Espulsioni mancate: la casta tenta di rendere il tema tabù lanciando accuse di razzismo
Ma come: la criminalità d’importazione non era tutta una balla della Lega populista e razzista?
Da parecchi giorni tiene banco – a ragione, dato che il fatto è grave – il violento pestaggio avvenuto alla rotonda di Locarno. Stranamente, ma tu guarda i casi della vita, nessuno sottolinea che finora, su sei persone fermate, 5 risultano essere straniere. Quanto allo svizzero, non si sa in che misura sia effettivamente tale (naturalizzazione facile?). Straniero pure l’aggredito: un finto rifugiato srilankese che a quanto pare andava in giro a minacciare i passanti con un coltello. Apperò!
E’ evidente che ci troviamo davanti all’ennesimo flop della politica delle frontiere spalancate e delle espulsioni sabotate.
Braghe di nuovo calate?
Al proposito, è opportuno di ricordare che i balivi di Bruxelles continuano a pretendere dagli svizzerotti, tra le altre assurdità, la ripresa della direttiva comunitaria sulla cittadinanza. Quest’ultima renderebbe impossibile l’espulsione dei delinquenti stranieri se questi sono cittadini UE. Poco ma sicuro che il governicchio federale è pronto a calare le braghe anche su questo. Del resto, di recente la burocrate Livia Leu – segretaria di stato e caponegoziatora con gli eurofalliti – è andata a Bruxelles ad annunciare che la Confederella sarebbe disposta a rendere permanenti i contributi di coesione miliardari all’UE. Intenzione che in precedenza era stata negata ad oltranza.
Evidentemente ci aspettiamo che i protagonisti del pestaggio alla rotonda di Locarno (se condannati) vengano espulsi dalla Svizzera senza tante storie. Fare repulisti della foffa d’importazione è altrettanto importante della prevenzione e della repressione. Quest’ultima, tra l’altro, la paghiamo a caro prezzo. Le nostre prigioni esistono praticamente solo per i delinquenti d’importazione. Essi rappresentano infatti il 70% e più della popolazione carceraria.
Sabotaggi e retromarce
Sappiamo però che attualmente l’espulsione dei delinquenti stranieri, sebbene votata dal popolo e prevista dalla Costituzione, è una farsa. Solo la metà delle persone che andrebbero rimandate al loro paese lo sono effettivamente. Si trova sempre qualche leguleio disposto ad inventarsi dei motivi di rigore (?) che impedirebbero l’allontanamento.
Tanto per non farsi mancare niente, la partitocrazia bernese ha appena eletto al TF la prima giudicessa federala ticinese. La signora, in quota P$, ha passato anni a pubblicare sulla propria paginuzza di faccialibro post immigrazionisti. Se costei un domani dovrà decidere su un’espulsione, è facile prevedere quale sarà la sua sentenza.
Sempre a Berna, nel parlatoio federale, la partitocrazia è poi riuscita a rimangiarsi la sua stessa decisione favorevole all’espulsione incondizionata dei terroristi stranieri (condannati come tali). Con una scandalosa retromarcia, ha infatti deciso che non si può (“sa po’ mia!”) espellere un terrorista se costui si troverebbe in pericolo nel paese d’origine.
Se i politicanti triciclati si arrampicano sui vetri per far restare in Svizzera persino i terroristi, figuriamoci chi commette reati meno gravi.
Prima vicenda
Le conseguenze delle mancate espulsioni si fanno sentire. Di recente ad esempio ha suscitato scandalo, oltre che ampia eco sui media d’Oltregottardo, la vicenda di un tunisino 34enne fino rifugiato ma vero criminale. La domanda d’asilo di costui venne respinta già nel lontano 2014. L’uomo avrebbe dovuto lasciare il paese ma invece, ad 8 anni di distanza, si trova ancora qui. Nel frattempo ha commesso una sfilza di reati, anche gravi: si va dallo spaccio alle violenze contro varie persone, soprattutto donne. Naturalmente le femministe immigrazioniste ro$$overdi non hanno nulla da dire al proposito: visto che il picchiatore seriale di donne è un migrante africano, deve poter restare in Svizzera.
Il personaggio è stato in prigione a più riprese. Ha commesso violenze anche da detenuto. Ha pure distrutto una cella. Eppure non è ancora stato espulso! Incarcerato definitivamente da un paio d’anni, qualche settimana fa – ed è per questo che la vicenda è diventata di pubblico dominio – durante un trasferimento sorvegliato da agenti di sicurezza privata è riuscito a scappare, facendo perdere le proprie tracce. Serve aggiungere altro?
Seconda vicenda
La seconda situazione, e guarda caso il protagonista è di nuovo un tunisino, si è verificata di recente nel Canton Zurigo. Un migrante economico a carico dell’AI ha aggredito una donna. Però viene fatto passare per “pazzo” e quindi non in grado di rispondere delle proprie azioni (un po’ come la terrorista islamica della Manor di Lugano). Espellerlo dal paese, tanto più che i suoi familiari sono in Tunisia? Non se ne parla proprio. “Con i miei parenti non vado d’accordo” dichiara infatti il diretto interessato. Il quale poi, con una faccia di tolla senza uguali, aggiunge che intende “divertirsi ancora un po’ con la sua amica in Svizzera”. Va da sé, mentre noi lo manteniamo.
Com’era già il motto della partitocrazia? “Immigrazione uguale ricchezza”?
La casta farà bene a ricordarsi che il tema dell’espulsione (o piuttosto: della mancata espulsione) dei delinquenti stranieri è sempre lì sul tavolo. Anche se il triciclo e la stampa di regime, per nascondere i propri flop, tentano di renderlo tabù blaterando le solite penose accuse di “razzismo”. E alle elezioni federali manca solo un anno.
Lorenzo Quadri