10 anni senza assistenza, altrimenti niente cittadinanza svizzera. Altrove è già realtà
Finalmente una notizia positiva. L’iniziativa leghista che chiede che, per ottenere il passaporto rosso, il candidato alla naturalizzazione non debba aver beneficiato di prestazioni sociali nei 10 anni precedenti la domanda, è stata approvata martedì dal Gran Consiglio. L’iniziativa era stata presentata circa un anno fa dall’allora deputato Nicholas Marioli, poi ripresa da Omar Balli e Sem Genini. La regola dei 10 anni non è una “prima” svizzera. Essa è già in vigore nel Canton Berna, nei Grigioni, e dal 9 febbraio anche nel Canton Argovia, dove è stata accettata in votazione popolare.
Starnazzano a posteriori
Come noto la legge federale prevede un minimo di 3 anni senza assistenza, lasciando però facoltà ai Cantoni di introdurre disposizioni più severe. Il Ticino – nel segno delle naturalizzazioni facili – era finora “adagiato” sul limite di 3 anni.
Da notare che la Commissione giustizia e diritti del Gran Consiglio aveva prodotto un solo rapporto, quello favorevole all’iniziativa. Che in plenum però non è passato a maggioranza bulgara, bensì con 38 voti favorevoli, 32 contrari e 3 astenuti. I contrari, come c’era da attendersi, sono i $inistrati, ma anche alcuni esponenti uregiatti e liblab, magari essi stessi con doppio passaporto.
I contrari si sono messi a starnazzare a posteriori, tuttavia non si sono nemmeno presi la briga di redigere un rapporto di minoranza contrario all’iniziativa.
50 milioni all’anno
E quindi, grazie alla Lega, in Ticino le naturalizzazioni saranno un po’ meno facili. Ed è inutile che gli spalancatori di frontiere si agitino come ossessi: non c’è alcun obbligo di concedere la cittadinanza svizzera. Il candidato se la deve meritare. Per meritarsela, deve essere integrato. Ed integrazione significa anche non dipendere dagli aiuti sociali. Ci mancherebbe che l’immigrato arrivato in Svizzera per mungere venisse pure premiato con il nostro passaporto. Ricordiamo al proposito che in Ticino gli stranieri in assistenza ci costano 50 milioni all’anno. E che detta cifra è raddoppiata nel giro di solo un decennio. Ma al proposito dal DSS targato PPDog non arriva un cip; chissà come mai?
I kompagni sbroccano
Naturalmente non stupisce la stizzita contrarietà dei $inistrati alla nuova regola.
Con un comunicato dai toni isterici, i kompagni multikulti, quelli che si sciacquano ipocritamente la bocca con “il rispetto nel confronto politico”, denigrano ed insultano chi osa non essere d’accordo con le loro posizioni, riassumibili in: facciamo entrare tutti, manteniamo tutti, naturalizziamo tutti. Pretendere che un aspirante cittadino svizzero sia integrato, anche economicamente, per i socialisti sarebbe (citiamo dal comunicato di cui sopra) “Xenofobia, disumanità, cultura del disprezzo, cultura disumana, xenofobia dilagate” e avanti con un crescendo di improperi all’indirizzo di chi – diversamente dai politicanti $inistrati, molti dei quali sono svizzeri solo per modo di dire – ritiene che la cittadinanza elvetica abbia ancora un valore. Ma i compagni non si vergognano nemmeno un po’ a mettere per iscritto simili fregnacce?
Ecco la priorità della sinistra: fabbricare svizzeri di carta. Altro che preoccuparsi dei lavoratori ticinesi (ma quando mai l’hanno fatto?)
Il comunicato ha comunque il pregio di chiarire fin da subito l’andazzo del nuovo avanza in casa PS (nuovo co-presidente nominato da pochi giorni): identico a quello vecchio. E questo sarebbe il partito che smania per aumentare le proprie cadreghe nei municipi e nei consigli comunali il prossimo 5 aprile?
Pori nümm… usiamo l’espressione dialettale prima che qualche sinistrato pretenda di proibire l’uso del dialetto perché “irrispettoso nei confronti di migranti in arrivo da altre culture”.
Naturalmente non ci si agita solo a sinistra. Anche in casa PLR c’è chi inveisce sperando di suscitare delle repliche, allo scopo di ottenere la smaniata visibilità mediatica.
Primo passo
Le naturalizzazioni diventeranno dunque un po’ meno facili grazie alla Lega. E questo deve essere un primo passo mirato a correggere quella politica dell’accoglienza scriteriata che svuota le casse pubbliche e condanna i ticinesi all’estinzione.
Tanto per fare un paragone: in Giappone gli stranieri sono il 2% della popolazione. In Ticino sono il 30%, ed un altro 30% della popolazione ha il doppio passaporto.
Lorenzo Quadri