Il Consiglio di Stato ha annunciato, in pompa magna, il dimezzamento degli apprendisti frontalieri adulti. Senz’altro una buona notizia. Del resto la richiesta di dare assoluta priorità agli apprendisti ticinesi era contenuta in una mozione presentata dalla Lega.
Oltretutto è noto che, spesso e volentieri, gli apprendisti frontalieri adulti non sono affatto apprendisti ma persone già formate. L’operazione rientra nelle consuete formule per far fessi gli svizzerotti: come i finti stagisti e le percentuali ballerine (ovvero frontalieri assunti e pagati al 50% che però lavorano al 100%). Che a seguito di questi escamotage restino a piedi dei residenti è già brutto. Ma che siano dei ragazzi di 15 anni a non trovare un impiego – con tutto quel che ne consegue – è ancora peggio. E’ evidente che un giovane che ha appena terminato la scuola dell’obbligo non può entrare in competizione, quanto a produttività, con un adulto che già conosce il lavoro.
Pecunia non olet
Dimezzare gli apprendisti adulti frontalieri è certamente positivo. In effetti, di queste figure professionali non ce ne dovrebbero essere proprio. Almeno finché ci sarà anche uno solo dei nostri ragazzi che non trova un posto d’apprendistato. Ma tuttavia non basta: la preferenza indigena va applicata a tutti i lavoratori. Indipendentemente dall’età. Il popolo svizzero l’ha votata; quello ticinese l’ha addirittura plebiscitata. E’ nella Costituzione. Con grande scorno degli spalancatori di frontiere dagli introiti sicuri, saldamente inchiavardati alla greppia pubblica. Quelli che lasciano cadere dall’alto tonnellate di spocchia sul popolino ignorante, xenofobo e razzista che ne ha piene le scatole di subire le pesantissime conseguenze di demenziali “aperture”. Però, quando si tratta di mettersi nelle tasche i soldi del contribuente, ecco che la puzza sotto il naso di lor$ignori sparisce per incanto. “Pecunia non olet”: lo diceva già l’imperatore Vespasiano. E la pecunia dei populisti e razzisti piace esattamente come quella degli altri…
Preferenza indigena
La “preferenza indigena” è nella Costituzione e adesso si fa il piacere di trovare il modo per applicarla. Anche senza attendere le meline bernesi, dove c’è ancora chi crede di poter rivotare: senza nemmeno rendersi conto che, se si rivotasse, verrebbe asfaltato un’altra volta e più di prima.
La Lega ha proposto e sta proponendo una serie di misure per rendere meno attrattivo il frontalierato: aliquote fiscali italiane da applicare ai frontalieri, ecotasse, limitazioni dei posteggi, eccetera. Bisogna anche preoccuparsi di trovare il modo per andare a sanzionare chi assume frontalieri invece dei residenti. Chi pratica il soppiantamento dovrebbe vergognarsene; ma è evidente che non tutti posseggono la capacità di arrossire. Il dolore al borsello, invece, lo avvertono anche i più coriacei. Esempio: assumi un frontaliere per un lavoro d’ufficio, per pagarlo meno? Ci inventiamo un qualche stratagemma affinché la differenza di salario se la incassi lo Stato. Vuoi impiantare il tuo capannone aziendale in Ticino? Benissimo, ma ricevi la licenza edilizia solo se ti impegni, contrattualmente, ad assumere un percentuale minima di residenti. A Vernier (GE) il Comune l’ha fatto con IKEA, ed ha funzionato: il punto vendita ha solo il 12% di dipendenti frontalieri. E poi non l’ha detto nessuno che un nuovo permesso G va rilasciato nel giro di pochi giorni. Cominciamo a metterci qualche mese, poi vediamo…
Il “record” di Stabio
Invece, malgrado il contingentamento dei frontalieri sia stato votato dal popolo oltre 8 mesi fa, ci troviamo nel Mendrisiotto con il 53% dei posti di lavoro occupati da frontalieri. Ciliegina sulla torta, a Stabio è stato registrato il record nazionale, mondiale e galattico di posti di lavoro occupati da chi arriva da oltreconfine: ben il 72%. Significa quindi che si sono insediate aziende che assumono solo frontalieri, generano traffico e ingorghi stradali, consumano territorio e magari nemmeno pagano tasse in Svizzera. E come la mettiamo con quei datori di lavoro che pubblicano gli annunci di ricerca personale direttamente suo quotidiani lombardi?
Sindacati col piede in due scarpe
Ed i sindacati ticinesi che forniscono ai loro omologhi italiani l’elenco dei posti disponibili in Ticino? Ah già, i sindacati: è chiaro che, quando si ha oltre la metà di affiliati frontalieri – così si incassano le quote che permettono ai dirigenti sindacali di staccare paghe da manager – non si può difendere in modo credibile i residenti. Non si può rappresentare contemporaneamente due parti in rotta tra loro. E’ in atto in Ticino una guerra tra poveri. E non l’hanno certo voluta i “populisti e razzisti”. L’hanno voluta i politikamente korretti spalancatori di frontiere. Sindacati compresi. Sicché non si può tenere il piede in due scarpe. Non si può dare un colpo al cerchio residente e l’altro alla botte frontaliera. Mai sentito parlare di “conflitti d’interesse”? Oppure i “conflitti d’interesse” li sapete vedere solo in casa d’altri?
Lorenzo Quadri