Referendum contro il compromesso-ciofeca: il fallimento era programmato dall’inizio
Come volevasi dimostrare, il referendum lanciato dal kompagno Nenad Stojanovic contro il compromesso-ciofeca sul 9 febbraio non è riuscito, avendo raccolto solo 13mila firme invece delle 50mila necessarie. Il che non sorprende per nulla. In effetti, c’erano tutte le premesse per un flop. Il promotore, essendo politologo, non poteva non saperlo. Non poteva certo ignorare che per la riuscita di un referendum a livello nazionale servono 50mila sottoscrizioni e che queste non si trovano in quattro e quattr’otto basandosi sul volontariato: occorre pagare chi raccoglie le firme. Eh già, lanciare un referendum, o un’iniziativa popolare, è una cosa sempre più difficile. Su questa difficoltà la partitocrazia spalancatrice di frontiere fa ampio affidamento. Infatti, sa benissimo che gli odiati populisti non saranno mai in grado di raccogliere le firme per contrastare tutte le decisioni parlamentari del triciclo PLR-PPD-P$$ lesive della volontà dei cittadini e/o della sovranità nazionale, ma dovranno per forza concentrarsi su poche. Le altre, invece, andranno avanti indisturbate.
Neanche il Gigi di Viganello…
Tornando al referendum contro il compromesso ciofeca: questo referendum, come scritto più volte, è inutile. Infatti servirebbe a cancellare una legge di (non) applicazione che vale zero. Cancellando una legge inutile, si rimane a al punto zero. In nessun modo si limita l’immigrazione. Il referendum non porterebbe dunque alcun contributo al rispetto della volontà popolare.
Fa specie che il promotore politologo Stojanovic allo scadere del tempo per la raccolta firme se ne esca con scuse puerili del tipo: “mancavano le risorse umane e finanziarie per la riuscita del referendum” e “nessun grande partito mi ha appoggiato”. O Stojanovic, non lo sapevi fin dall’inizio che ti mancavano le risorse? Non lo sapevi fin dall’inizio che nessun grosso partito avrebbe appoggiato la tua démarche per il semplice fatto che il triciclo PLR-PPD-P$$ è artefice del compromesso-ciofeca mentre l’UDC l’ha detto subito che un referendum non avrebbe portato a nulla? E allora, da quale grossa organizzazione ti aspettavi di venire appoggiato? Nemmeno il Gigi di Viganello dopo aver fatto il pieno di birre all’osteria sarebbe potuto incappare in un simile abbaglio. Figuriamoci allora uno che si fregia voluttuosamente del titolo di politologo; il che dovrebbe implicare che di politica ne capisce qualcosa.
Due opzioni
Ci sono quindi solo due opzioni: o il kompagno Nenad voleva a tutti i costi “sbugiardarsi” facendosi un po’ di pubblicità negativa a livello nazionale (per la serie: bene o male, basta che si parli) oppure lo scopo della sua raccolta firme era proprio il contrario di quello dichiarato. Il referendum non serviva affatto a contrastare il compromesso ciofeca, bensì a puntellarlo. E allora tutto acquista un senso. Stojanovic è da anni uno di quelli che predicano le frontiere spalancate. E, prima della votazione parlamentare sul compromesso-ciofeca, non ha mosso un dito per convincere il proprio partito P$$ a rispettare la volontà popolare espressa il 9 febbraio 2014; è uscito dal letargo solo quando la frittata era fatta!
Il sondaggio farlocco
Invece, lanciando un referendum matematicamente votato al fallimento, si vuole far passare il messaggio seguente: in realtà ai cittadini il compromesso-ciofeca va benissimo, in caso contrario avrebbero sottoscritto a piene mani. Di conseguenza, i cittadini non vogliono limitare l’immigrazione. Ecco dunque dove voleva andare a parare lo spalancatore di frontiere Stojanovic, ed è quantomeno sospetto che proprio in contemporanea con il fallimento programmato del referendum sia arrivato l’ennesimo sondaggio farlocco effettuato da un istituto d’Oltralpe che vuole farci credere che non solo la popolazione svizzera è soddisfatta della rottamazione del 9 febbraio, ma che i ticinesi sono i più giulivi di tutti. Qui ci sono dei bambela che pensando i prendere la gente per i fondelli.
Chi ci è cascato?
Al trucchetto di Stojanovic nessuno ha creduto con un’unica eccezione: il neo presidente del PPD Fiorenzo Dadò che si è affrettato ad accodare sé stesso ed il partito alla bislacca iniziativa. Per rispettare la volontà popolare? Certo che no, visto che il PPD ha combattuto l’iniziativa Contro l’immigrazione di massa ed ha appoggiato il compromesso-ciofeca a Berna con la sua astensione. L’obiettivo di Dadò era semplicemente quello di smarcarsi per ottenere visibilità mediatica a buon mercato. Ma è andata buca. La fregola da riflettori spesso gioca brutti scherzi. Imparare per la prossima volta.
Lorenzo Quadri