Il direttore generale della SSR, i $indakati dei media e la casta le sparano grosse
Il 10 agosto sono state consegnate a Palazzo federale le firme per l’iniziativa popolare federale “200 Fr bastano”, che vuole ridurre il canone SSR dagli attuali 335 franchi all’anno – che ne fanno il canone più caro del mondo – a 200. In Ticino, il Mattino ha raccolto ben 31’500 firme: un vero record. Mai nessuna iniziativa popolare o referendum, né cantonale né federale, ha ottenuto così tante sottoscrizioni nel nostro Cantone.
Quella proposta è una riduzione ragionevole del canone, di circa un terzo (altro che “dimezzamento”, come blaterano i contrari) che tiene conto della mutata realtà sociale. La popolazione guarda sempre meno la televisione ed ascolta sempre meno la radio. I giovani tra i 15 ed i 29 anni, come emerge da un recente studio dell’Ufficio federale di statistica, trascorrono in media 28 minuti al giorno davanti al teleschermo; e non necessariamente a guardare un canale SSR. In altre parole: per i giovani la SSR nemmeno esiste, per il resto della popolazione diventa sempre più irrilevante. Però l’emittente di regime resta aggrappata come una cozza allo scoglio ai propri privilegi anacronistici ed alle proprie smanie di grandezza e di potere.
La missione
Già, perché la “missione” della SSR, secondo i suoi dirigenti da mezzo milione all’anno, non è offrire un servizio alla popolazione, bensì RIEDUCARLA. Praticarle il lavaggio del cervello nel segno del pensiero unico mainstream: climatista, euroturbo, immigrazionista, tassaiolo, sovranofobo. Si tratta di una radioTV fatta dalla casta, al servizio della casta. La quale sta già facendo quadrato attorno al proprio strumento di propaganda, e dunque di potere. Altro che il mantra farlocco del “servizio pubblico”, termine ormai del tutto svuotato di significato!
Quando un’azienda perde quote di mercato si deve ridimensionare. La SSR, bellamente, si rifiuta: i suoi capi gridano allo scandalo e, in sprezzo del ridicolo, addirittura si atteggiano a padri della patria, ritenendosi intoccabili. Giò dò dida! E visto che il loro prodotto (la TV lineare) non va più, pretendono di dilagare anche nei social per giustificare il mantenimento della spesa. Altro che risparmiare: l’obiettivo è quello di spendere a tutti i costi.
La casta fa quadrato
Le esternazioni del direttore generale dell’emittente di Stato Gilles Marchand nei giorni precedenti la consegna delle firme per la riduzione del canone oscillano tra l’allucinante e l’imbarazzante. Un’isterica difesa di una situazione di privilegio e di monopolio, portata avanti a suon di panzane, rivelatrice di quel che bisogna attendersi in vista della votazione popolare sul tema: lavaggio del cervello e terrorismo mediatico da parte della SSR a difesa dei propri interessi e contro quelli della popolazione, quest’ultima costretta a pagare a peso d’oro dei “servizi” che spesso non usa, e che sono mirati alla sua rieducazione nel segno del pensiero unico rossoverde. Il tutto, come detto, finanziato con il canone più caro del mondo. La sedicente stampa “indipendente” seguirà a ruota. Cane non mangia cane: la stampa cartacea, pur messa in difficoltà dal monopolio della SSR, farà campagna contro il canone a 200 franchi con l’aspettativa che poi la radioTV pubblica utilizzi la propria “potenza di fuoco” per inculcare al popolazzo che occorre versare ulteriori sussidi pubblici alla stampa di regime. Sulla stessa linea i sindacati dei media – che difenderanno con le unghie e con i denti la mungitura ad oltranza dei cittadini a beneficio delle proprie saccocce – ed il Triciclo. Obiettivo: mantenere, a spese del contribuente, un apparato mediatico sproporzionato. Un piano occupazionale che, oltre al lavaggio del cervello mainstream, produce mitomani. In Ticino deputati al parlatoio cantonale, che contano come il due di picche, pontificano in video ed in radio a giorni alterni: l’apoteosi del provincialismo. La partitocrazia, è scontato, si batterà a suon di panzane e di catastrofismo per difendere chi le dà visibilità e le fa campagna elettorale con i soldi degli altri. Ed infatti starnazza contro la moderata riduzione del canone, mentre tace omertosa davanti alle migliaia di posti di lavoro che spariranno in UBS e Credit Suisse.
Il colmo della faccia di tolla
Gilles Marchand, direttore generale SSR evidentemente affetto da manie napoleoniche, non si sente ridicolo nel criminalizzare – all’unisono con il presidente dell’inutile CORSI, l’uregiatto Gigio Pedrazzini – la proposta di ragionevole riduzione del canone radioTV qualificandola di “attacco alla Svizzera” (come se l’esistenza della Svizzera dipendesse dall’emittente di regime e dai suoi strapagati mammasantissima!) “e alla sua diversità”: quando la prima minaccia alla diversità ed al pluralismo mediatico è proprio la SSR, con la sua posizione di monopolio, senza controparte, e la sua martellante propaganda all’insegna del pensiero unico.
Che a blaterare di “attacco alla Svizzera” sia gente che promuove la svendita della Svizzera alla fallita UE e pure alla NATO, è l’apoteosi della faccia di tolla.
Non contento, il capo della SSR si lancia in un vergognoso ricatto al Ticino. Dove il Mattino, come detto, ha raccolto 31’500 firme per l’iniziativa “200 Fr bastano”. Chiaramente Marchand lo sa.
Il ricatto è il seguente: se passa l’iniziativa, non sarà più possibile produrre un TG nel nostro Cantone.
Scusate ma ci scappa da ridere! Con il canone a 200 Fr, la SSR incasserebbe annualmente 700 milioni – somma peraltro in continuo aumento a causa dell’immigrazione incontrollata – più 270 milioni di pubblicità: quindi quasi un miliardo all’anno. Con un miliardo all’anno non sarebbe possibile produrre un telegiornale in Ticino? Ma a chi si vuole darla a bere? Fosse vero, significherebbe che la SSR è il regno degli sperperi: e ci sarebbe ben poco da vantarsene.
Senza poi addentrarsi nel fatto che il TG della Pravda di Comano è zeppo di propaganda politica rossoverde e climatista: quindi indifendibile.
Senza uno straccio di autocritica, Marchand afferma poi (se le canta e se le suona da solo) che “la popolazione ci sostiene, ci apprezza moltissimo”: le 31’500 firme raccolte in Ticino per la riduzione del canone raccontano però un’altra storia.
Morale
Le sbroccate del direttore della SSR, del presidente della CORSI e dei sindacati dei giornalai di sinistra sono un’ulteriore dimostrazione che il canone va ridimensionato: perché la radioTV di Stato – con tutto il suo entourage mediatico e politico – pratica terrorismo comunicativo, lavaggio del cervello e diffonde fake news per convincere gli utenti della propria assoluta intoccabilità. Stando alla “visione” di costoro, sono i cittadini che devono essere al servizio della radioTV di Stato (e delle cerchie di potere ad essa connesse); mica il contrario.
E’ ora di far capire a lorsignori che il mondo non gira così. Avanti con il canone a 200 franchi, che sono ancora troppi!
Lorenzo Quadri