Utilizzare la ferrovia per il trasporto merci è un pallino della Svizzera. La quale spenderà 25 miliardi di franchetti per AlpTransit.
Obiettivo di AlpTransit sarebbe quello di spostare il traffico merci parassitario che transita attraverso la Svizzera dalla strada alla rotaia.
Per ottenere questo risultato è necessario che la rotaia sia concorrenziale con la gomma. Deve quindi essere efficiente ed economica. Un modo per rendere la ferrovia più attrattiva sarebbe quello di far pagare di più l’attraversamento della Svizzera ai TIR UE. Ma sappiamo che l’ex ministro P$ Moritz Leuenberger ci ha svenduti a Bruxelles col risultato di rendere impraticabile questa opzione. Quindi se il trasferimento dalla strada alla ferrovia non funziona – gli obiettivi fissati sono infatti lungi dall’essere raggiunti – possiamo ringraziare anche il ministro dei trasporti $ocialista.
Come noto il proseguimento a sud di AlpTransit è un’incognita; per essere ottimisti. All’Italia l’opera interessa molto relativamente: lì infatti sui treni si mettono i passeggeri mentre per le merci si usa la strada che infatti è in fase di potenziamento.
Il precedente della Stabio-Arcisate non rassicura affatto. Ricordiamoci che questo trenino costerà per la tratta svizzera 200 milioni di Fr, di cui 100 a carico del contribuente ticinese. Se l’opera vedrà mai la fine, resta un mistero.
Corridoio di 4 metri
Alptransit rischia di ripetere il desolante copione della Stabio-Arcisate. Gli svizzeri, volendo come al solito fare i primi della classe, hanno voluto la loro trasversale alpina senza preoccuparsi troppo di cosa sarebbe successo ai confini. In sostanza, rischiamo di trovarci con un AlpTransit fatto per l’UE che però quest’ultima non ha interesse ad utilizzare e pertanto non ha interesse nemmeno a realizzare le infrastruttura di sua pertinenza sul proprio territorio, necessarie al funzionamento della NTFA.
Ecco perché il contribuente rossocrociato si trova nella necessità di finanziare il corridoio di 4 metri anche sulla tratta italiana, affinché le stazioni di trasbordo dei camion dalla strada alla ferrovia possano essere realizzate fuori dai confini elvetici e non dentro. Il rischio che si corre è infatti quello di ritrovarsi queste stazioni in territorio ticinese: come noto il Consiglio federale non esclude di farne una sulla piana del Vedeggio se in Italia le cose non funzionassero ipotesi particolarmente deleteria perché oltre a consumare territorio genererebbe ulteriore traffico in una zona già congestionata alla grande, quella tra Lugano e Chiasso. E sarebbe un ulteriore segnale di esclusione del Ticino dalla Confederazione.
Parlatoi
Nei giorni scorsi nella provincia di Varese si è parlato di Alptransit e segnatamente della tratta Bellinzona-Luino-Gallarate la quale, diversamente dalla linea su Chiasso, costituirebbe effettivamente una ferrovia di pianura. Una ferrovia su cui i treni possono essere trainati da una solo locomotiva abbattendo i costi (concorrenzialità con la strada). Si è così “scoperto” che Alptransit, che in Ticino ha lasciato ben poco dal momento che vi lavorano solo ditte straniere, potrebbe creare 4000 posti di lavoro… in Italia. Ma guarda un po’. Tuttavia l’organizzazione di questo convegno ancora non fornisce alcuna garanzia di interesse per l’opera da parte della Penisola.
Tanto più che come sappiamo i nostri vicini a sud sono maestri nell’organizzare parlatoi cui però non segue nulla. Con la lungimirante politica del Consiglio federale siamo dunque riusciti a cacciarci nel seguente vicolo cieco: dover pagare interamente per un’opera, AlpTransit, che non serve a noi, bensì all’UE. E, cosa inaudita, se non vogliamo il fallimento della politica del “merci sul treno da confine a confine”, dovremo pagare centinaia di milioni anche in casa d’altri.
Lorenzo Quadri