Partitocrazia, Achtung: no alle eccezioni facili, e le sanzioni devono essere serie!
Il divieto di burqa a livello nazionale è stato votato dal popolo nel marzo del 2021, quasi due anni e mezzo fa. Però non è ancora in vigore. Governicchio federale e parlatoio, infatti, se la prendono comoda. In ottobre il CF ha presentato il messaggio governativo; poi il Consiglio degli Stati ha fatto il suo verso. Nelle scorse settimane è arrivata la Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale, la quale ha stabilito che la multa massima per chi viola il divieto sarà di 1000 franchi, come da proposta dell’Esecutivo. I $inistrati volevano ridurla a 200 franchi. Talerichiesta è stata sì respinta, ma solo per 13 voti contro 11. I conti non tornano. Come noto il divieto di burqa nasce in Ticino, dove è stato plebiscitato nel settembre del 2013, quindi quasi 10 anni fa, dal 65,4% dei votanti. Promotore fu il Guastafeste Giorgio Ghiringhelli, supportato dalla Lega e dal Mattino. Ebbene, in Ticino la legge d’applicazione prevede una multa massima di 10mila franchetti, non di 1000, ed una minima di 100. Anche in consultazione, i Cantoni si erano espressi per una sanzione massima di 10mila franchi. Però governicchio e parlatoio federale ne vogliono solo 1000. La Lega proporrà di portarla a 10mila: non sta in piedi che il risultato dell’approvazione a livello nazionale di un divieto fortemente voluto in primis dai ticinesi abbia quale conseguenza un alleggerimento delle sanzioni nel nostro Cantone.
Manifestanti
La legge riguarda essenzialmente i veli islamisti (che poi “veli” non sono, dal momento che assomigliano piuttosto a degli strofinacci) ma non solo. C’è anche il problema dei manifestanti violenti che nascondo la faccia per commettere atti vandalici o altri reati. Sicché con le eccezioni politiche al divieto di dissimulazione del viso in nome della “libertà di manifestazione” bisogna andarci molto cauti. E’ ovvio che simili eccezioni devono essere possibili solo nell’ambito di manifestazioni autorizzate. Ma anche in quel caso, il manifestante deve dimostrare di avere motivi concreti ed impellenti per nascondere il faccione! Fregnacce e paturnie non bastano. Altrimenti è troppo facile.
Burqini e topless
Visto che siamo in estate, oltre che di burqa si parla anche di burqini, ovvero l’anti-igienico scafandro che gli islamisti spacciano per costume da bagno. Di fatto un burqa acquatico, con la stessa valenza: simbolo di sottomissione della donna e di conquista islamista. Le femministe ro$$overdi riescono nell’impresa di difendere il burqa ed il burqini, perché bisogna inchinarsi all’islam; contemporaneamente però promuovono il topless nelle piscine pubbliche, in quanto a loro dire è discriminatorio che gli uomini possano stare a torso nudo e le donne no. Che ci siano delle differenze anatomiche, alle signore in questione non passa per l’anticamera del cervello. Del resto,secondo loro, non esiste nemmeno la divisione tra i due generi: l’appartenenza all’uno o all’altro non è un dato biologico, bensì un’opinione che si può cambiare ogni giorno, a seconda di come ci si sveglia.
Il bello è che poi, all’atto pratico, ad impedire alle donne di andare in topless ai lidi pubblici sono proprio i migranti islamisti: quelli difesi dalle femministe ro$$overdi, che vogliono farli entrare tutti. Tali soggetti infatti molestano le bagnanti che reputano non sufficientemente coperte. Quindi si permette a dei migranti in arrivo da “altre culture” di limitare le nostre libertà, in casa nostra.Si può essere più tamberla di così?
Nell’esercito
In questo senso, è assolutamente improponibile che, nella Svizzera dove il popolo ha plebiscitato il divieto di burqa e di minareti, un battaglione dell’esercito abbia organizzato una preghiera islamica durante il servizio ed in tenuta mimetica. I militi musulmani erano accovacciati in direzione della Mecca con il posteriore all’aria. Tutto ciò con il benestare delle alte sfere militari. La casta imbesuita dal multikulti dimostra così, ancora una volta, di essere completamente scollegata dalla maggioranza dei cittadini.
E’ chiaro che la preghiera islamica nell’esercito è un simbolo, ostentato, di conquista islamista. E l’islam – che non è “solo” una religione – è incompatibile con i nostri valori, che l’esercito è chiamato a difendere. L’improponibile spettacolo di soldati“svizzeri” che pregano (?) rivolti alla Mecca è il risultato del fallimentare multikulti, oltre che delle naturalizzazioni facili volute dalla partitocrazia.
Ma che bella prospettiva: le forze armate elvetiche infiltrate dall’islam politico, con i vertici dell’esercito (inclusa la ministra della difesa uregiatta, cameriera della NATO) che applaudono giulivi. Pori nümm e povera Svizzera. Naturalmente sappiamo chi ringraziare. Vero, partitocrazia? Ricordarsene alle elezioni federali!
#votalegaoiltriciclotifrega
Lorenzo Quadri