E’ bello sapere che il denaro pubblico è ben speso. Un esempio lampante è quello di “Carlos” il giovane sudamericano incarcerato a Zurigo per gravi reati che godeva di un regime speciale. Molto speciale, con appartamento solo per lui, assistente sociale che lo seguiva 24 ore al giorno e personal trainer di thai box. Sì, perché il bravo giovane straniero, incarcerato per aver accoltellato un altro ragazzo che per poco non ci lascia le penne, si rifiutava di cominciare un apprendistato. Perché lui voleva fare solo thai box. Con i soldi del contribuente, ovviamente.

Già il fatto che un giovane delinquente straniero condannato per atti violenti gravissimi venga lasciato praticare un’arte marziale non proprio leggera, oltretutto con un personal trainer pregiudicato, qualche domandina la suscita.

30mila Fr al mese
A scandalizzare totalmente, come noto, è il costo di questa presa a carico da figlio di sceicco saudita: 30mila franchi al mese di proprietà del contribuente. Una barca di soldi spesi per un delinquente straniero, e questo alla faccia delle presunte misure di risparmio.

Una volta scoppiato lo scandalo, i servizi sociali ed il magistrato dei minorenni  zurighesi hanno tirato i remi in barca, e il bravo giovane perfettamente integrato è tornato dietro lo sbarre. Il diretto interessato non ha mancato di lamentarsi per l’odio che la gente nutrirebbe nei suoi confronti; chissà come mai? Un minimo di autocritica no?

Lasciare la Svizzera
La vicenda di Carlos è estrema; ma è anche unica? Sicuramente no. In Ticino si ricorderà ad esempio che la Lega aveva sollevato alcuni anni fa il caso di un’asilante minorenne che costava al contribuente oltre 8000 Fr al mese. Non si trattava di una delinquente, ma in ogni caso la situazione non era tollerabile.

Simili situazioni sono inaccettabili anche in periodo di vacche grasse. Figuriamoci allora quando bisogna risparmiare. Ed è perfettamente inutile continuare a ripetere come un karma la parola “integrazione” e “recupero” come se si trattasse di valori assoluti che giustificano qualsiasi cosa.
 Non è così. Prima di tutto, l’integrazione è compito dei cittadini stranieri e non degli svizzeri. Inoltre, i delinquenti stranieri “alla Carlos” non  hanno alcun bisogno di integrazione perché non devono venire integrati: devono venire espulsi.

Non è compito dello Stato svizzero, e quindi dei contribuenti svizzeri, cercare di raddrizzare, per lo più con spesa ingente ed esito fallimentare, tutti i delinquenti stranieri che ci troviamo in casa a seguito di una politica migratoria scriteriata.

Carlos è fino ad oggi costato un milione di Fr al contribuente. Che si spenda un milione per tentare di recuperare (fallendo) un delinquente straniero mentre ad onesti cittadini svizzeri in difficoltà si negano a volte aiuti di poche centinaia di franchi, non sta né in cielo né in terra. E’ una delle tante, vergognose e svergognate conseguenze del buonismo politikamente korretto .

I delinquenti stranieri devono lasciare  la Svizzera – così ha deciso il popolo anche se i balivi bernesi fanno orecchie da mercante – ed a integrarli (?), se del caso, ci penseranno i rispettivi paesi d’origine. La Svizzera non è una stazione di recupero per criminali di mezzo mondo finanziata con soldi dei contribuenti.

Quindi Carlos e tutti quelli come lui una volta scontata la pena, (dietro le sbarre e non in palestra o  in un appartamento individuale di 4 locali e mezzo) vanno caricati sul primo aereo in partenza per il paese d’origine. Anzi, decisamente meglio sarebbe che la pena questi signori la scontassero non già da noi, bensì nelle patrie galere; decisamente meno confortevoli di quelle rossocrociate.

La socialità elvetica costa. Tutti ci accolliamo oneri non indifferenti per finanziarla. Per questo, ha assoluto bisogno di credibilità. E i casi  Carlos, come quello dell’asilante ad 8000 Fr al mese, hanno un effetto devastante. E’ roba da rivolta fiscale!
Lorenzo Quadri