Il Tribunale federale ha stabilito che epiteti come “Sauausländer” e “Dreckasylant” (che vengono tradotti come “sporco asilante”, “straniero di merda”) sono ingiuriosi ma non razzisti.
La notizia, come c’era da attendersi, sta già facendo starnazzare i politikamente korretti di mezza Europa. Commentatori esteri che non sanno un tubo della Svizzera si sono dilettati nel dipingere il nostro paese come razzista, infilando nel pentolone anche il voto del 9 febbraio, ed ignorando (perché si tratti di ignoranti) che la Svizzera è così razzista da avere il tasso di stranieri più alto del continente, e per di più in continuo aumento.
La notizia che tanto fa discutere è una non notizia. Tanto per cominciare, la traduzione italiana è inadeguata visto che “Sau” e “Dreck” sono espressioni correnti in Svizzera tedesca che hanno un’accezione meno offensiva rispetto all’approssimativa traduzione italiana.
Al di là delle sottigliezze linguistiche, l’articolo 261 bis (discriminazione razziale) del Codice penale recita:
«Chiunque incita pubblicamente all’odio o alla discriminazione contro una persona o un gruppo di persone per la loro razza, etnia o religione …)».
A questo punto è ovvio che  le colorite espressioni di cui sopra sono semmai una semplice ingiuria ma non costituiscono un’incitazione all’odio. Ed inoltre:  gli stranieri non sono né una razza, né un’etnia, né una religione. Idem gli asilanti. Al massimo saranno una categoria. Quindi non si può certo parlare di “razzismo”.
Ma naturalmente per certuni in malafede, ogni scusa è buona per montare la panna sul presunto razzismo elvetico, come se in Svizzera ci fosse seriamente un problema di questo tipo, che viene invece costruito ad arte per ben altri scopi (creazione di posti di lavoro statali per $inistri ed affini e strumento di delegittimazione dell’avversario politico in mancanza di altri argomenti).
Fa dunque specie che il delegato cantonale all’integrazione, il buon Francesco Mismirigo, dopo aver premesso che le sentenze del Tribunale federale non si commentano, la commenta abbondantemente su un portale online, con la domanda retorica: «Come reagiremmo sentendoci chiamare svizzeri di merda?».
Domanda che viene posta come se si trattasse di un’ipotesi inverosimile. Tanto per cominciare, svizzeri di merda è un epiteto che si sente e fin troppo spesso. Ed è ben più razzista di “asilanti di merda”, in quanto i destinatari sono precisati in base alla loro nazionalità. Ma forse Mismirigo, impegnato a scovare il razzismo dove non c’è, non si accorge del razzismo contro gli svizzeri. Anche perché la denuncia di quest’ultimo non rientra nei canoni del politikamente korretto. Se uno straniero denuncia uno svizzero per razzismo è una povera vittima. Se uno svizzero denuncia uno straniero per razzismo è lui il razzista, oltre che un patetico piagnone.
Come reagiremmo sentendoci chiamare «svizzeri di merda»,  si chiede il delegato all’integrazione?   Facile, i più non reagirebbero: perché, se rispondessero a tono, verrebbero denunciati loro per razzismo; e se invece partisse il “cartone”, apriti cielo… e non osiamo immaginare come certi media ci andrebbero a nozze.
Perché questo è uno dei tanti lati belli del politikamente korretto: dobbiamo pure farci insultare in casa nostra, magari da gente mantenuta con i nostri soldi. Questa i $inistri ed i radikal-chic la chiamano “apertura”.
Lorenzo Quadri