Silenzio tombale dei moralisti sui politicanti Verdi-anguria in conflitto d’interessi
La storiella della “giustizia ambientale e sociale” è una panzana clamorosa
Il climatismo dilaga sui media di regime così come tra i “poteri forti” e tra gli esponenti della partitocrazia in campagna elettorale permanente. Tra i politicanti – in particolare quelli di area ro$$overde – c’è tuttavia chi ha un interesse monetario diretto. Nel parlatoio federale a Berna non abbondano solo i lobbysti delle casse malati, ma anche quelli dell’energia “green”. Costoro si redigono le leggi su misura per promuovere il proprio business e votano i sussidi (pagati dal contribuente) a sé medesimi. Stranamente però i moralisti di $inistra su questi conflitti d’interesse non hanno nulla da dire.
Qualsiasi cosa accada…
Il palinsesto R$I non lascia trascorrere un’ora senza montare la panna sul “clima”: qualsiasi cosa accada, la colpa è del “surriscaldamento climatico provocato dall’uomo”. E per qualche curioso motivo, a dover salvare il clima mondiale con sacrifici assurdi ed inutili che pesano in particolare sul ceto medio e basso (altro che la fanfaluca della “giustizia ambientale e sociale”!), sarebbero gli svizzerotti. I quali producono meno dell’uno per MILLE della CO2 globale: eppure devono “dare l’esempio”. Bene, allora il primo esempio che si può dare è la limitazione del frontalierato per motivi ambientali. Si ricorda che tutti i permessi G che arrivano in Ticino in auto viaggiano uno per macchina.
“Superare il capitalismo”
Il lavaggio del cervello prosegue a tambur battente, specie all’indirizzo delle giovani generazioni. Di recente un liceale della Svizzera interna si è rivolto ai deputati federali con una serie di domande per il suo lavoro di maturità. Tema: il superamento del capitalismo in nome del clima. Perché è lì che i Verdi-anguria – Verdi fuori ma ro$$i, ro$$i$$imi dentro – vogliono arrivare: all’instaurazione di un regime stile DDR (o anche peggio) perché “bisogna salvare il pianeta”.
Il disegnino non potrebbe essere più chiaro: prima si imbesuisce il popolazzo con il terrorismo mediatico sulla Terra “in ebollizione”, e poi – in virtù della catastrofe presunta imminente – si applica il diritto d’urgenza “stile covid”.
Chi sarebbero i “fascisti”?
Lo abbiamo già scritto: il climatismo è diventato una nuova religione. Nessuno può permettersi di metterlo in discussione. Altrimenti viene zittito, infamato e criminalizzato come negazionista, terrapiattista, e ovviamente fascista, che sta bene ovunque. Il che risponde peraltro all’atteggiamento tipico della $inistra.
Nel Belpaese il leader dei Verdi pretende di introdurre il reato di “negazionismo climatico”. Alla faccia della libertà d’espressione e di pensiero. Alle nostre latitudini, il copresidente del P$ nazionale doppiopassaporto Cedric Wermuth (Cedric chi?) – quello che voleva rendere l’albanese ed il serbo-croato lingue nazionali – ha dichiarato: “nessuna tolleranza per i clima-scettici”. Poi i fascisti sarebbero gli altri.
Clima come pretesto
La censura non risparmia eminenti scienziati. Il premio Nobel per la fisica nel 2022, John Clauser, si è visto rimandare a data indeterminata una conferenza che avrebbe dovuto tenere presso il FMI (Fondo monetario internazionale) in quanto reo di non condividere l’isteria climatista. Altro esempio, il professor Franco Prodi (fratello di Romano Prodi), fisico e docente di meteorologia oltre che ex direttore di vari istituti di ricerca, il quale mette in dubbio la reale portata dell’attività umana nel cambiamento climatico, ed è per questo trattato da reietto.
Le voci critiche vanno ridotte al silenzio perché, senza la narrazione dell’emergenza apocalittica, non si possono creare le condizioni per imporre dall’alto, nel nome del sacro mantra delle “emissioni zero”, le rivoluzioni sociali che piacciono alla casta, e che spesso e volentieri non c’entrano un tubo con il clima, il quale diventa solo un comodo pretesto.
In prima linea
I media mainstream, colonizzati da giornalai ro$$overdi, sono da lungo tempo in prima linea nel lavaggio del cervello climatista. Nelle scorse settimane sono scoppiati vari incendi in Sicilia ed in Grecia. Tutti incendi dolosi, ossia appiccati di proposito. In Grecia sono state arrestate un’ottantina di persone, tra cui parecchi finti rifugiati, poiché ritenute colpevoli dei roghi. Ma naturalmente i giornalai tentavano di dare la colpa al “clima” incuranti del fatto che un bosco a brucia a 40 gradi come a 20.
Alla Pravda di Comano, dopo essersi lamentati dell’insufficiente “vergogna di volare” degli svizzeri, hanno cercato di attribuire all’emergenza climatica anche gli incidenti in montagna.
Di esempi se ne potrebbero trovare all’infinito. Insomma, tutto fa brodo!
La ridicola “ecoansia”
Il continuo, ossessivo e pervasivo martellamento sul clima genera poi in qualche soggetto già fragile la cosiddetta “ecoansia”. Tale fenomeno, tuttavia, non solo è numericamente irrilevante, ma è pure indotto. I media prima lo creano e poi lo amplificano continuando a parlarne, dedicandogli spazi spropositati (alla R$I, in luglio, addirittura un terzo di un’edizione principale del telegiornale). Il lavaggio del cervello, dunque, si autoalimenta.
Ben altre priorità
Sarà bene ricordare, in vista delle elezioni di ottobre, che in Svizzera ed in Ticino abbiamo ben altre emergenze rispetto al clima, ambito in cui peraltro il margine d’intervento di cui disponiamo è nullo, perché se anche la Svizzera azzerasse domani le proprie emissioni di CO2, a livello mondiale non se ne accorgerebbe nessuno.
Per citare alcune delle nostre emergenze: l’immigrazione scriteriata, il frontalierato selvaggio, i continui salassi imposti al ceto medio (cassa malati, energia, aumento tassi ipotecari, carburante…), la progressiva svendita del paese all’UE e adesso pure alla NATO, la delinquenza d’importazione, il proliferare di obblighi e divieti, eccetera eccetera.
La panzana
I contribuenti sono sempre più spremuti come limone, però i ro$$overdi vogliono bastonarli a suon di ecobalzelli e di oneri vari: vedi l’obbligo di posare pannelli solari su tutte le case, promosso dai Verdi-anguria, che andrebbe ad aggiungersi all’aumento dei tassi ipotecari, al salasso dei contributi Lalia a Lugano, eccetera.
Lo slogan della “giustizia ambientale e sociale” è dunque una panzana, poiché le misure climatiste (tasse, balzelli, divieti, rincari farlocchi) sono profondamente antisociali. Il milionario può permettersi di pagare la benzina il doppio, o di comprarsi un’auto elettrica, o di pagare decine di migliaia di franchi per installare una termopompa nella propria villa. Il cittadino che tira la cinghia, proprietario di una modesta casetta e di un’auto datata, no.
Lorenzo Quadri