La raccolta firme partirà nei prossimi giorni; domenica il formulario sul Mattino
Divieto di burqa: da estendere a livello federale!
Quindi il Ticino ha fatto scuola. Nei prossimi giorni verrà pubblicata sul foglio ufficiale l’iniziativa popolare che chiede di vietare il burqa a livello federale. Le firme da raccogliere sono 100mila in 18 mesi. Domenica prossima il Mattino pubblicherà il formulario da sottoscrivere.
L’iniziativa federale è ripresa da quella ticinese, approvata nel settembre 2013 con il 65.4% dei voti e che, dopo oltre un anno e mezzo di melina, ha ottenuto anche la garanzia federale. Naturalmente ciò è accaduto solo perché, poco prima, la Corte europea dei diritti dell’uomo, esprimendosi sul divieto francese (analogo a quello ticinese) aveva certificato che il divieto non lede i diritti fondamentali. Una sentenza che ha tappato la bocca ai moralisti a senso unico nonché spalancatori di frontiere; quelli che difendono ad oltranza il diritto (?) degli immigrati (magari a carico dello stato sociale) di non rispettare regole occidentali e di “importare” le loro. Magari per imporle in futuro.
Uniformità benvenuta
L’estensione del divieto di burqa a livello nazionale, se riuscirà, non potrà che essere positiva. Ed è anche logico che ci sia uniformità in tutta la Svizzera, visto che si tratta di difendere un modello di società, e questo non varia da un Cantone all’altro. E’ semmai deludente che, per introdurre il divieto di dissimulazione del volto, si debbano raccogliere 100mila firme: non è un compito facile per i promotori, ossia il Comitato di Egerkingen, che pure è già riuscito a far passare il divieto di costruire minareti.
I sindacati ed i grandi partiti nazionali raccolgono facilmente 100mila firme; per chi ha mezzi più modesti, invece, la strada è in salita. Ma perché si devono raccogliere le firme? Perché introdurre il divieto di burqa usando la via parlamentare è impossibile. La maggioranza politikamente korretta fa muro: guai ad imporre qualcosa ai migranti!
I tentativi di sabotaggio
Intanto sappiamo che a sud delle Alpi c’è qualche esponente P$ che ancora pretenderebbe di impugnare davanti ai tribunali le norme d’applicazione del divieto di burqa ticinese.
Tipico dei $ocialisti: quando – ciò che accade sempre più spesso – perdono una votazione, cercano di far annullare la volontà popolare sgradita andando a piagnucolare dai giudici; o, in alternativa, di far rifare la votazione (vedi 9 febbraio).
E’ ovvio che, essendoci una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, eventuali ricorsi dei kompagnuzzi in cerca di visibilità andranno a finire in niente: serviranno solo a far perdere tempo. Il 65,4% dei ticinesi, quelli che hanno votato il divieto di burqa, sanno comunque da chi andare a lamentarsi se la loro volontà non viene rispettata!
Tanti auguri, dunque, all’iniziativa federale antiburqa. Al comitato promotore il lavoro non mancherà. Firmiamo tutti!
Lorenzo Quadri