E nümm a pagum! Gravi conseguenze per stato sociale, mobilità, energia, costi sanitari…

L’assalto alla diligenza rossocrociata prosegue. Nell’anno di disgrazia 2022 si prevede che in Svizzera immigreranno almeno 200mila persone, ma forse saranno anche parecchie di più. A dipendenza, ovviamente, dell’andamento della stramaledetta guerra in Ucraina e dei suoi effetti collaterali: sul posto e nel resto del mondo.

Più 21% in vent’anni

In media l’immigrazione in Svizzera è di 88mila persone all’anno. Dal 2000 al 2022 la popolazione elvetica è cresciuta del 21%, ovvero di 1.5 milioni di persone. Al momento attuale nella Confederella risiedono quasi 8.8 milioni di individui. La Svizzera di 10 milioni di abitanti, che sembrava fantascienza, avanti di questo passo sarà presto realtà.

Tanto per fare un raffronto: l’Austria, paese paragonabile al nostro per dimensione, negli ultimi 20 anni ha visto salire la popolazione “solo” dell’8.8%; la Germania, anch’essa come la Svizzera terra d’immigrazione, appena dell’1.3%; l’Italia del 3.2%; la Francia del 10.3%. E così via.

Partitocrazia imbesuita

200mila nuovi abitanti in più in un solo anno (praticamente un nuovo Cantone) necessitano di 90mila appartamenti. Ciò vuol dire cementificazione. Ma a finire sotto pressione sono anche, ovviamente, le infrastrutture, la viabilità, il trasporto pubblico, il sistema sanitario, lo stato sociale, l’approvvigionamento energetico, eccetera.

La partitocrazia, imbesuita dal politikamente korretto, mette generosamente il nostro stato sociale, frutto del lavoro di generazioni, a diposizione degli ultimi arrivati. Costoro possono dunque tettarci dentro alla grande, ridendosela a bocca larga degli svizzerotti fessi.

La fola del personale specializzato

La storiella dell’immigrazione che servirebbe a compensare il presunto ammanco in Svizzera di personale specializzato è una balla di fra’ Luca.  Anche se i soliti ambienti economici spalancatori di frontiere continuano a ripeterla come un mantra. Emulati, in questo, dai galoppini della SECO (vedi l’ultimo rapporto dell’Osservatorio sulla libera circolazione delle persone), specializzati nel taroccare le statistiche sulla disoccupazione.

La panzana (fake news) delle mirabolanti formazioni degli immigrati l’ha diffusa anche il governicchio federale, in primis la PLR Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS), per istigare i datori di lavoro ad assumere profughi ucraini al posto di svizzeri. Inutile dire che la sempre più servile stampa di regime non ha emesso un cip di critica.

Forse ci siamo persi qualche puntata, ma ci risulta che le nostre università siano tra le migliori al mondo. Le nostre, non quelle ucraine. Questo ovviamente fino a quando i $inistrati ro$$overdi non manderanno a ramengo il sistema scolastico elvetico a suon di fregnacce quali la “democrazia della riuscita” (ovvero promozioni per tutti senza il minimo sforzo), nonché l’abolizione dei livelli e di ogni forma di meritocrazia nell’istruzione.

Premi di cassa malati

L’immigrazione incontrollata ha conseguenze anche sui premi di scassa malati. Certo: chi si trasferisce in Svizzera con un permesso B, i premi li deve pagare. Ma quanti neo-residenti li versano in toto, e quanti ricevono  invece i sussidi? Inoltre, se un immigrato necessita di  cure costose, quanti anni di premi di cassa malati deve pagare per compensare la spesa?

E’ chiaro che l’immigrazione fa aumentare i costi della salute. E  va da sé che attendiamo di conoscere l’ammontare la spesa sanitaria generata dai profughi ucraini, che i premi dell’assicurazione malattia non li pagano del tutto. Non osiamo immaginare cosa succederà quando i rifugiati cominceranno a ricorrere in modo massiccio al ricongiungimento familiare previsto dallo statuto S, facendo arrivare in Svizzera parenti anziani.

Ripercussioni sull’AVS

Per non parlare dell’epocale fetecchiata secondo cui gli immigrati pagherebbero le pensioni agli svizzeri. Se così fosse, in oltre due decenni di immigrazione incontrollata, con la popolazione che è cresciuta del 21% (vedi sopra) ed un tasso di stranieri del 25% (a cui vanno ancora aggiunti i beneficiari di naturalizzazioni facili), le casse dell’AVS dovrebbero scoppiare di soldi. Invece così non è. Ed infatti ci tocca (?) aumentare l’età di pensionamento delle donne e alzare l’IVA, come da riforma in votazione il 25 settembre.

Il perché questo accade è  molto semplice: anche gli stranieri invecchiano. Di conseguenza ricevono l’AVS. La realtà è che gli immigrati non si pagano nemmeno le loro, di pensioni. Altro che contribuire a finanziare le nostre.

Sicché le femministe ro$$overdi, che scendono in piazza contro l’aumento dell’età della pensione a 65 anni per le donne, possono cominciare a manifestare – oltre che contro il LORO Consigliere federale kompagno Alain Berset, P$ – contro sé medesime. Perché queste signore sono spalancatrici di frontiere. Ma ciò è incompatibile con la difesa della donna, e pure con quella delle nostre assicurazioni sociali. Primo pilastro incluso.

Energia 2025: tutto da rifare!

A tutto questo si aggiunge il problema energetico, che non va certo preso alla leggera. I 200mila abitanti in più del 2022, come quelli di tutti gli altri anni passati e futuri, non si riscaldano con il caminetto e non illuminano con le candele. Al proposito vale la pena citare la seguente dichiarazione del presidente di Swissgas André Dosé, ex CEO di Swissair: “La crisi della Svizzera è in gran parte dovuta a propria colpa. La strategia energetica 2050 è stata costruita sulla sabbia. Si è ipotizzato che non ci fosse crescita demografica e che la popolazione riducesse il consumo di elettricità. Allo stesso modo, la mobilità elettrica non era inclusa negli scenari al momento della votazione. La guerra in Ucraina costringe ora in modo drammatico a un ripensamento”.

Detto in altri termini: frontiere spalancate ed elettrificazione ad oltranza del parco veicoli sono parte del problema e non della soluzione. Però la ministra dell’energia kompagna Simonetta Sommaruga, P$, continua a sostenere entrambe, mettendo il Paese nella melma per le sue paturnie ideologico-elettorali.

Per fortuna che il Parlamento europeo, tra tante cappellate, ne ha fatta almeno una giusta: ha riconosciuto il nucleare come energia verde. La Svizzera seguirà? Oppure dalla fallita UE si copiano solo le innumerevoli boiate?

Lorenzo Quadri