Assegni familiari, il TF ne fa una giusta: i dimoranti devono aspettare di più
Il Tribunale federale ha stabilito che la modifica di legge votata dal Gran Consiglio nel 2015 a proposito degli assegni familiari (AFI) e di prima infanzia (API) sta in piedi. Il parlamento cantonale aveva infatti a maggioranza deciso che i dimoranti (titolari di permessi B) per ottenere gli assegni di cui sopra devono aver risieduto nel Cantone per almeno 5 anni. Per i domiciliati e gli svizzeri rimane invece in vigore il termine di tre anni. Alcuni cittadini stranieri avevano presentato ricorso lamentando la “discriminazione”. Eppure, incredibile ma vero, non l’hanno spuntata davanti all’Alta corte.
Si tratta certamente di un miglioramento. Piccolo, ma pur sempre un miglioramento. A questo primo passo, però, devono farne seguito parecchi altri.
Rivendichiamo la discriminazione
Nel corso degli anni la Svizzera in generale, ed il Ticino in particolare, si è trasformata nel paese del Bengodi per gli immigrati nello stato sociale. Essi ottengono ogni sorta di prestazione pagata dal contribuente, anche senza aver mai contribuito a finanziare il pubblico erario. E’ quindi giunto il momento, se si vuole evitare il collasso del sistema, di chiudere i rubinetti a qualcuno. Si tratta, in sostanza, di discriminare.
Gli spalancatori di frontiere politikamente korretti e camerieri dell’UE, quelli del “devono entrare tutti”, brandiscono quel verbo, “discriminare”, come una clava con cui ricattare e bastonare gli svizzerotti “chiusi e gretti”. E invece discriminare tra chi può accedere ed in che misura al nostro stato sociale, e chi no, non è una vergogna ma anzi, è semplicemente necessario.
Vogliamo discriminare e lo rivendichiamo ad alta voce: prima i nostri anche nell’accesso allo Stato sociale!
Anche nell’UE…
Gli stessi eurofunzionarietti hanno precisato in più occasioni che libera circolazione non significa libertà di immigrare nella socialità più conveniente. Solo i politicanti bernesi, affetti da calabraghismo compulsivo, terrorizzati all’idea di venire additati come gli spregevoli razzisti che “discriminano”, oltre alle frontiere spalancano anche la borsa della socialità. Risultato: la spesa sociale è andata completamente fuori controllo.
Moltiplicata per trenta
Per rimanere agli Assegni familiari /assegni di prima infanzia, si sa che quando queste prestazioni sono state introdotte, 20 anni fa, costavano più o meno un milione all’anno, mentre oggi la spesa è di trenta volte tanto. E, visto che il Mattino è notoriamente populista e razzista, non ci facciamo problemi a scrivere che ci sono famiglie straniere che sfornano un figlio ogni tre anni per poter continuare a beneficiare degli assegni di prima infanzia, poiché essi coprono il fabbisogno di tutta la famiglia in presenza di almeno un bambino sotto i tre anni.
In Germania
In tutta la vecchia UE si prendono misure per evitare, o per lo meno arginare, l’immigrazione nello Stato sociale. A partire dalla Germania. Dove si sono accorti che alcune nazionalità hanno fatto un clamoroso balzo avanti nelle statistiche dell’aiuto sociale. Ad esempio, tra il 2015 ed il 2016, gli eritrei in assistenza sono cresciuti del 230%, i siriani quasi del 200%, i bulgari del 35,3% i rumeni del 36.4%, i croati del 15.6% (da notare che la kompagna Sommaruga, dopo che il triciclo PLR-P$$-PPD alle Camere federali ha gettato nel water il 9 febbraio, è corsa giuliva a sottoscrivere l’accordo di libera circolazione delle persone con la Croazia).
Eritrei in assistenza
Per quel che riguarda la provenienza degli stranieri che sono in assistenza in Svizzera, sappiamo che in cima alla classifica si trova il Portogallo (il 9.22% degli stranieri in assistenza nel nostro paese hanno nazionalità portoghese), seguito da Turchia (9.06%), Italia (8.56%), Serbia (5.69%), ed Eritrea (5.4%).
Il numero degli eritrei a carico del contribuente svizzerotto – finti rifugiati con lo smartphone che non scappano da alcuna guerra e che tornano al paese d’origine per le vacanze perché “lì è più bello” – ha conosciuto una vera esplosione.
Infatti, tra il 2006 ed il 2014 gli eritrei in assistenza sono aumentati del 2’272%. Non c’è nessun errore di stampa: l’aumento è stato proprio del duemiladuecentosettantadue per cento.
Però i kompagni spalancatori di frontiere, a cominciare dalla ministra di giustizia, vengono a dirci che dobbiamo accogliere sempre più finti rifugiati! Che ci vuole “più solidarietà” (sic) per i migranti economici!
Chi svuota le casse?
E’ quindi una priorità politica della Lega, oltre che una necessità impellente, chiudere i rubinetti all’immigrazione nello Stato sociale. La $inistra adesso strilla contro la riforma III per le imprese, che ha l’obiettivo di evitare l’emigrazione di massa di aziende e di posti di lavoro dalla Svizzera a seguito della fine dei regimi fiscali speciali. I rossi blaterano che tale riforma svuoterebbe le casse pubbliche (?) con regali fiscali alle società (?).
Cari kompagni, ma chi credete di prendere per il lato B? Le casse pubbliche siete voi a svuotarle, a danno dei contribuenti e degli svizzeri in difficoltà, accogliendo sempre più asilanti e sempre più gente che arriva nel nostro paese per farsi mantenere. Per il 2017 si prevede che i finti rifugiati ci costeranno 2.5 miliardi di franchi. Forse che questi miliardi crescono sugli alberi?
Ecco chi svuota, e con quali finalità, le casse dello Stato: quelli del “devono entrare tutti”!
Lorenzo Quadri