Consiglio nazionale: il PLR non è più liberale? Il P$$ fa il salto della quaglia

Ennesima legnata per i politikamente korretti sostenitori dell’islamizzazione della Svizzera (quelli che vorrebbero rendere l’Islam religione ufficiale nel nostro paese).

Il Consiglio nazionale ha approvato un’iniziativa parlamentare del deputato Udc di Soletta Walter Wobmann che chiede di generalizzare a livello nazionale il divieto di burqa in vigore in Ticino dallo scorso luglio. Certo, la votazione è stata tiratissima: 88 voti contro 87, con 10 astensioni. Solo un voto di scarto. Da notare che la neo-presidente del PLR nazionale Petra Gössi si è astenuta. La presidente (donna) del partito liberale, dunque, non sostiene un valore fondamentale della nostra società liberale (non in senso partitico): ossia che in Svizzera si gira a volto scoperto. Il PLR non è più liberale? E sempre la presidente (donna) dell’ex partitone non si esprime contro una regola di vestiario che opprime le donne, costrette a girare con la faccia nascosta da uno straccio nero. Qui qualcosa non torna.

Sconfitta la maggioranza pro-burqa

Da notare che la commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale a maggioranza si era espressa contro l’estensione del divieto di Burqa a livello nazionale. La deputata leghista Roberta Pantani ha sostenuto la minoranza favorevole all’iniziativa Wobmann, che alla fine l’ha spuntata, seppure per un soffio, nel voto plenario. Chi era il co-relatore di maggioranza (in Consiglio nazionale ci sono sempre due relatori commissionali, uno di lingua tedesca ed uno di lingua francese, che dicono le stesse cose) contrario a vietare il burqa in tutta la Svizzera? Ma ancora una volta un liblab: nel concreto il buon Kurt Fluri. Esatto, proprio lui: l’architetto del compromesso-ciofeca contro il 9 febbraio, quello che prende a calci sulle gengive la volontà popolare! Nuova performance del PLR che si oppone alla difesa dei nostri valori.

Il salto della quaglia

La co-relatrice di lingua francese era invece, a non averne dubbio, una kompagna. Inutile dire che la $inistra ha votato compatta contro il divieto di burqa (dove sono finite le femministe? Tutte rincitrullite dal politikamente korretto e dal fallimentare multikulti? “Dobbiamo aprirci” all’estremismo islamico e all’oppressione della donna?).

Particolarmente interessanti, si fa per dire, le motivazioni addotte dai ro$$overdi per opporsi al divieto di burqa. Quando si trattava, a Berna, di concedere la garanzia costituzionale al divieto di burqa votato dal 65% dei ticinesi, i kompagni, oltre naturalmente ad opporsi per motivi ideologici (perché gli immigrati devono poter fare tutti i propri comodi, e noi zitti e muti altrimenti siamo razzisti e fascisti) sostenevano che non aveva senso un divieto di burqa in un solo cantone: un divieto avrebbe dovuto semmai essere stabilito a livello nazionale. Si trattava naturalmente del consueto tatticismo da tre e una cicca: visto che siamo contrari, diciamo che se proprio si vuole introdurre il divieto allora va fatto a livello federale, tanto – questo il presupposto da cui partivano i kompagni – non ci saranno mai i numeri per vietare il burqa in tutta la Svizzera. Nel frattempo però la musica è cambiata. Dagli ultimi sondaggi è emerso che il 70% dei cittadini elvetici è favorevole a proibire il burqa ed il niqab. E quale diventa allora la versione della $inistra? Contrordine kompagni:  contrariamente a quello che vi abbiamo detto in precedenza, non solo i divieti di burqa cantonali non sono una belinata, ma sono la via da seguire: sono dunque i Cantoni a dover decidere. Completa inversione di rotta e coerenza sotto zero.

Il Ticino fa scuola

Per non far mancare niente alla fiera delle castronerie, il buon Fluri  (PLR) è riuscito pure a dire che il divieto di burqa nuoce al turismo. Peccato che dove il divieto c’è, accade invece proprio il contrario: in Ticino dopo l’introduzione della nuova legge sull’ordine pubblico i turisti dei paesi arabi sono aumentati. Quando glielo si è fatto notare, il buon Fluri non sapeva cosa replicare.

Fatto sta che alla fine, ancora una volta, il nostro Cantone – con il contributo concreto della Lega – ha fatto scuola, almeno in Consiglio nazionale. Poi, l’iter parlamentare dell’iniziativa Wobmann è ancora lungo. Ma intanto un passo nella direzione giusta è stato fatto. Ed inoltre, per introdurre il divieto di burqa in tutta la Svizzera, è in fase di raccolta di sottoscrizioni anche un’iniziativa popolare. Per cui, se non l’avete ancora fatto, firmate tutti.

Lorenzo Quadri