Nuovi studi medici: esplodono le richieste dei dottori stranieri
Come volevasi dimostrare l’invasione da oltreconfine riguarda praticamente tutte le categorie professionali. Non ne sono esenti neppure i medici. La fine della moratoria sugli studi medici ha infatti sì permesso a dei professionisti locali “bloccati” negli ospedali di mettersi in proprio, ma ha anche spalancato le porte a chi arriva da altri paesi. Le cifre non lasciano molto spazio a dubbi. Nel 2012, anno della fine della moratoria, le istanze di libero esercizio sono state 192; se però il trend 2013 rispecchierà quello dei primi mesi dell’anno, entro fine dicembre si arriverà a 270 nuove istanze. Aspetto particolarmente inquietante, tra i richiedenti annunciatisi tra gennaio e marzo 2013, i medici svizzeri erano solo 29%; nel 2012, erano il 40%.
Da notare che qui ci sono medici in arrivo da Stati UE che non sanno nulla della nostra realtà, non conoscono le nostre leggi e spesso non parlano nemmeno la nostra lingua.
Tuttavia questi medici stranieri, una volta aperto lo studio, possono mettersi ad operare, a carico delle casse malati. E quindi dei cittadini pagano i premi.
Altro che “immigrazione uguale ricchezza”
Ecco quindi come anche nel campo della medicina la Svizzera, sempre troppo aperta, si trova penalizzata dagli arrivi in massa da oltreconfine. Ciononostante ci sono funzionari federali politicizzati che vanno in giro a dire che l’immigrazione è una benedizione. E’ il colmo! Certo, l’immigrazione può essere utile in un certa misura, ma ad una condizione. Che la si possa controllare. Ma adesso proprio questo controllo è andato completamente perso. I danni si vedono ovunque. Il giocattolo si è rotto. La Svizzera, che è ancora un paese relativamente benestante, ha spalancato indiscriminatamente le frontiere a nazioni sull’orlo del baratro e con tassi di disoccupazione alle stelle. Nessuno avrebbe fatto una cosa del genere confidando sull’efficacia di cosiddette “misure accompagnatorie” alla libera circolazione delle persone che sono debolissime, e lasciano il tempo che trovano. Decidere quante persone straniere possono trasferirsi in Svizzera o venirci a lavorare, poter dire basta quando questo afflusso diventa insostenibile perché, come accade da tempo in Ticino con i frontalieri, i nuovi arrivati soppiantano i residenti nelle assunzioni e/o svuotano le casse dello Stato sociale e/o non sono integrati (solo per citare i problemi più evidenti), è una delle prerogative essenziali di uno Stato. Bisogna dunque riappropriarsene. E questo significa che la libera circolazione delle persone deve finire. Si deve tornare ad una circolazione controllata. Controllata da noi, ovviamente. Non certo da un qualche organo sovranazionale non eletto da nessuno e quindi privo di qualsiasi legittimazione democratica. Vedi l’Unione europea, tanto per fare un esempio a caso.
Del resto, ci viene ripetuto ad ogni due per tre che ci troviamo in un mondo globalizzato. Ebbene, in un mondo globalizzato gli accordi commerciali si possono fare con chiunque e non c’è scritto da nessuna parte che, per siglare accordi economici interessanti, bisogna concedere la libera circolazione delle persone a paesi bancarottieri a noi confinanti. Che la libera circolazione delle persone sia indispensabile alla Svizzera, non è affatto vero. E’ solo ciò che ci hanno voluto far credere i suoi sostenitori. E sono stati sufficientemente martellanti per farlo passare per un dogma. Ma non lo è.
Lorenzo Quadri