Berna si chiama fuori: “Tutta colpa delle FFS”. Il Ticino? Dovrà aspettare a lungo
L’Ufficio federale dei trasporti ha parlato chiaro: la colpa del disastro all’interno del tunnel di base AlpTransit del San Gottardo è delle FFS, segnatamente di FFS Cargo, che “avrebbe dovuto prendere le necessarie precauzioni”.
A maggior ragione, dunque, le Ferrovie dovrebbero indennizzare i passeggeri. In particolare, la durata degli abbonamenti va prolungata. Gli utenti hanno infatti pagato per una prestazione che non possono più ricevere.
Il mistero continua
La data della riapertura del tunnel di base al traffico passeggeri (anche per le merci rimangono delle limitazioni) resta avvolta nel mistero. In una lettera dalla deputazionicchia ticinese alle Camere federali, il direttore del DATEC Albert Rösti rileva: “Prima che in galleria possano tornare a circolare anche i treni passeggeri, le FFS devono produrre un’apposita documentazione di sicurezza che dovrà essere valutata dall’Ufficio federale dei trasporti. Al momento non è ancora stata presentata alcuna richiesta in tal senso. (…) Le questioni di natura operativa, quali il contenimento dei ritardi e le agevolazioni tariffarie, rientrano nell’ambito di competenza delle imprese di trasporto”.
Insomma, di motivi per stare allegri non se ne vedono molti.
Inutile minimizzare
L’accaduto dimostra, come già scritto su queste colonne, la fragilità del sistema ferroviario. La casta ce lo ha sempre venduto come infallibile, anche in funzione anti-automobili; ma la realtà si dimostra ben diversa.
Per la costruzione del tunnel di base del Gottardo, il contribuente elvetico ha speso 12.3 miliardi di franchi (tutto AlpTransit ne è costato 23). Adesso, per una banale ruota rotta di un treno tedesco (le ferrovie germaniche, alla faccia del governo ro$$overde, sono in condizioni pietose) ecco che salta per aria tutto per mesi e mesi!
Ed è inutile tentare di minimizzare le conseguenze dell’accaduto, come stanno facendo i reggicoda politici delle FFS. Se davvero, come affermano costoro, due ore di viaggio in più (una all’andata, una al ritorno) sono una quisquilia, allora potevamo anche “sparmirci” di spendere oltre venti miliardi per la NTFA!
Altro che “campo di patate”!
In realtà le ripercussioni sono pesanti. Sia per il turismo ticinese, che ha accusato un duro colpo, sia per chi deve recarsi spesso nella Svizzera interna. Tanto per dirne una: l’andata e ritorno in una giornata non funziona più, se la durata del viaggio si allunga di due ore.
Quanto ai $inistrati ro$$overdi che volevano trasformare l’aeroporto di Lugano in un campo di patate (o di “maria”) perché “tanto con il treno si arriva a Zurigo-Kloten in appena due ore”: l’attuale débâcle ferroviaria dimostra tutta la loro “lungimiranza”. Ma avanti, votateli…
Da parte loro, i vertici di ASPASI (Associazione passeggeri aerei della Svizzera italiana) con la richiesta al Municipio di Lugano di mettere sotto pressione (?) Swiss per riattivare i voli da Agno su Zurigo e Ginevra, non sono andati lontano: la compagnia aerea ha immediatamente – e prevedibilmente – ribattuto che “sa po’ mia”. Ma chi ha formulato questa fantasiosa proposta ci credeva davvero, o era una semplice boutade per marcare presenza?
La taccagneria di Ustra
Proseguono intanto, anche a seguito dei deficit ferroviari, le code chilometriche al tunnel autostradale del Gottardo. E’ dunque inaudito che l’Ustra, Ufficio federale delle strade, per motivi di costi (taccagneria) si ostini a non rendere apribile sempre, ovvero ogni volta che ce ne sia la necessità, la corsia preferenziale Airolo-Passi (Cupra), come chiesto a più riprese dalla Lega. Cupra permette infatti alle vetture di passare direttamente dall’autostrada al passo del Gottardo senza infesciare i nuclei abitati.
Mezzo di pressione sull’Italia
Come noto, il tunnel di base AlpTransit è stato pagato interamente dagli svizzerotti (che naturalmente si fanno carico anche delle spese di esercizio e di manutenzione). Ma i principali utilizzatori sono i trasportatori di Stati esteri. A partire dal Belpaese. Dal “Sole 24 ore” apprendiamo che, per quanto attiene all’import-export italico, ogni anno passano dal Gottardo 22.2 milioni di tonnellate di merci, di cui 8.6 viaggiano su strada e 13.6 su rotaia.
E di questi tempi la vicina Penisola si trova – per citare la NZZ di mercoledì – in una situazione di “caos transito merci”: infatti, tra incidenti e smottamenti, non c’è più una via da e per l’Italia che funzioni a pieno regime. I rappresentanti dell’economia tricolore sono preoccupati.
Quella dell’import-export è una carta che troppo spesso il governicchio federale si “dimentica” di usare nei rapporti con la vicina Repubblica. Una parte rilevante delle merci da e per il Belpaese deve attraversare il nostro territorio per giungere a destinazione. Come mezzo di pressione su Roma, l’argomento non è di poco conto. Sicché va sfruttato.
Ne abbiamo piene le scuffie del calabraghismo sistematico nel segno del “noi non dobbiamo irritare i vicini per non incrinare i rapporti”, però gli altri possono prenderci a pesci in faccia a piacimento!
Lorenzo Quadri