La libera circolazione andrà limitata, o per l’occupazione ticinese sarà il disastro

Se il numero di contagi da stramaledetto virus cinese rimane elevato, le ospedalizzazioni sono per contro in calo. L’ondata pandemica non ha dunque messo sotto pressione gli ospedali. Il merito è dei vaccini e della minor pericolosità della variante Omicron (malgrado una maggiore contagiosità). La Delta, invece, è pressoché sparita.

Vacanze provvidenziali

La prima considerazione è quella già fatta la scorsa settimana. Per fortuna che durante il periodo natalizio il governicchio federale era in vacanza. Altrimenti avrebbe calato le braghe davanti agli strilli dei chiusuristi (politicanti di $inistra, burocrati, parte della classe medica) che pretendevano un altro lockdown. Un confinamento avrebbe provocato un disastro economico e sociale senza portare uno straccio di vantaggio sanitario. Ed infatti i paesi che l’hanno decretato si trovano oggi esattamente nella nostra stessa condizione.

La valanga

Se la situazione degli ospedali non desta particolari preoccupazioni, per quella economica il discorso è diverso. Paradossalmente, durante la pandemia alle nostre latitudini il numero dei fallimenti si è addirittura ridotto. Ma non è per forza una bella notizia. E’, al contrario, la conferma che attività decotte, che senza il virus avrebbero chiuso i battenti, sono state mantenute artificialmente in vita dagli aiuti statali: quando questi finiranno, arriverà la valanga.

“Freedom day”

Visto il miglioramento sanitario, vari paesi stanno allentando le restrizioni legate alla pandemia. In Gran Bretagna giovedì c’è stato il freedom day. Con esso sono decadute tutte le limitazioni, mascherine comprese.

Logico quindi che una scelta analoga venisse invocata anche per la Svizzera. Tra chi giustamente chiede la fine delle restrizioni c’è la Lega, con una mozione al governicchio (vedi a pag. 29).

Restrizioni da abrogare

Mascherine al chiuso, igiene accresciuta, distanziamenti, sono piùdei fastidi che delle limitazioni. Non danneggiano l’economia (ci sono anzi imprese ticinesi convertite alla produzione di mascherine) e non tolgono libertà. Le crociate contro queste misure non hanno gran senso.

Telelavoro e quarantene sono invece dei problemi reali. Le quarantene provocano ammanchi di personale senza validi motivi. Persone sane vengono “chiuse in casa come sorci” (cit. Burioni) quando si sa benissimo che un numero imprecisato di positivi asintomatici se ne va in giro “come se niente fudesse”.

Il telelavoro è anche più deleterio. Pone infatti le basi per un cambiamento permanente, covid o non covid. Una trasformazioneda cui abbiamo tutto da perdere. Da un lato il telelavoro desertifica i centri cittadini assestando l’ennesima batosta a commerci e ristorazione; dall’altro, esso è il preludio alla delocalizzazione di massa dei posti di lavoro. Non c’è bisogno di assumere ticinesi residenti in Ticino, se poi li si fa telelavorare da casa. Si possono assumere anche italiani che vivono in Italia, e pagarli a stipendi italiani. O rumeni che stanno in Romania.

Ci sono banche che hanno già disdettato gli spazi degli uffici – così risparmiano sugli affitti – ed inserito il telelavoro nei nuovi contratti d’assunzione. Questa deriva deve essere fermata. L’obbligo di “home office” va abrogato subito!

Flop di Berset

Come c’era da attendersi, l’allarme da sanitario (sovraccarico degli ospedali, esaurimento dei letti in cure intense) è diventato economico e sociale.

A proposito del sovraccarico ospedaliero, ribadiamo: è scandaloso che la Svizzera, con una sanità che costa 85 MILIARDI ALL’ANNO, si trovi in manco di letti in cure intense. E che in due ANNI (non due settimane) di pandemia non abbia trovato una soluzione. Si tratta dell’ennesimo FLOP del kompagno Berset.

Con l’allarme economico stiamo già facendo i conti. Il peggio verrà con la fine degli aiuti pubblici. Intanto però – “grazie” alla devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia – mentre i ticinesi perdono l’impiego, il numero dei frontalieri continua a crescere senza controllo.

E’ ovvio che la libera circolazione dovrà essere limitata. Altrimenti per l’occupazione ticinese sarà il disastro.

Ci tettano dentro

Adesso arriva anche l’allarme psico-sociale: nei giorni scorsi abbiamo letto che “tra i giovani è in corso una crisi della salute mentale”. L’incidenza di depressione ed ansia tra gli adolescenti è raddoppiata. In Svizzera lo scorso anno i tentativi di suicidi tra i giovani sono aumentati del 50%.

Non ci voleva il Mago Otelma per prevedere che sarebbe successo. I lockdown della $inistra hanno mutilato l’occupazione. Il telelavoro ha promosso la delocalizzazione. L’invasione da sud fa sì che gli impieghi superstiti vadano ai frontalieri. E poi ci si stupisce se i giovani (e non solo loro) vanno in depressione?

In più, come tutti sappiamo, le restrizioni hanno drasticamentelimitato la vita sociale ed il “confronto tra pari”, così importanti per i ragazzi. E adesso i ro$$overdi ci tettano dentro. Ne approfittano per pompare lo Stato assistenzialista. Pretendono di spendere e spandere senza alcun criterio i soldi degli altri con la scusa del disagio giovanile, per il quale le loro politiche chiusuriste portano pesanti responsabilità.

Terrorismo mediatico

La crisi depressiva generalizzata è ovviamente una conseguenza anche di due anni di terrorismo mediatico ad opera della stampa di regime. Essa ha continuato – e tuttora continua – a bombardare la gente con dati su contagi, ospedalizzazioni e decessi. Questo per reggere la coda ai politicanti chiusuristi “amici” (a partire dal kompagno Berset); per ovviare al cronico manco di notizie; e nella speranza di incrementare i lettori sparandole sempre più grosse. Solo il Mattino ha pubblicato con regolarità i dati delle persone che venivano dimesse dagli ospedali.

E adesso la stampa di regime, dopo siffatto disastro, ha ancora il coraggio di tentare di mungere ulteriori sussidi statali? Ma neanche un centesimo!

Lorenzo Quadri