Accoltellamenti: il problema non sono le discoteche, ma la foffa d’importazione

 

Non si sono più avute notizie a proposito dell’ultimo accoltellamento in discoteca, avvenuto al Vanilla di Riazzino lo scorso sabato notte, una settimana dopo un analogo episodio verificatosi in centro Lugano fuori dal locale Blu Martini. Nel caso di Lugano, le indagini hanno appurato che si è trattato di un regolamento di conti tra gang straniere (domenicani e albanesi residenti in Italia). Perché questa foffa d’importazione (grazie, spalancatori di frontiere!) abbia scelto Lugano per regolare i propri conti, rimane un mistero. Ed è quello che bisognerà chiarire, per impedire che accada di nuovo.

Della rissa a Riazzino, ufficialmente si sa solo che ad essere stato accoltellato è un 18enne bulgaro residente nel Locarnese. Degli altri partecipanti alla rissa con coltello si è detto che sono arrivati da Oltregottardo, senza aggiungere ulteriori precisazioni. C’è come il vago sospetto che non si tratti di patrizi di Gurtnellen. Anche in questo caso delinquenza straniera?

Il problema sono i frequentatori

Questi fatti di cronaca nera, accaduti ad una sola settimana di distanza uno dall’altro, hanno messo sul banco degli imputati le discoteche ed i locali notturni. Ma il problema non sono gli esercizi pubblici, bensì chi li frequenta – o meglio: una parte di chi li frequenta. Un operatore del ramo  lo ha detto chiaramente in un’intervista: “Le etnie coinvolte negli accoltellamenti sono quelle cresciute in ambienti diversi”.

Questa constatazione, per quanto ovvia, va fatta apertamente. Basta con le censure imposte dal pensiero unico multikulti e politikamente korretto per tentare di negare l’evidenza! E non si creda che un coltello sia meno pericoloso di una pistola. Non è affatto così, e i tentativi di minimizzare la pericolosità dell’arma bianca sono fregnacce buoniste-coglioniste di chi vuole giustificare i giovanotti “non patrizi” che non escono di casa senza il fedele serramanico (o coltello a farfalla). Col rischio poi che qualche imbecillotto locale si dia all’emulazione pensando che “faccia figo”.  Ma come: i giovani stranieri violenti non erano una balla della Lega populista e razzista?

Fare repulisti

Sicché, non è alle discoteche che  bisogna dichiarare guerra, come vorrebbe qualcuno, ma alla delinquenza d’importazione e alla mancata espulsione dei delinquenti stranieri.

Del resto i locali notturni esistono da ben prima che agli svizzerotti “chiusi e gretti” venisse imposto di “far entrare tutti”. Non c’erano però questi problemi.

I due casi di accoltellamento in discoteca susseguitisi a distanza di una settimana uno dall’altro sono “isolati”, come ama ripetere qualcuno? Di certo lo sono sempre meno, e per impedire che diventino abituali bisogna intervenire nel modo giusto, che non è la chiusura delle discoteche.

Traduzione: ci siamo riempiti di foffa estera – non integrata e non integrabile – e adesso bisogna fare repulisti.
Stop immigrazione scriteriata ed espulsione certa e sistematica dei delinquenti stranieri. Che sono da rimandare al natìo paesello anche per scontare la pena. Altrimenti i costi della detenzione all’Hotel Stampa, di oltre 300 Fr al giorno (il CdS rispondendo ad un’interrogazione indicava la cifra di 323 Fr; sta a vedere come viene calcolata, visto che c’è chi parla di somme assai superiori) li paga ancora il contribuente.

Sottobosco indigeno?

Inoltre, come è già stato detto e scritto, la giustizia  e le leggi, invece di accanirsi sugli sfigati automobilisti incappati nelle maglie di Via Sicura, dovrebbero cominciare  a dimostrare maggiore severità nei confronti dei reati violenti.

Una cosa comunque è chiara. Non ci si venga a raccontare di “sottobosco malavitoso indigeno” – come ha fatto  di recente il giudice Ermani commentando l’episodio di Lugano centro – quando i protagonisti sono stranieri.  Questo sottobosco di “indigeno” non ha proprio un bel niente. E poco importa da quanto tempo gli stranieri in questione risiedono in Svizzera o in Ticino; poco importa se magari  hanno addirittura acquisito il passaporto rosso grazie alle naturalizzazioni facili. L’accaduto conferma che costoro non sono né integrati né integrabili. Chi proviene da “culture dal coltello facile” vada a farne sfoggio a casa sua. Non in casa nostra.

Lorenzo Quadri