La direttrice dell’agenzia delle entrate italiana ha dichiarato che ci sarebbe “forte attenzione” sulla voluntary disclosure, ossia quel processo che permette ai cittadini italiani di legalizzare i fondi non dichiarati depositati in Svizzera per poi lasciarli dove stanno o rimpatriarli. Forte attenzione ma numeri piccoli. Perché, secondo la direttrice, “ci troviamo in una fase iniziale”. Ma è davvero quello il motivo? O bisogna invece cercare altrove? Della serie: i cittadini italiani non si fidano e magari hanno anche qualche motivo per non fidarsi dal momento che, una volta che escono allo scoperto, poi sono schedati per sempre come evasori e si salvi chi può?

Il risultato di questa più che comprensibile sfiducia è facile da immaginare. In previsione della caduta del segreto bancario, strombazzata ai quattro venti dalla ministra del 5% Widmer Schlumpf e messa in calendario per i prossimi anni, i cittadini italiani portano via i soldi dal Ticino per metterli altrove. Segnatamente per trasferirli in piazze finanziarie che vengono difese dai rispettivi governi e che stanno facendo affari d’oro grazie agli svizzerotti.

1000 impieghi

I conti sono presto fatti. Se parte un terzo dei capitali in gestione sulla piazza bancaria ticinese spariscono mille posti di lavoro. Se le partenze sono maggiori, saranno maggiori anche le perdite occupazionali. A rimanere senza impiego saranno persone, soprattutto ticinesi, che in genere guadagnavano bene, facendo girare l’economia. Persone che sono, oltretutto, difficilmente collocabili. Specie in un mercato del lavoro andato a ramengo “grazie” alla libera circolazione.

Chi difende i bancari?

I posti di lavoro sulla piazza finanziaria sono stati svenduti dalla ministra del 5% in fregola di aperture. E’ evidente che chi ha messo costei in governo, e ce la mantiene in violazione dei più elementari principi democratici, porta delle pesantissime responsabilità.

Chi ha difeso i bancari il cui posto di lavoro ora traballa pericolosamente? Non certo la loro associazione di categoria. Basti pensare che in consiglio nazionale siede il presidente della sezione romanda dell’Associazione impiegati di banca (ASIB). E siede tra le fila dei kompagni. Ne sostiene senza riserva alcuna tutti gli attacchi al segreto bancario; ognuno di questi attacchi costituisce un attentato a quei posti di lavoro che il kompagno rappresentante di categoria dovrebbe difendere. Dovrebbe, appunto. Ma non lo fa.

Se chi sarebbe tenuto a difendere gli impieghi sulla piazza finanziaria è insediato armi e bagagli nel campo dei rottamatori, è chiaro che non si va molto lontani. O vuoi vedere che qualcuno pensa di fare carriera (?) politica sulla pelle chi lavora in banca, accaparrandosene i voti e poi…?

Altro che centro…

Nemmeno i partiti cosiddetti di centro difendono la piazza finanziaria. Il PPD ha messo in governo la ministra del 5% Widmer Schlumpf. E’ quindi direttamente responsabile per la sua deleteria politica. Al proposito, è evidente che il partito dovrà dire, e ben prima delle elezioni federali, se intende o meno continuare a sostenere la Consigliera federale in carica senza i voti nella malaugurata ipotesi in cui quest’ultima in dicembre intendesse sollecitare un nuovo mandato.

Non va meglio all’ex partitone, il quale non si è mai opposto alle deleterie iniziative di Widmer Puffo. Quando la Lega, grazie al Nano, nel 2009 lanciò un’iniziativa popolare per ancorare il segreto bancario nella Costituzione federale – di conseguenza, se l’iniziativa fosse riuscita, per scardinare il segreto bancario sarebbe stata necessaria una votazione popolare, e si può ben immaginare che le cose avrebbero preso una piega ben diversa da quella attuale – gli alti papaveri PLR rifiutarono di sostenere la démarche leghista con la seguente, illuminante argomentazione: “il segreto bancario è già sufficientemente tutelato dalla legge”. Uella! Una frase che la dice lunga sulla lungimiranza liblab.

La Lega, per contro, è sempre stata dalla parte dei dipendenti della piazza finanziaria. E continuerà ad esserlo.

Lorenzo Quadri