Fiscalità: i due pesi e le due misure dell’UE

Fiscalità: due pesi e due misure. Con questa pertinente osservazione l’associazione delle banche vodesi mette a disposizione uno studio realizzato da PricewaterhouseCoopers, quindi non proprio gli ultimi arrivati, sulla fiscalità in Svizzera ed in Europa.
La scoperta contenuto nel documento conferma quello che già si sapeva, ma che natuaralmente  viene negato ad oltranza. Ossia che l’Unione europea applica alla Svizzera un metro e a sé stessa un altro, molto meno severo.
Questo vale per il segreto bancario, ma vale anche per la fiscalità. In effetti l’UE si è più volte scagliata contro la fiscalità elvetica, e meglio contro il federalismo  fiscale. I tentativi di imporre dall’alto, in modo assolutamente antidemocratico, le regole che più tornerebbero comode alla fallimentare unione europea, non sono mancati, non mancano e nemmeno mancheranno in futuro.
E’ ovvio che l’UE sia particolarmente mal disposta nei confronti di Stati terzi che possono offrire delle condizioni fiscali più vantaggiose alle aziende ed ai cittadini abbienti. E possono farlo non per grazia ricevuta, ma perché sono stati amministrati meglio di Stati UE costretti poi ad applicare fiscalità predatorie, che mettono in fuga i migliori contribuenti.
Sicché l’UE crede di potersi permettere di comandare in casa nostra, e di essere lei a decidere come può essere e come non può essere la nostra  fiscalità. Ovviamente tutto a nostro danno. Va da sé che questo accade perché qualcuno, a livello  federale, glielo lascia fare.
Tuttavia all’interno dell’UE la situazione  è nettamente diversa di quella che vorrebbe imporci Bruxelles.
Infatti dallo studio PWC emerge in modo chiaro che gli Stati della fallimentare unione sono estremamente creativi quando si tratta di inventarsi nuove pratiche fiscali. Insomma, fanno esattamente quello che non vorrebbero lasciar fare alla Svizzera. Due pesi e due misure. Poiché la fiscalità, ormai se ne sono accorti anche i paracarri, è una componente essenziale della piazza economica, attaccare il federalismo fiscale significa attaccare l’economia elvetica. E’ quindi in atto, come da anni ormai predichiamo da queste colonne, una guerra economica contro la Svizzera. Che nello studio PWC trova ulteriore ed incontrovertibile conferma.
L’Unione europea che applica i due pesi e le due misure vuole far passare gli Svizzeri per i cattivi di turno che ruberebbero risorse all’erario dei vicini europei tramite il federalismo fiscale; un istituto che, a mente dell’UE, andrebbe abolito.  Questo proprio mentre l’80% dei paesi UE – emerge dallo studio PWC – ricorre a pratiche fiscali non ordinarie. Rubando, oltretutto, aziende alla Svizzera.
Quindi agli eurobalivi di Bruxelles ancora una volta interessa solo colpire la Svizzera, mentre la situazione interna agli Stati membri viene bellamente ignorata. E’ proprio quello che già accade con il segreto bancario. Dunque un modo di procedere “standard” nei nostri confronti. E questi dovrebbero essere paesi amici con cui sigliamo accordi bilaterali ed a cui concediamo la libera circolazione delle persone?
E’ chiaro ed evidente, dunque, che ad ogni e qualsiasi pretesa dell’UE di mettere il becco nella nostra fiscalità non solo si può, ma si deve tranquillamente rispondere di mettere ordine in casa propria, prima di anche solo azzardarsi a ficcare il naso in casa d’altri. Ma naturalmente a Berna si continua a calare le braghe…
Lorenzo Quadri