E ti pareva se a $inistra potevano accettare l’applicazione di un voto popolare sgradito!

La $inistra spalancatrice di frontiere e rottamatrice della Svizzera ci regala l’ennesima perla. Si vede che a questi signori farsi male da soli piace proprio tanto. Sicché qualcuno dei loro esponenti – in particolare uno che a quanto ci consta lavora e vive a Roma – ha avuto la brillante pensata di presentare un ricorso al tribunale federale contro la legge cantonale “antiburqa” che entrerà in vigore il prossimo primo luglio.

E’ forse il caso di ricordare che questa legge cantonale serve a mettere finalmente in atto il divieto di dissimulazione del viso, che è stato votato nel settembre 2013 (quindi quasi tre anni fa) dal 65% dei ticinesi.

Volontà popolare calpestata
Come di consueto la volontà popolare a $inistra viene tollerata solo quando fa comodo ai kompagni (ciò che, chissà come mai, accade sempre più di rado). Quando così non è, la $inistruccia cerca di farla annullare dai tribunali. In contemporanea, lavora per portare la Svizzera nella fallita UE (obiettivo del P$$). In questo modo i Diktat ci arriveranno direttamente da Bruxelles; e va da sé che saranno all’insegna delle frontiere spalancate e del multikulti. Così il popolo svizzero non avrà più nulla da dire.

Operazione assurda
Presentare un ricorso contro la legge antiburqa, che concretizza la volontà popolare, è un’operazione assurda.
Prima di tutto perché non ha alcuna chance di riuscita. A Berna i politikamente korretti, a partire dal Consiglio federale, hanno fatto di tutto e di più per non concedere la garanzia federale all’articolo costituzionale “contro la dissimulazione del viso” votato dal popolo ticinese. Non ce l’hanno fatta, poiché la Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito, statuendo sul divieto francese, che nascondere il volto è contrario alle regole basilari del vivere insieme in una società occidentale. Ci fosse stato anche solo un piccolo appiglio per negare all’articolo “antiburqa” ticinese il “placet” federale, possiamo essere sicuri che la maggioranza politica l’avrebbe utilizzato.

Quale diritto si difende?
In secondo luogo, perché il ricorso è una boiata. Quale “diritto” si vorrebbe difendere?

Le possibilità non sono molte.

1) I ricorrenti vogliono tutelare il diritto di importare in Svizzera usanze che opprimono le donne (complimenti, kompagni!) e che sono incompatibili con lo stile di vita occidentale. Il messaggio che si pretende di far passare è chiaro: guai a pretendere dall’immigrato che si adegui! Conseguenza: tutti gli estremisti islamici arriveranno da noi, dove si può fare di tutto e di più: gli svizzerotti fessi autorizzano. Quale sarà la prossima genuflessione davanti agli estremisti islamici? Vietare la bandiera rossocrociata? Bandire i simboli religiosi cristiani? Introdurre la Sharia?

2) I ricorrenti vogliono tutelare il diritto di hooligan, vandali, “casseurs” e facinorosi assortiti di girare mascherati per commettere reati penali.

3) I ricorrenti vogliono agevolare rapinatori e terroristi “nell’esercizio delle proprie funzioni”.

Facile immaginare che l’ipotesi corretta è la prima. E’ anche la meno peggio. Non sia mai che gli svizzeri possano pretendere dai migranti il rispetto dei valori occidentali. Vade retro! Bisogna farsi imporre le regole dagli immigrati! Chi non ci sta è un razzista e un fascista!

La barzelletta
Vale la pena attirare l’attenzione su quel che i kompagni scrivono con grottesca prosopopea: “Talvolta il vivere insieme è un’alchimia complessa e gli apprendisti stregoni ticinesi non lo hanno minimamente preso in considerazione, banalizzando il concetto stesso di relazione sociale”. Ohibò, credevamo che fosse Pentecoste, invece ci accorgiamo che è ancora carnevale. Kompagnuzzi, giò dò dida! La questione del vivere insieme è farina del sacco della Corte europea dei diritti dell’uomo, non dei Ticinesi “chiusi e gretti”. Ma naturalmente gli spalancatori di frontiere pretendono di saperne di più anche del loro tribunale preferito, che questa volta ha osato tradirli.

Morale della favola. Di nuovo la $inistra si conferma ermeticamente chiusa e ferocemente intollerante nei confronti delle posizioni diverse dalle sue (altro che autoerotizzarsi cerebralmente con concetti altisonanti quali “il valore della diversità”!). E si dimostra pure incapace di accettare le regole democratiche. Adesso per colpa sua il Tribunale federale dovrà perdere tempo con l’ennesimo ricorso-foffa, le cui chances di riuscita sono pari allo zero.
Lorenzo Quadri