman, PLR, corse a telefonare tutto scodinzolante al presidente della commissione UE “Grappino” Juncker: Vittoria! La partitocrazia spalancatrice di frontiere ce l’ha fatta! La volontà del popolazzo “chiuso e gretto” è stata ridotta a niente!
Ancora peggio
Per festeggiare il primo anniversario dello stupro della volontà popolare, il Consiglio federale ha in questi giorni approvato le ordinanze d’applicazione del compromesso-ciofeca. Le quali, lo si sarà capito, costituiscono l’ennesimo schiaffone ai cittadini elvetici. I sette camerieri dell’UE sono infatti riusciti in un’operazione sembrava impossibile: diluire ulteriormente il già immondo compromesso-ciofeca.
Sicché, il governicchio federale ha stabilito che il famoso obbligo d’annuncio agli URC (che non c’entra un tubo con la preferenza indigena) verrà introdotto dal primo luglio del 2018 e scatterà solo per le professioni che registrano a livello svizzero (!) un tasso di disoccupazione superiore o pari all’8%.
Le evidenze
Anche il Gigi di Viganello è in grado di capire che:
- Il tasso di disoccupazione a livello nazionale (!) è uno schiaffo alle zone di confine devastate dalla libera circolazione delle persone. Ticino in primis. La nostra disoccupazione, fatta schizzare verso l’alto dall’invasione di frontalieri e padroncini, andrà a fare media con quella di regioni dove di frontalieri non se ne è mai visto uno.
- La percentuale dell’8% sarà calcolata in base alle statistiche farlocche della SECO, che non considerano chi non è più iscritto alla disoccupazione (perché non ha, o non ha più, rendite da percepire); in primis quanti sono finiti in assistenza. Le statistiche della SECO sono taroccate con lo scopo preciso di negare la realtà, e di far credere al volgo che gli accordi bilaterali siano una figata pazzesca.
- L’obbligo di annuncio agli URC dei posti vacanti non avvantaggia affatto gli svizzeri dal momento che agli URC si possono iscrivere anche i frontalieri. Mentre, come abbiamo visto, i ticinesi in assistenza non sono più iscritti.
La casta se la ride
Che questa invereconda montatura sia una presa per i fondelli dei cittadini – che hanno votato i contingenti e la preferenza indigena e non l’inutile foffa sopra descritta – lo ammette indirettamente anche il Segretario di Stato alla migrazione Mario Gattiker. Il buon Mario ha infatti dichiarato che, se l’obbligo di annuncio agli URC dei posti vacanti fosse stato in vigore nel 2016, le professioni interessate sarebbero state 27 su 383. Ovvero, il 7%! Ora, qualcuno si immagina di frenare l’immigrazione di massa con un inutile obbligo d’annuncio che oltretutto interessa un miserando 7% delle professioni?
E’ evidente che una simile (non)applicazione del “maledetto voto” del 9 febbraio non farà diminuire l’immigrazione in Svizzera di una sola unità! L’élite spalancatrice di frontiere se la ride a bocca larga.
Ennesima dimostrazione (quante ne abbiamo già avute?) che l’unica opzione possibile per salvare il mercato del lavoro di questo sfigatissimo Cantone è l’iniziativa per disdire la devastante libera circolazione delle persone.
Del resto, sembra che i camerieri bernesi dell’UE si stiano impegnando per spingere i cittadini in questa direzione…
Lorenzo Quadri