Senza ritegno: le solite statistiche farlocche usate come scusa per negare l’evidenza

Disoccupazione giovanile? Per il governicchio federale non è un problema. Quindi se ne impipa tranquillamente. Rispondendo ad un’interpellanza, i camerieri bernesi dell’UE non hanno remore nel mettere nero su bianco che la disoccupazione degli “under 30” sarebbe sotto controllo. Naturalmente citando le solite statistiche farlocche della SECO. “L’è tüt a posct”!

Non serve essere un premio Nobel per l’economia per accorgersi che il lockdown eterno decretato dal $inistrato Berset sta facendo fallire interi settori economici. Non si tratta solo di ristoranti, palestre o alberghi. Tutte queste attività ne fanno, a loro volta, lavorare delle altre. Le tipologie sono le più svariate. Quindi la crisi si estende a macchia d’olio. Pensiamo ai fornitori di generi alimentari che scontano le conseguenze della ristorazione chiusa. O agli artigiani che non lavorano perché gli alberghi – che sono occupati più o meno per un decimo rispetto ad un’annata normale – rimandano a data da definire i lavori di rinnovamento in calendario. Eccetera eccetera.

Svariati settori

Le attività economiche a rischio di chiusura sono tante, e nei settori più svariati. Il crollo dei posti di lavoro è particolarmente allarmante in Ticino, dove sono ne stati cancellati 10mila. Quasi la metà degli impieghi persi a livello nazionale si registra in questo sfigatissimo (è proprio il caso di dirlo) Cantone! Ciononostante, i frontalieri continuano ad aumentare, infrangendo record su record. Ringraziamo l’invasione da sud voluta dalla partitocrazia PLR-PPD-P$-Verdi anguria, e ricordiamocene il 18 aprile!

Stiamo dunque precipitando nella crisi più grave del dopoguerra” (cit. governicchio federale). Non sappiamo quante aziende sopravvivranno. Ed è ovvio che, per imprese sull’orlo del baratro, formare apprendisti è l’ultima delle preoccupazioni. Anche in considerazione del carico di burocrazia che ciò comporta.  

Sempre per lo stesso motivo, queste aziende non potranno poi assumere gli apprendisti che hanno formato. I quali rischiano dunque di rimanere a piedi una volta terminato l’apprendistato.

I “neet”

Risultato: sempre più giovani non troveranno un posto di apprendistato, o perché le aziende formatrici avranno chiuso i battenti, o perché quelle superstiti dovranno rinunciare a questo compito e concentrarsi unicamente sulla lotta per la sopravvivenza. E i giovani già in formazione – compresi ovviamente gli studenti – rimarranno senza sbocchi professionali.

Già adesso preoccupa alle nostre latitudini il fenomeno dei cosiddetti neet, acronimo che sta per “not in education, employment or training”. Si tratta in sostanza di giovani (15-29 anni) che non fanno nulla: non studiano e non lavorano, e neppure cercano un impiego. Non tutti sono in assistenza; un certo numero è a carico dei genitori. Finché questi ultimi possono, rispettivamente sono disposti, a mantenerli.

Fenomeno esplosivo

Il fenomeno è potenzialmente esplosivo: questi giovani rischiano di non trovare mai uno sbocco professionale e di sviluppare patologie di tipo psichico (depressioni, ecc), diventando dei casi sociali a vita. In Italia il 10% dei ragazzi si trova in questa condizione. In Ticino, “grazie” all’italianizzazione del mercato del lavoro voluta dalla partitocrazia tramite la devastante libera circolazione delle persone, rischiamo di trovarci nella stessa situazione.

Però il governicchio federale, tranquillo come un tre lire, se ne esce a dire (e a mettere per iscritto) che “le dinamiche dei giovani iscritti agli uffici regionali di collocamento sono simili a quelle degli anni precedenti” sicché il problema non esiste.

Ossignùr. E quelli che NON sono iscritti agli URC?

“Tüt a posct”?

Inoltre, anche il Gigi di Viganello ha capito che adesso gli aiuti statali stanno mantenendo in vita artificialmente numerose attività. Quando questi aiuti finiranno, arriveranno i fallimenti a valanga.

Ma i camerieri dell’UE in Consiglio federale di domande non se pongono. Non servono misure aggiuntive per sostenere l’integrazione dei giovani svizzeri nel mondo del lavoro: quelle le riservano ai finti rifugiati. I quali non devono lavorare in Svizzera a scapito dei residenti; devono essere rimpatriati!

Quando si dice i “grandi statisti”… poi ci chiediamo come mai la Svizzera va a ramengo.

Lorenzo Quadri