Ormai privata di qualsiasi credibilità, la SECO, segretariato di Stato dell’economia, se ne esce con un’altra delle sue statistiche farlocche.
La SECO è infatti la dimostrazione più lampante delle statistiche che vengono addomesticate a seconda delle esigenze del committente. Una tattica che si è rivelata un boomerang: negare la realtà nascondendosi dietro le indagini svolte su livello nazionale (come se in Svizzera il mercato del lavoro fosse uno solo, cosa che non sta né in cielo né in terra, visto che la realtà ticinese è lontana anni luce da quella zurighese) ha portato solo ad esasperare gli animi. Il risultato è stato il voto del 9 febbraio.
Il Consiglio federale, trinceratosi dietro statistiche taroccate da lui stesso commissionate, e volute come scusa per non intervenire con limitazioni della devastante libera circolazione (un intervento avrebbe infatti indispettito gli eurofalliti di Bruxelles) è stato asfaltato dalle urne.
Non imparano mai?
Invece di imparare la lezione, però, a Berna perseverano. Ormai senza alcuna credibilità, la SECO insiste nello sfornare statistiche con cui si vuol far credere che “tout va bien, Madame la Marquise”. Sicché si scopre che in Ticino diminuisce la disoccupazione, ma aumentano i senza lavoro. Probabilmente un unicum a livello mondiale!
Non è una boutade: molti disoccupati non figurano più nella statistica della disoccupazione non certo perché abbiano trovato un’occupazione, ma perché sono finiti in assistenza.
Oppure in disoccupazione non ci sono mai potuti entrare, proprio perché sono andati direttamente in assistenza, a seguito delle regole più restrittive introdotte a livello federale dal 2012, che la Lega a suo tempo combatté.
Tali regole hanno avuto la conseguenza di scaricare nuovi costi sui Cantoni e sui Comuni, che finanziano l’assistenza. Intanto la Confederazione chiude i conti in attivo. Chissà come mai?
Costituzione violata
Alla SECO non crede più nessuno. Negare la realtà nascondendosi dietro cifre e diagrammi non ha mai risolto alcun problema. Il perché il Consiglio federale insista con questa strategia fallimentare è chiaro. Da un lato non può rinnegare di punto in bianco quanto fatto negli ultimi anni. Dall’altro il governo cerca ancora di nascondere l’esistenza di un’emergenza occupazionale in Ticino, dovuta alla devastante libera circolazione delle persone, per giustificare la propria colpevole inattività nel concretizzare il voto del 9 febbraio. In fondo, ci vogliono far credere da Berna, va tutto bene e quindi che fretta c’è di intervenire? Anzi, quasi quasi che facciamo finta di niente e lasciamo tutto come prima, visto che la disoccupazione cala (sulla carta, mentre nella realtà i disoccupati aumentano).
Da tre mesi l’iniziativa Contro l’immigrazione di massa è diventata disposto costituzionale. Tuttora inapplicato. Disatteso. Ma come, i Consiglieri federali non avevano giurato di rispettare la Costituzione?
Lorenzo Quadri