E’ evidente che l’atteggiamento elvetico verso l’islam dovrà cambiare, e in fretta

Mentre l’estremismo islamico (sottolineare: islamico) insanguina l’Occidente – vedi al proposito l’esempio più recente, l’attentato a Stoccolma – segnali oltremodo preoccupanti si manifestano anche alle nostre latitudini.

Ad esempio, in quel di Sciaffusa si sono accorti di recente di avere un problema con gli alunni musulmani radicalizzati. La scorsa settimana un 17enne musulmano è stato sospeso dalla scuola che frequentava, perché minacciava ed aggrediva compagni (e compagne), ma anche docenti. In precedenza, sempre a Sciaffusa, la polizia era intervenuta in un’altra scuola poiché dei genitori musulmani si  recavano nel cortile dell’istituto per controllare i figli, ed i padri rifiutavano di dare la mano alle docenti donne. Le figlie cambiavano ed iniziavano a portare il velo.

Il caso dei due figli di un imam basilese che rifiutavano di dare la mano all’insegnante perché donna ha fatto notizia e se ne è parlato a lungo. Non così per le vicende sciaffusane che sono passate per lo più sotto silenzio. C’è il concreto sospetto che situazioni del genere siano più diffuse di quanto si pensi.  E che il Ticino non ne sia affatto esente.

Associazioni pericolose

Intanto però a proposito dell’islam radicale nel nostro paese si continuano a dare segnali contradditori, per non dire deleteri. Ad esempio, la balzana pensata di introdurre l’imam nell’esercito. Oppure il rifiuto da parte del Consiglio federale, ma anche del parlamento, di fare un passo avanti deciso sulla strada del divieto delle associazioni islamiche pericolose. Secondo Berna infatti al momento manca, a tale scopo, la base legale. Arriverà, assicurano sotto le cupole federali, a settembre, con l’entrata in vigore della nuova legge sui sistemi informativi. Peccato che essa sarà – e ti pareva – accompagnata da mille limitazioni e condizioni. Per vietare su territorio svizzero un’associazione islamica pericolosa saranno necessarie delle decisioni a livello internazionale e blablabla. Quindi niente autonomia elvetica nello statuire sulla sicurezza del nostro territorio. Non sia mai! Bisogna sempre conformarsi ai Diktat altrui, in nome del garantismo ad oltranza!

Sentenze ridicole

Altro esempio, le sentenze buoniste-coglioniste emesse dal Tribunale federale nei confronti dei jihadisti. Non solo le condanne sono ridicole (con tanto di pene sospese condizionalmente), ma i miliziani dell’Isis, malgrado la loro evidente pericolosità, non vengono nemmeno espulsi, se il ritorno al paese d’origine li metterebbe in pericolo. Quelli che restano in Svizzera, spesso e volentieri sono pure mantenuti dall’assistenza. Inutile precisare che anche le spese processuali gliele ha pagate il contribuente. Oltre al danno, la beffa – e il conto da saldare.

Mancano le maggioranze

Anche il fatto che tramite la via parlamentare non si trovino le maggioranze necessarie per introdurre un divieto di burqa generalizzato in Svizzera, e questo malgrado sempre più governi in Europa si muovano in questo senso (ultima in ordine di tempo l’Austria, che tra l’altro ha pure rifiutato di aderire ai programmi di ricollocamento UE dei migranti economici) dà un segnale estremamente negativo. Non ci vogliono grandi doti paragnostiche per indovinare che il divieto di burqa verrà introdotto a livello nazionale tramite iniziativa popolare (la raccolta firme è in corso) così come avvenuto in Ticino, dove si è assistito da un vero plebiscito. Ma resta il fatto che la maggioranza della sedicente classe politica si ostina a rimanere succube del politikamente korretto e del multikulti. Non ha gli attributi per assumere un ruolo attivo nel promuovere la sicurezza del paese. Il lavoro “sporco” – quello che attira accuse di razzismo – è sempre compito degli odiati populisti, tramite faticose  e costose raccolte di firme. Le decisioni non politikamente tocca al popolo prenderle; poi le élite spalancatrici di frontiere e gli intellettualini lo accusano di essere “chiuso e becero”.

Toccherà al popolo

E sarà dunque ancora una volta il popolo svizzero a doversi sobbarcare il compito di far passare quanto prima la sicurezza nazionale davanti alle fregole del multikulti, delle aperture  e del devono entrare tutti. Urge cambiare registro, affinché diventi chiaro che in Svizzera non c’è spazio per chi non riconosce i valori occidentali, per chi vuole instaurare società parallele, per chi mira a cambiare le regole decise democraticamente per sostituirle con altre basate sul Corano, per chi crede che le donne occidentali siano “a disposizione”, e così via.

Gli stranieri non integrabili vanno allontanati. E ovviamente occorre evitare che ne entrino di nuovi. Ciò significa, tra l’altro, che l’attuale deleteria politica d’asilo, che permette a frotte di finti rifugiati con lo smartphone provenienti dai paesi arabi di arrivare in Svizzera e di rimanervi anche, va ribaltata.

Lorenzo Quadri