L’Ufficio prevenzione infortuni fa ideologia contro gli automobilisti finanziato con i nostri soldi
Beh certo, questa ci mancava: l’Ufficio prevenzione infortuni dichiara che bisogna (?) aumentare i controlli di velocità sulle strade fuori dall’abitato. Perché? Così. Forse che esiste qualche statistica – foss’anche taroccata – da cui emerge un aumento degli incidenti sulle strade, tale da giustificare l’entrata a gamba tesa dell’UPI? No di certo. In effetti il numero degli incidenti mortali sulle strade svizzere è in continua diminuzione. Forse che i limiti di velocità sono troppo elevati? Certo che no. Negli ultimi decenni sono stati costantemente abbassati. Mentre è di continuo aumentata la sicurezza dei veicoli. Sono spuntate come funghi le zone 30, la maggior parte delle quali illegali. Infatti, le zone 30 – e questo lo dice la legge federale, non il Mattino della domenica – non possono esse create così, a seconda di come uno si alza la mattina. Devono rispondere a dei precisi requisiti, e devo anche essere svolte delle verifiche a posteriori. Che nessuno (o quasi nessuno fa).
Forse che esiste un manco d’attenzione della politica alla questione degli eccessi di velocità? Scusate, ma qui si fanno letteralmente ridere i polli. E’ appena stata varata la sciagurata riforma “Via Sicura” che, utilizzando il pretesto populista della sicurezza (e chi mai si potrebbe mettere a contestare la sicurezza?) ha introdotto una vera e propria criminalizzazione dell’automobilista. Un eccesso di velocità senza alcuna conseguenza pratica viene punito come una rapina: una situazione che, dal profilo del diritto penale, non sta né in cielo né in terra.
La solita ideologia
E poi: perché l’Ufficio prevenzione infortuni se ne esce ora con la boutade sui controlli di velocità? Perché non parla, ad esempio, degli incidenti domestici, di quelli sul lavoro, oppure degli sport estremi? Tutte queste domande non hanno risposta. O meglio, la risposta ce l’hanno. Ma è di tipo ideologico-politico. Si tratta di proseguire ad oltranza sulla via della criminalizzazione dell’automobilista. Che va convinto di essere un vizioso delinquente. E quindi sottoposto a regole sempre più restrittive e mazzuolato finanziariamente ad ogni occasione (visto che è il cattivo, è giusto che paghi).
Sicché da un lato per i criminali veri si allargano sempre più le maglie all’insegna del garantismo spinto. Dall’altro, il normale cittadino onesto che guida un’automobile viene artificialmente trasformato in un problema di ordine pubblico. Ciò che oltretutto mina uno dei pilastri su cui si basa la Svizzera: la fiducia tra cittadino e Stato. Ma sappiamo che a sostenere la criminalizzazione dell’automobilista sono proprio le stesse cerchie politiche che vogliono rottamare la Svizzera e le sue peculiarità. E il pilastro sopra elencato figura sulla lista dei rottamandi.
Vecchio trucco
Il trucco di usare il sedicente specialista (o l’ufficio specialistico di turno) per far apparire oggettiva una scelta che invece è ideologica è vecchio come il mondo o giù di lì. L’appello dell’UPI è quindi, semplicemente, un’ulteriore squallida operazione di criminalizzazione degli automobilisti, condotta sotto il cappello (di comodo) della “sicurezza”: sulla quale, si sa, non si transige!
Non è certo un caso che l’Ufficio prevenzioni infortuni se ne sia uscito con una simile trovata. Queste cose non succedono mai per caso. A Berna stanno forse preparando qualche ulteriore tiro mancino?
Una cosa è certa. Non c’è affatto bisogno di ulteriori controlli di velocità. Ce ne sono già fin troppi, che servono a fare cassetta. Lo ammettono gli stessi poliziotti. A meno che l’UPI voglia sostenere che guidare guardando il contachilometri invece della strada significhi aumentare la sicurezza.
A proposito, qual è stato l’incidente più grave che ha fatto discutere in questi tempi? Un’auto che ha investito una decina di pedoni sul lungolago di Lugano. Alla velocità di pochi km/h.
Paga pantalone
Non si capisce per quale motivo il contribuente dovrebbe pagare i costi plurimilionari di uffici federali che vengono utilizzati per penalizzare il cittadino. Se a Berna si preoccupassero di combattere la criminalità d’importazione invece degli automobilisti, magari sarebbe meglio. Ah già, ma la criminalità d’importazione non esiste, sono tutte balle della Lega populista e razzista…
Lorenzo Quadri