L’accordo FATCA, che in realtà non ha niente dell’accordo in quanto trattasi di un Diktat che la ministra del 5% Widmer Schlumpf si è fatta imporre, come il solito, dal fisco USA, è attualmente sotto referendum.

Non è certo un referendum facile; infatti l’Udc nazionale si è chiamata fuori, e senza un promotore forte  la riuscita di una raccolta firme a livello federale è estremamente difficile.

A ciò si aggiunge un certo disinteresse a livello popolare per un tema che suona ostico e lontano dalla quotidianità del cittadino, con anche i bancari – o parecchi di loro – che non firmano per paura di eventuali ritorsioni da parte del datore di lavoro, specie se questo è una grande banca.

Le grandi banche, dopo aver inguaiato la piazza Svizzera combinandone peggio di Bertoldo negli USA, adesso vogliono regolarizzare  il proprio accesso ai mercati internazionali e, se il prezzo di tale operazione è lo sfascio della piazza finanziaria elvetica e la cancellazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro in Svizzera, la cosa non li tange più di tanto. Si tratta infatti di multinazionali che di svizzero hanno solo il nome. Il loro obiettivo è l’utile globale. Mica la difesa del nostro Paese e dei suoi posti di lavoro, che infatti sono sacrificabili – e vengono sacrificati – nell’illusione di pagare sanzioni meno salate oltrealtantico. Il fatto che le due grandi banche abbiano di recente deciso di aprire una propria rappresentanza a Bruxelles è altamente indicativo: la Svizzera viene abbandonata.

Non si può a questo punto non ricordare il fatto che il presidente del partitucolo della ministra del 5% di professione fa il lobbysta dell’UBS. Ma tu guarda i casi della vita.

Battaglia doverosa

Malgrado queste difficoltà, la battaglia contro il FATCA è giusta e doverosa. Questo DIktat da parte degli USA è una violazione palese della sovranità svizzera. Gli USA impongono le loro leggi in casa nostra. Sarebbe il caso di ricordare che la Svizzera nacque, ormai più di 720 anni fa, proprio per contrastare questo genere di soprusi, ai tempi operati dagli Asburgo. “Grazie” alla ministra del 5% e a chi la mantiene in carica contro la volontà popolare, leggi P$ e PPDog, stiamo svendendo il paese fino alle radici.

E’ inoltre evidente, anzi è già stato dichiarato pubblicamente, che la fallita – e quindi sempre più rapace – Unione europea attende solo che il FATCA entri in vigore in via definitiva per pretendere gli stessi diritti sciaguratamente concessi agli USA. L’esperienza ci insegna che, con la ministra del 5%, per una qualsiasi autorità straniera pretendere ed ottenere è ormai un tutt’uno.

USA sull’orlo del baratro

Ma davanti a chi caliamo le braghe? Sul fatto che gli Stati Uniti siano più grandi di noi non ci piove. Ma la loro solidità finanziaria è a ramengo, e non solo perché Stati e città sono in fallimento. Sul portale http://www.shtfplan.com si preconizza, per gli States, il default, il crollo del dollaro, l’impoverimento improvviso di decine di milioni di persone, con tanto di scarsità di generi alimentari e disordini interni. E si invita la popolazione a procurarsi scorte di alimentari e di metalli preziosi (da utilizzare come merce di scambio).

 Catastrofismo? Fantascienza? Probabilmente solo fino ad un certo punto. Sta di fatto che gli USA, come la fallita UE, sono alla disperata ricerca di nuove entrate e quindi intendono depredare non solo i loro concittadini residenti in Svizzera, ma anche centinaia di migliaia di cittadini svizzeri. I quali ricadranno anche loro sotto i tentacoli del FATCA. Con il Diktat FATCA gli Stati Uniti colpiscono dunque anche cittadini svizzeri residenti in Svizzera. Ad esempio perché hanno un coniuge statunitense. O perché hanno vissuto, anche solo per un breve periodo, negli States. E noi, nella nostra foga di rispondere sempre “Sì badrone” glielo lasciamo fare? Firmate il referendum contro il Diktat yankee FATCA, il formulari si possono trovare su www.mattinonline.ch e www.stop-fatca.ch. Non sprechiamo questa occasione!

Lorenzo Quadri