L’UE bancarottiera e le pretese infinite

Il trovarsi con metà degli Stati membri in bancarotta evidentemente non serve a riportare l’UE sulla  via di una minore arroganza nei confronti della Svizzera. Ma, come abbiamo avuto modo di ripetere in più occasioni, se l’UE si comporta in questo modo con il nostro Paese è perché si sente legittimata a farlo da una  politica elvetica improntata al cedimento su tutta la linea.
L’unione europea pretende che la Svizzera riprenda automaticamente il diritto comunitario. Questo vorrebbe dire che in Svizzera – che non è uno Stato membro della disunione europea – a fare leggi con ricadute decisive sulla popolazione non sarebbero gli organi democraticamente eletti, ossia governo e parlamento, ma i burocrati di Bruxelles,  non eletti da nessuno e che nessuno eleggerebbe.
Va da sé che, allo stesso modo, queste leggi imposte dai burocrati di Bruxelles non eletti da nessuno non sarebbero nemmeno referendabili.

La nostra democrazia non si svende
E’ ovvio che non si può nemmeno immaginare di svendere in questo modo la nostra sovranità e la nostra democrazia diretta ad un’UE allo sbando. La quale dovrebbe sapere un paio di cosette. Ad esempio che se la Svizzera sta, oggi, in Europa (in senso geografico) meno peggio degli altri, è perché è fuori dall’UE. Solo chi, per deleteria ideologia internazionalista, vuole sfasciare gli Stati nazionali, può volere ulteriori avvicinamenti a Bruxelles che avrebbero conseguenze estremamente negative sulla sicurezza, sull’occupazione e sul tenore di vita dei cittadini elvetici.
Ma a Bruxelles dovrebbero anche sapere che ci sono centinaia di migliaia di cittadini UE delle fasce di confine con il nostro Paese che non sono a carico della socialità degli Stati d’origine solo grazie alla Svizzera che permette loro di lavorare. Una situazione per la quale i cittadini elvetici pagano un pedaggio pesante sottoforma di disoccupazione. Perché, ed è inutile girare attorno alla torta,  non c’è più lavoro per tutti e il fatto che in dicembre in Ticino la disoccupazione abbia di nuovo raggiunto il 5% la dice lunga. Specie se si considera che questa cifra è ampiamente abbellita poiché non tiene conto di varie categorie di persone che sono senza lavoro, pur non  figurando nelle statistiche ufficiali. Parallelamente però il numero dei frontalieri continua ad aumentare.

Le pretese infinite
L’UE sa bene che senza la Svizzera verrebbero a mancare molti posti di lavoro per i suoi concittadini, quindi dovrebbe trattare il nostro Paese in modo ben diverso. Invece va avanti a minacce e a pretese che gridano vendetta, formulate senza alcun pudore. Ad esempio, mentre la libera circolazione delle persone sta avendo effetti deleteri per il Ticino,  da Bruxelles si pretende non solo che la Svizzera introduca la libera circolazione delle persone anche con la Croazia, ma che addirittura la finanzi. Quindi dovremmo pagare per avere ancora più disoccupati! E dovremmo regalare miliardi all’UE che vuole distruggere la nostra piazza finanziaria causando decine di migliaia di disoccupati!
E’ evidente che simili aberrazioni vanno respinte al mittente, ed è altrettanto evidente che una qualche misura di ritorsione nei confronti dell’UE è diventata necessaria. Tanto per far capire agli eurobalivi che la Svizzera va rispettata perché, se vuole, è in grado di metterli in difficoltà. Basti pensare che per scatenare un putiferio politico in Italia è bastato bloccare metà dei ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri.
Lorenzo Quadri