Basta con l’accondiscendenza e con l’evocazione a sproposito di diritti costituzionali
Ogni tanto anche il Tribunale federale “ci azzecca”. Di recente, il TF ha stabilito che il tribunale cantonale di Ginevra deve condannare ad una pena più severa un partecipante ad una marcia per il clima che nel 2018 aveva imbrattato la facciata di una banca dipingendovi delle mani rosse.
Il TF, smentendo la corte ginevrina, ha decretato che per un’azione violenta che arreca danni alla proprietà non si possono far valere “motivi onorevoli”.
Questa sentenza costituisce una ventata d’aria fresca, o almeno si spera, rispetto alle vergognose fregnacce climatiste di alcuni legulei incadregati in tribunali di rango inferiore.
Ad esempio quelli che hanno addirittura giustificato con lo “stato di necessità” i reati commessi da un gruppo di eco-delinquenti durante una manifestazione. Lo stato di necessità presuppone un pericolo concreto e immediato: può essere il caso per una frana che sta per cadere, ma di certo non per il cambiamento climatico.
O quelli che dichiarano che per principio rifiutano di condannare i teppisti climatici per i blocchi stradali, malgrado questi ultimi causino delle evidenti situazioni di pericolo. Però questi stessi giudici sono quelli che sanzionano con la massima severità gli automobilisti che infrangono un limite di velocità senza che ciò abbia messo concretamente in pericolo nessuno. Due pesi e due misure!
3 anni da scontare
In Gran Bretagna, due delinquenti climatici che hanno bloccato il ponte Queen Elizabeth II sul Tamigi – sito a sud est di Londra e percorso ogni giorno da 160mila veicoli – col risultato di mandare in tilt il traffico per varie ore causando disagi a decine di migliaia di automobilisti, sono stati condannati a 3 anni di prigione da scontare. Una sentenza che merita di fare scuola anche alle nostre latitudini. Però sulla Pravda di Comano (rete 1 RSI), oltretutto in una trasmissione di intrattenimento, l’animatore di turno ancora stava lì a contestare, blaterando che, insomma, la pena è severa e, quanto alla sua adeguatezza, “la questione è aperta”! Avanti con la propaganda elettorale ro$$overde finanziata con i soldi del canone più caro del mondo! Qui l’unica questione “aperta” è quella della riduzione del canone $$R a 200 franchi all’anno, che sono ancora troppi!
Ma quali diritti?
E ne abbiamo piene le scuffie, ma proprio stracolme, di sentir cianciare di “diritto di manifestare” o di “diritto di protestare” in relazione ai delinquenti climatici che bloccano strade o imbrattano monumenti! Protestare contro cosa? Questa gente non è stata chiamata alle armi, e nemmeno gli è stata aumentata l’età della pensione come in Francia. La foffa climatista non sta protestando contro un sopruso, o presunto tale, commesso nei loro confronti: sono loro che commettono dei soprusi a danno dei cittadini per imporre i loro balordi diktat ecotalebani! Questa non è libertà di protesta né di espressione. E’ coazione (articolo 181 del codice penale) e ricatto. Il modus operandi non è quello della società civile, bensì quello dei terroristi ro$$i. Ed infatti, come già scritto su queste colonne, in Germania un’esperta di terrorismo ha lanciato l’allarme: gli invasati che si incollano sulle strade stanno viepiù seguendo le orme della RAF, la Rote Armee Fraktion, ovvero una delle più feroci organizzazioni terroriste europee.
“Attivisti” una fava
Sicché, è ora di finirla con l’accondiscendenza nei confronti di questi gruppuscoli di delinquenti, che non rappresentano nessuno, definiti addirittura con il termine positivo di “attivisti”. Accondiscendenza – ovviamente – dovuta al fatto che questi ecoteppisti sono di $inistra!
Se fossero degli esponenti di destra a bloccare le strade per protestare contro l’immigrazione incontrollata, contro l’invasione di frontalieri o contro il caos asilo, la casta e la stampa di regime starebbero già strillando all’allarme fascismo! Altro che sdoganare i responsabili come “attivisti”, altro che riempirsi la bocca a sproposito con il “diritto di protestare”! Un diritto che, con le azioni delinquenziali di certi soggetti, non c’entra un tubo!
Lorenzo Quadri