E’ noto che le cifre dell’assistenza hanno raggiunto livelli di guardia in Ticino. Ovviamente il mercato del lavoro devastato dalla libera circolazione delle persone senza limiti porta una grande responsabilità per questa situazione.
Il peggio deve comunque ancora venire. Perché chiaro che, avanti di questo passo, la spesa per l’assistenza diventerà infinanziabile. E allora saranno cavoli veramente amari.
Problema di responsabilità
Non tutte le persone vivono l’assistenza allo stesso modo. C’è chi vive la propria condizione di dipendenza dall’ente pubblico come una vergogna. In altri, invece, si fa strada la mentalità del diritto acquisito. Non si può generalizzare perché ogni individuo è diverso dall’altro. Ma è vero che di recente si assiste al fenomeno preoccupante di giovani maggiorenni che non vanno molto d’accordo con i genitori e che desiderano vivere da soli: non avendo però i soldi per farlo, chiedono (e ottengono) l’assistenza. E’ un segnale preoccupante perché, se le prestazioni sociali vengono viste non come l’ultima spiaggia bensì come un serbatoio cui attingere liberamente, diventano ben presto infinanziabili. Si pone dunque, per usare una parola grossa, un problema di “morale” – o di responsabilità.
Naturalmente non tutti i giovani in assistenza rientrano sotto questa casistica, anzi. E’ però evidente che l’ente pubblico non si può permettere di prestare il fianco a simili situazioni di comodo, finanziate con denaro pubblico.
Amarezza
Chi è più in là con gli anni vive invece una situazione d’assistenza in genere con grande amarezza. Come è normale che sia da parte di persone che magari hanno alle spalle un passato lavorativo di decenni, poi perdono il lavoro e non sono più in grado d provvedere alle necessità proprie e magari dei propri familiari.
Over 50
L’associazione 50plus outInwork si occupa dei problemi degli ultracinquentenni in relazione all’attività professionale. L’associazione ha recentemente sollevato la questione dell’ammontare delle prestazioni assistenziali. Un “quantum” che oggi è uguale per tutti, stabilito da apposite tabelle indipendenti dall’età del beneficiario. Qui secondo 50plus c’è un problema. Perché le necessità di un 20enne non sono le stesse di 60enne. L’età più avanzata comporta dei rischi. Una persona “matura”, cadendo in assistenza, potrebbe ritrovarsi nella condizione di non potersi più pagare, ad esempio, l’assicurazione per la medicina alternativa. Oppure le cure dentistiche. Oppure di dover lasciare l’appartamento dove ha vissuto per decenni. L’attuale sistema non tiene conto di queste accresciute difficoltà degli “over” che ne compromettono ulteriormente la qualità di vita e la salute.
La Confederazione
Ecco dunque arrivare le legittima richiesta di tenere in considerazione anche questi fattori, ad esempio con rendite ponte per gli assisti che hanno più di 55 anni. Il Consiglio federale, nel suo ultimo rapporto sulla situazione sociale, almeno a parole dimostra di riconoscere il problema, che è in effetti reale. Tuttavia non fornisce alcuna proposta di come si potrebbe finanziare un adattamento delle rendite d’assistenza in base all’età. Pensare scaricare semplicemente – e semplicisticamente – la spesa sul groppone dei Cantoni e dei Comuni, come è il caso ora, è il modo più rapido ed efficace per far fallire ogni riforma in questo senso; per mancanza di soldi, appunto.
Aprire il borsello
Il problema delle prestazioni assistenziali, del loro ammontare, dei destinatari – vedi gli immigrati nello Stato sociale – dovrà quindi urgentemente essere oggetto di riflessioni da parte della politica.
Di riflessioni e di proposte di soluzioni, in cui la Confederazione dovrà fare la propria parte nell’aprire il borsello. Ed è evidente che la prima voce su cui si può risparmiare è quella dei contributi all’UE e degli aiuti all’estero.
Lorenzo Quadri