Neanche la decenza di attendere di vedere gli effetti delle norme in vigore dal 1° luglio

Lo scorso primo luglio è entrato formalmente in vigore il matrimonio per tutti, tema su cui i cittadini svizzeri hanno votato il 26 settembre 2021.

Le principali novità concrete riguardano 1) l’accesso alla donazione del seme per le coppie lesbiche e 2) il diritto alle naturalizzazioni facili per i coniugi dello stesso sesso. Visto che, nelle coppie omosessuali maschili, in tre quarti dei casi (almeno) un partner è straniero, è facile prevedere dove si andrà a parare.

Con la prima questione citata si creano dei figli con due madri, una cosa che ovviamente non può esistere in natura poiché, piaccia o non piaccia agli esagitati sostenitori delle teorie gender, per la riproduzione servono due individui di sesso diverso.  Ma si crea anche una disparità di trattamento con le coppie di omosessuali uomini, dal momento che l’utero in affitto rimane vietato in Svizzera. E’ quindi evidente che il prossimo passo sarà proprio l’introduzione dell’utero in affitto, in nome della non-discriminazione.

Vogliamo proprio vederle, le femministe ro$$overdi, talebane fautrici dei matrimoni gay, che sostengono l’introduzione dell’utero in affitto. Ma d’altra parte queste cerchie la coerenza nemmeno sanno dove sta di casa: sono abituate a proclamare tutto ed il contrario tutto. Sono perfino favorevoli al burqa, e vogliono fare entrare e far restare in Svizzera tutti i migranti economici sessisti e misogini.

“Strada ancora lunga”

Il matrimonio per tutti sarà un vaso di Pandora. Il Mattino lo scrive da quando esso è tema di discussione. Le previsioni si stanno avverando. Già nell’ultima tornata parlamentare a Berna la partitocrazia, imbesuita dal politikamente korretto, ha approvato cervellotiche modifiche “arcobaleno” al diritto di famiglia.

Il primo luglio, giorno dell’entrata in vigore del matrimonio per tutti, Pink Cross (organizzazione mantello degli uomini gay e bisessuali) ha affermato che “c’è ancora molta strada da fare”. Per la serie: non fai in tempo a dare una mano e subito vogliono prendersi il braccio. Per buona pace di quei votanti che si illudevano che, approvando il matrimonio per tutti, uguaglianza (?) sarebbe stata fatta e le acque si sarebbero calmate.

Pink Cross ha anche pensato bene di esplicitare una delle prossime tappe della strada “ancora lunga”. Ossia la possibilità di (citiamo) “riconoscere più di due genitori come genitori legali”. Ah, ecco. Forse è il caso di ricordare a certuni che come non esistono, per ovvi motivi biologici, bambini con due madri o con due padri, non esistono neppure bambini con un numero di genitori superiore a due. Neanche nel caso in cui il momento del concepimento fosse stato particolarmente affollato (con l’accordo di tutti i partecipanti, per carità, in base al principio del “molta brigata, vita beata”) il numero dei genitori può aumentare.

Le leggi fatte dai politicanti nei parlatoi si possono anche adeguare (per convenienza elettorale) alle mode ed alle isterie del momento. Quelle di natura, no.

Per giustificare strampalati concetti di genitorialità contrari alleimmutabili leggi di natura vengono pronunciate banalità del calibro: “meglio un figlio con due padri o con due madri che un figlio con un padre ed una madre che litigano”. Peccato che, proprio come i matrimoni eterosessuali, anche le unioni omosessuali finiscono. E non necessariamente a tarallucci e vino.Se qualcuno immagina che divorzi conflittuali, liti, e anche violenze coniugali non esistano all’interno delle coppie gay o lesbiche, forse non è bene in chiaro sulla natura umana. O magari è convinto che le relazioni eterosessuali siano becero vecchiume, e che pertanto occorra orientare le nuove generazioni su modelli “liquidi”.

Guai a contestare

Che il matrimonio per tutti non sarà certo un punto di arrivo bensì un punto di partenza per sempre nuove pretese è evidente già solo per un dato di fatto: alle lobby LGBTQVattelapesca non si può rifiutare nulla, pena il marchio d’infamia di omofobo, retrogrado e fascista.

La stampa di regime è già schierata (altro che “pluralità”: ancora una volta, pensiero unico!). Basti pensare che di recente la RSI, nell’edizione principale del TG, ha dedicato un servizio propagandistico di quasi tre minuti sul marchio LGBTQfriendly per le aziende. Facile prevedere che gli enti pubblici si precipiteranno a richiedere la bramata certificazione. Perché “bisogna dare l’esempio”!

Posta allo sbando

Tanto per non farsi mancare niente, anche la Posta ha si è sentita in dovere di metterci del suo. L’ex gigante giallo ha voluto celebrare l’entrata in vigore del matrimonio per tutti con l’emissione di uno speciale francobollo: “un segnale colorato per marcare una giornata memorabile”, ha scritto in una nota.

Ah, ecco. Non risulta che la Posta abbia emesso appositi francobolli per celebrare il No popolare allo SEE, o l’affossamento degli ecobalzelli, o la nuova norma costituzionale sull’espulsione dei delinquenti stranieri. Tanto per citare alcuni esempi.

Non ci sta bene che la Posta, invece di svolgere il proprio lavoro,si metta a fare politichetta mainstream. Compito del fu gigante giallo è offrire un servizio pubblico, ma questo servizio pubblico sta andando a ramengo ogni giorno che passa.

La Posta ha chiuso centinaia di uffici, tra qualche anno non consegnerà più la corrispondenza tutti i giorni, ed i suoi vertici vorrebbero abolire i pagamenti in contanti agli sportelli. Però, a fronte di questo scandaloso sfacelo, pensa di guadagnare punti (?) emettendo francobolli commemorativi per le nozze gay. Ecco i grandi progressi compiuti con la presidenza del $ocialista Christian Levrat! Grazie, kompagni!

Verso la poligamia

Altrettanto chiaro è che il matrimonio per tutti spiana la strada alla poligamia. Se in un matrimonio ci possono essere due persone dello stesso sesso, perché non tre o quattro o cinque coniugi? La stessa Pink Cross pretende “la possibilità di riconoscere più di due genitori come genitori legali”: e si vuole allora negare agli islamisti la possibilità di avere più mogli? Si vuole forse vietare a migranti in arrivo da “altre culture” il sacrosanto diritto di vivere in casa nostra secondo le loro leggi? Si vuole “discriminare in base alla religione”?

Organizzazioni omosessuali che collaborano all’islamizzazione della Svizzera: è davvero il colmo. Magari a queste cerchie sarebbe bene ricordare che fine fanno, nei paesi musulmani, gay, lesbiche, trans, “non binari” (c’entrano le FFS?) e tutto il resto della brigata arcobaleno. E che la grande maggioranza delle aggressioni omofobe in Svizzera è commessa da giovani stranieri in arrivo da “altre culture” (islamiche).

Lorenzo Quadri