Ma guarda un po’! Via Monte Boglia fa proseliti a Downing Street?

Ma allora ci dev’essere in giro un’epidemia di leghismo ancora più grave della famigerata influenza suina, che colpisce tutta l’Europa. Dopo la cancelliera tedesca Angela Merkel anche il premier britannico David Cameron, che notoriamente riceve istruzioni da via Monte Boglia, ha dichiarato che “il multikulturalismo è fallito”. Lo ha detto alla conferenza sulla sicurezza a Monaco di Baviera. “Sotto la dottrina del multikulturalismo di Stato – ha dichiarato il premier britannico – abbiamo incoraggiato culture differenti a vivere vite separate, staccate l’una dall’altra e da quella principale. Non siamo riusciti a fornire una visione della società alla quale tutti volessero appartenere. Un paese liberale crede in certi valori e li promuove attivamente. Bisogna trasmettere il messaggio che la vita in Gran Bretagna ruota intorno a certi valori chiave come la libertà di parola, l’uguaglianza dei diritti e il primato della legge”.
In altre parole: la nostra società occidentale ha dei principi ben precisi, come quelli indicati sopra (naturalmente non solo quelli). Principi ai quali chi arriva da altre culture deve adattarsi, se vuole vivere da noi. Chi vuole vivere da noi, in altre parole, deve identificarsi con i nostri valori. Non può coltivarne di inconciliabili e magari sputare nel piatto elvetico dove mangia. In Svizzera però la partitocrazia continua a non accorgersene, e a preparare ponti d’oro a chiunque voglia venire in Svizzera. E tutti devono assolutamente poter conservare le proprie abitudini, come se fossero ancora al paese d’origine (però con le prestazioni sociali elvetiche). E le nostre? Guai a pensare di pretendere un adeguamento da parte dei nuovi venuti. Al contrario:  sono le nostre abitudini e le nostre tradizioni a dover venire nascoste, non sia mai che qualcuno, in arrivo da paesi lontani, possa sentirsi a disagio. Così ecco le vergognose decisioni, prese in paesi non lontanissimi da noi, di rinunciare alle manifestazioni natalizie nelle scuole perché ci sono tanti allievi musulmani. Ma questo è un paese cristiano, una società forgiata da 1500 anni di cristianesimo, e tale deve rimanere. Chi ritiene di non potersi identificare con questa società, non è obbligato a restare. Lo stesso discorso vale per la posizione della donna. Chi proviene da culture in cui la donna deve rimanere segregata in casa, magari coperta da un burqa, e non avere alcuna autonomia, ha due possibilità: o cambiare, o tornare da dove è venuto. Così per molte altre questioni. Non ci possono essere eccezioni né compromessi. Se ci sono persone per cui il cambiamento non è possibile, la Svizzera non è il posto per loro. Lo Stato quindi deve fare tutto il contrario di quel che, in base alla bufala del politikamente korretto, ha fatto finora. Deve promuovere la nostra cultura  in casa nostra, e non cancellarla per lasciare spazio ad usi e costumi con essa inconciliabili. E non si tratta, come direbbero i kompagni con i piedi al caldo, di fare discorsi fasciteggianti sulla “superiorità” dell’una o dell’altra cultura. Il punto non è affatto questo. Il punto è che in casa nostra si vive secondo le regole. Chi non lo vuole  o non lo può fare, se ne va.

Lorenzo Quadri