La Commissione preparatoria non decide sulla mozione Quadri che chiede più trasparenza

Il peso dei premi di cassa malati sul (sempre più magro) borsello dei contribuenti è ormai tristemente noto. Per non farsi mancare niente, malgrado siamo solo in aprile, i cassamalatari hanno già preannunciato l’ennesima scoppola per il 2023.

La Lega, sul tema cassa malati, è attiva sia a livello cantonale che federale.

A livello cantonale ha lanciato l’iniziativa popolare che chiede la deducibilità fiscale della totalità del premio di assicurazione malattia. L’iniziativa, come noto, è riuscita “alla grande”. Vedremo come si posizioneranno governicchio e parlatoio. Fermo restando che l’ultima parola spetterà alle urne.

A livello federale, il consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri ha presentato una mozione che chiede di rendere obbligatoria la restituzione delle riserve in eccesso dei cassamalatari (ci sono in ballo miliardi di franchi dei cittadini che devono tornare ai legittimi proprietari, questo già solo per una questione di equità: le riserve in eccesso si formano, infatti, in conseguenza di premi troppo alti). Approvata dal Consiglio nazionale, la mozione è tuttavia stata bocciata dal Consiglio degli Stati, ed è quindi decaduta.

Pubblicare le remunerazioni

E’ invece pendente un’iniziativa parlamentare Quadri che riguarda i deputati che sono contemporaneamente membri di CdA delle casse malati o di loro associazioni mantello. L’iniziativa chiede che questi parlamentari-lobbysti siano tenuti a rendere pubblica la remunerazione che ricevono dagli assicuratori malattia. Il Consiglio nazionale l’ha approvata lo scorso mese di marzo (con una solida maggioranza: 106 favorevoli, 69 contrari e 14 astenuti). I contrari sono esponenti  PLR, PPD e Verdi liberali: tenere nota in vista delle elezioni di ottobre!

Ora, la Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati (CIP-S) avrebbe dovuto esaminare l’iniziativa nei giorni scorsi. Ma la decisione è stata quella di… rinviare il tema.  Cosa ne pensa Quadri?

“E’ probabile – risponde il parlamentare leghista – che i Senatori si trovino in una situazione di imbarazzo. Forse ritengono che un No sarebbe impopolare e difficile da giustificare, soprattutto in vista delle elezioni federali di autunno. Mentre un sì sarebbe contrario agli interessi di saccoccia di un certo numero di loro colleghi.  Quindi cercano di prendere tempo. Almeno fino a dopo le elezioni”.

Qual è lo spirito dell’iniziativa parlamentare?

Si sente sempre parlare dei lobbysti che circolano nei corridoi di Palazzo federale. Ma queste sono figure innocue. Possono solo tirare giacchette. Il vero problema sono i lobbysti che siedono in aula, in qualità di deputati.  Una delle cause del continuo aumento dei costi della salute, e quindi dei premi di cassa malati, viene identificata nell’estrema “lobbizzazione” del settore sanitario. I deputati, spesso PLR, che sono membri di organi direttivi degli assicuratori malattia (o di loro organizzazioni mantello) ricevono tanti soldi. Magari anche più di quelli che incassano come parlamentari. E questo in cambio di poco sforzo. E’ chiaro che il grado di dipendenza è direttamente proporzionale ai franchi che si ricevono.

Non sarebbe allora più semplice vietare tout-court ai parlamentari di sedere nei CdA delle casse malati?

Iniziative in questo senso sono già state presentate in passato, e bocciate. Simili divieti non trovano delle maggioranze in parlamento. Vengono giudicati incompatibili col sistema di milizia e con la libertà economica. Tuttavia, qualcosa va fatto. Le opzioni sono solo due: o i divieti, o la trasparenza. La mia proposta si inserisce nel secondo filone.

Perché prendere di mira solo i cassamalatari?

Le casse malati non sono delle aziende come le altre. Il cittadino è obbligato per legge ad usufruire dei loro servizi. Nell’ambito dell’assicurazione malattia di base, gli assicuratori agiscono come organi dell’amministrazione statale: lo ha stabilito qualche anno fa un’apposita perizia. Siamo dunque in una zona grigia tra il settore pubblico e quello privato. L’incidenza dei premi di cassa malati sui redditi dei cittadini è nota a tutti. Stando così le cose, un trattamento particolare, sottoforma di trasparenza accresciuta, trova giustificazione.

Se anche la sua iniziativa dovesse passare, cosa cambierebbe?

Punto primo, i cittadini hanno il diritto di sapere se i politicanti che mandano a Berna  ci vanno a rappresentare loro o le casse malati da cui sono riccamente foraggiati. Secondo, mi aspetto che certe situazioni incestuose abbiano fine. Ci sono deputati, membri di organi dirigenti degli assicuratori malattia, che siedono nelle commissioni di sanità e di sicurezza sociale di entrambi i rami del parlamento. Lì, come pure nel plenum, fungono da relatori su messaggi governativi e atti parlamentari che toccano direttamente gli assicuratori malattia. Esempio flagrante: in Consiglio degli Stati, il relatore sulla mia mozione che chiedeva di obbligare le casse malati a restituire ai cittadini le riserve in eccesso, era il presidente (PLR) di un’associazione mantello di casse malati. Inutile dire che era contrario alla mozione. Queste situazioni sono scandalose. Nuocciono alla credibilità delle istituzioni e portano acqua al mulino di chi (a sinistra) vorrebbe un parlamento di professionisti: ipotesi che reputo improponibile.

MDD