Il 17 giugno al Nazionale tornerà all’ordine del giorno il controprogetto-ciofeca
Toh, chi si rivede: il divieto di burqa in tutta la Svizzera. Il tema tornerà all’ordine del giorno del Consiglio nazionale nella sessione estiva, e più precisamente il mercoledì 17 giugno.
Sessione estiva, sia detto per inciso, che si terrà ancora nei padiglioni della BernExpo, che qualcuno ha ribattezzato “DDR Halle”; in effetti la struttura non sfigurerebbe a Berlino Est.
La “DDR Halle”
Già la sessione speciale delle Camere federali (tre giorni ad inizio maggio) si è tenuta nella “DDR Halle”, il che ha comportato una spesa di quasi tre milioni e mezzo di franchetti a carico del solito sfigato contribuente. Alla faccia del risparmio. Oltretutto, la sessione speciale serviva principalmente ad alimentare l’ego di qualche soldatino del triciclo, che conta come il due di briscola ma che si crede indispensabile.
Data l’enorme spesa affrontata, adesso bisogna ammortizzare. E quindi il parlamento rimane deportato in un padiglione fieristico. Non solo rimane deportato ma “lavora” (sia nel plenum che nelle commissioni) senza carta: nel senso che non vengono stampati documenti in quanto possibili vettori dello stramaledetto virus cinese (?). Peccato che invece nelle scuole la carta giri eccome…
Iniziativa popolare
Tornando al burqa. Come noto è pendente un’iniziativa popolare, lanciata dal Comitato di Egerkingen (lo stesso che promosse il divieto di costruire minareti approvato in votazione popolare nel 2009) che chiede di vietare il velo islamico integrale in tutta la Svizzera, sul modello di quanto plebiscitato dal 65% dei Ticinesi nel settembre 2013.
Come d’uso, l’iniziativa ha fatto qua e là tra le due Camere del parlamento federale. E la partitocrazia multikulti e xenofila è riuscita a partorire un controprogetto che è una “cagata pazzesca” (cit. Fantozzi). A seguito della soppressione dell’ultima settimana della sessione primaverile causa coronavirus, il controprogetto-ciofeca non ha potuto essere posto in votazione finale. Si rimedierà quindi nella sessione estiva.
Solo diritti
Da notare che, quando si trattava di concedere la garanzia federale (uella) al divieto ticinese, a Berna i $inistrati, ovviamente contrari perché per costoro i migranti hanno solo diritti e nessun dovere, blateravano che i divieti cantonali non avevano senso e che si doveva semmai intervenire a livello federale, per avere una regolamentazione uniforme in tutto il paese. Adesso che c’è l’iniziativa federale, ecco che i kompagnuzzi, seguiti dal resto della partitocrazia, si producono nel consueto salto della quaglia: ma quale norma federale, i Cantoni devono decidere autonomamente!
Ma andate a Baggio a suonare l’organo!
L’industria ro$$a
Il controprogetto-ciofeca all’iniziativa federale antiburqa prevede che l’obbligo di mostrare il viso valga solo durante i controlli sui trasporti pubblici, in dogana o per le procedure amministrative. Ah, ecco. Perché, qualcuno si immaginava di autorizzare a tenere il volto coperto durante i controlli d’identità?
Ma c’è anche di peggio. Il triciclo PLR-PPD-P$$, Verdi-anguria ovviamente inclusi, invece di attuare il divieto di burqa richiesto dall’iniziativa, nel controprogetto-ciofeca pretende di infilare questioni che non c’entrano un tubo con la proposta. Ad esempio la pretesa, scandalosa, di aumentare la spesa per i programmi d’integrazione degli stranieri in arrivo da “altre kulture”. Così gli amichetti dell’industria ro$$a dell’ “integrazione” possono tettarci dentro in grande stile!
Tagliare alla grande
Qui davvero qualcuno non ha capito da che parte sorge il sole. Sulla spesa generata dagli stranieri bisognerà tagliare alla grande, altro che aumentare. Integrarsi è il primo compito del migrante che arriva in Svizzera. Se non lo fa… föö di ball! Tornare al natìo paesello! Altro che pretendere che siano i cittadini svizzeri a spendere ancora più soldi pubblici per l’integrazione! Soldi pubblici che peraltro non ci sono più. Per questo possiamo ringraziare la crisi economica da virus cinese, il quale ci ha IMPESTATI “grazie” alle frontiere spalancate che tanto piacciono ai $inistrati ed alla partitocrazia in generale.
Addirittura, senza vergogna il triciclo vorrebbe usare un’iniziativa che chiede l’introduzione di un divieto di burqa come spunto per spendere di più anche all’estero promuovendo, con i soldi del solito sfigato contribuente, la parità di genere in paesi islamici!
Oltre ogni decenza
I soldatini della casta multikulti, pur di rifiutarsi di vietare in casa nostra un simbolo dell’estremismo islamico e della sottomissione della donna, si arrampicano sui vetri con trovate vergognose. E le prime a prodursi in simili spettacolini penosi sono proprio le kompagne, quelle che si sciacquano la bocca con i diritti delle donne. Quando invece, altro che donne: queste promuovono solo i diritti degli stranieri. Anche se sono sessisti e – per dirla con la kompagna Simonetta Sommaruga – “non rispettano le donne”.
Quanto al controprogetto-ciofeca sull’iniziativa antiburqa: il Mago Otelma prevede che verrà asfaltato in votazione popolare. E c’è da sperare che i cittadini si ricorderanno dell’ennesima prodezza dei soldatini del triciclo. I quali se ne impipano di difendere il modello di società occidentale, ma pensano solo a tenere in vita ad oltranza il fallimentare multkulti!
Lorenzo Quadri