Fregnacce a go-go per nascondere la mancanza di argomenti – il 7 marzo tutti a votare Sì!

Gli argomenti dei contrari al divieto di burqa sono davvero il festival delle mistificazioni. Sul tema, come sappiamo, si voterà il prossimo 7 marzo.

E la macchina delle fregnacce politikamente korrette e multikulti è ormai attiva a pieno regime.

La ministra di giustizia liblab Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS) ha di fatto squalificato il tema in votazione come una questione insignificante.

Eh già: qui si tratta di difendere i valori cardine del nostro modello di società; ma per il governicchio federale sono quisquilie e pinzillacchere.

Ai sette tapini – quelli che mandano il Paese in rovina a suon di lockdown – sta bene che gli islamisti arrivino in Svizzera (magari mantenuti dal contribuente) e che, invece di adeguarsi alle nostre regole, pretendano di seguirne delle altre: le loro, che sono però incompatibili con le nostre.

Non è così che funziona. Chi vuole vivere secondo i dettami dell’islam politico non è al suo posto in Svizzera. Pertanto fa il piacere non di levare il burqa, ma di levare proprio le tende.

I soldatini della partitocrazia pretendono invece di creare in Svizzera, a suon di fallimentare multikulti e di tafazziana “tolleranza” nei confronti di chi invece ci odia, delle società parallele, incompatibili tra loro. Il che significa “distruggere la coesione sociale”, per prendere in prestito le parole della premier socialdemocratica (!) danese Mette Frederiksen.

Nessun danno turistico

La sopra citata Ka-Ka-eS ha addirittura dichiarato che il divieto di dissimulazione del viso potrebbe nuocere al turismo in Svizzera (intendendo, ovviamente, il turismo in provenienza dai paesi arabi). Ossignùr. In Ticino la legge antiburqa è in vigore dal 2016, però di ricadute negative sul turismo non se ne sono viste! Evidentemente la ministra dell’ex partitone racconta fregnacce, aggravate dal fatto che lei stessa viene dal Canton San Gallo: che è poi il secondo dei due Cantoni – l’altro è appunto il nostro –  ad aver plebiscitato in votazione popolare il divieto di velo integrale.

Malafede, ignoranza, o entrambe?

Ma ci sono o ci fanno?

Ancora peggiori, pensando a chi le pronuncia, sono le fanfaluche raccontate dal Consiglio svizzero delle regioni, di cui fanno parte rappresentanti delle Chiese cristiane, nonché dell’ebraismo e dell’islam. Detto gremio pretende infatti di far credere che vietare il velo integrale costituirebbe una violazione sproporzionata (uella!) della libertà di religione. Certo che se perfino chi dovrebbe rappresentare il cristianesimo si schiera a favore del burqa, vuol dire che siamo davvero alla frutta ed oltre. Poi ci si chiede come mai le chiese sono sempre più vuote.

Perfino la CEDU…

Tanto per cominciare, il divieto di burqa non viola la libertà di religione. Questo lo ha stabilito nel 2013 la Corte europea dei diritti dell’Uomo: non esattamente un covo di beceri leghisti, populisti e razzisti. Del resto, il velo integrale non è neppure una prescrizione religiosa, bensì un’imposizione tribale. Ed infatti, ma tu guarda i casi della vita, è proibito anche alla Mecca. Sissignori. Proprio come in Ticino, nella città sacra dell’Islam non si può girare in burqa. Ohibò, vuoi vedere che alla Mecca sono islamofobi? Oppure dalle nostre parti c’è qualche adepto del multikulti in grave stato confusionale?

Atteggiamento penoso

Che i rappresentanti del cristianesimo e dell’ebraismo si facciano infinocchiare dagli islamisti bevendosi la fregnaccia del “divieto lesivo della libertà religiosa”, e facendola pure propria, è piuttosto penoso. A maggior ragione se si pensa che perfino gli imam riformisti – e in quanto tali costretti a vivere sotto scorta – sostengono il divieto di velo integrale, essendo lo straccio in questione uno degli attributi dell’islam politico e dell’oppressione della donna. Per lo stesso motivo, chi combatte per i diritti della donna all’interno dell’islam combatte anche il velo integrale. Le femministe ro$$overdi sostengono invece il burqa, perché queste kompagnuzze non difendono le donne, difendono solo l’immigrazionismo più becero. Giù chinati a 90 gradi davanti ad ogni pretesa di chi, in arrivo da “altre culture”, non si sogna di integrarsi!

Asfaltiamo la partitocrazia

L’islam politico è l’humus su cui cresce e prospera il terrorismo. Non per nulla il governo austriaco intende dichiararlo fuori legge. Da noi, invece, non solo un Consiglio federale in perenne letargo, non solo una partitocrazia irrimediabilmente imbesuita,  ma addirittura i rappresentanti religiosi cristiani si schierano a sostegno dell’islam politico, autorizzandone i simboli.

E’ davvero difficile trovare una spiegazione per tanto autolesionismo. Per contro, il prossimo 7 marzo è facilissimo votare Sì al divieto di dissimulazione del viso. Asfaltiamo ancora una volta i soldatini della casta!

Lorenzo Quadri