Ma guarda un po’! Gli scienziati del Segretariato di Stato per l’economia hanno rimediato l’ennesima figura marrone. Solo un mese e mezzo fa, il responsabile della Direzione del lavoro della SECO Boris Zürcher se ne andava in giro a dichiarare tronfio: “con la libera circolazione delle persone non stiamo importando disoccupati”.
L’immane bestialità rientra a pieno titolo in quello che è ormai il mandato della SECO. Non certo svolgere indagini economiche, bensì produrre documenti taroccati per aiutare il Consiglio federale, i “poteri forti” e la stampa di regime a fare il lavaggio del cervello agli svizzerotti nel senso della fregnaccia dei “bilaterali indispensabili, senza è lo sfacelo”.

200 milioni all’anno
E adesso arriva, da un’indagine della TV svizzero tedesca, la colossale smentita. Come ha di recente riferito il Mattino, la Svizzera spende 200 milioni all’anno per mantenere disoccupati stranieri all’estero: trattasi di persone che hanno lavorato in Svizzera anche solo un giorno. In base ad una nuova direttiva europea del 2012, che naturalmente i bernesi sono corsi ad applicare senza un cip, costoro possono non solo ricevere la disoccupazione elvetica, ma anche esportarla nel paese d’origine! Sicché si scopre che – ad esempio – paghiamo 4.7 milioni di franchetti a 1700 portoghesi che fanno gli stagionali e tornano al paesello durante l’inverno, dove se ne stanno in panciolle mantenuti dagli svizzerotti!

Si importa e si esporta
Grazie alla devastante libera circolazione delle persone e alle scellerate “aperture” (perché “dobbiamo aprirci” ai disoccupati UE) non solo importiamo clienti dello Stato sociale, ma permettiamo a questi ultimi di esportare le prestazioni finanziate da noi. Naturalmente di esportarle in paesi dove tali rendite consentono un potere d’acquisto ben maggiore di quello che garantiscono in Svizzera.
Da un lato infatti il cittadino UE che arriva da noi grazie ad un permesso B per esercizio di attività lucrativa, può esercitare questa attività anche solo per un giorno. Dopodiché, accede all’intera disoccupazione rossocrociata, se riesce a dimostrare di aver lavorato in un paese UE un tempo sufficiente per accendere il termine quadro elvetico. Ovviamente il risultato è il festival delle attestazioni taroccate. Gli scienziati della SECO, assieme ai feticisti della libera circolazione delle persone, dicevano che quanto sopra non avrebbe affatto portato ad un assalto alla diligenza dello Stato sociale elvetico; ma quando mai! Tutte balle populiste e razziste! Ed infatti sono state scoperte delle intere reti di truffatori UE di varia provenienza che fornivano ai loro connazionali contratti d’assunzione fasulli per staccare un permesso B. Poco dopo averlo ottenuto, “stranamente” il rapporto di lavoro terminava. Però l’ex dipendente rimaneva – e rimane – in Svizzera a beneficio della nostra disoccupazione! E quando l’AD finisce? Si va in assistenza!
Adesso arriva il nuovo capitolo: quello dell’esportazione delle prestazioni di disoccupazione. Che costa, appunto, l’enormità di 200 milioni all’anno.

E l’invalidità?
Naturalmente per farsi un’idea di come lo Stato sociale finanziato dai contribuenti elvetici sia diventato una specie di self service per troppi furbetti in arrivo da paesi esteri vicini e lontani occorre aggiungere il grosso capitolo delle prestazioni d’invalidità, magari simulata, che cittadini stranieri esportano nel paese d’origine: dove, a dimostrazione di quanto sono invalidi, magari si mettono a lavorare in nero! Qualche anno fa un’agenzia investigativa incaricata di sorvegliare alcuni presunti invalidi di origine balcanica, beneficiari di prestazioni AI svizzere, poi rientrati al paese d’origine con la rendita, ha dovuto rinunciare al mandato a seguito delle minacce ricevute!

Chiudiamo la SECO
E poi i premi Nobel della SECO hanno il coraggio di venirci a dire che “immigrazione è uguale ricchezza” e che non è vero che importiamo disoccupati!
Come no: non solo li importiamo, ma gli permettiamo pure di esportare la rendita e di fare la bella vita all’estero alla faccia nostra.
E’ il colmo: la SECO ci costa paccate di milioni all’anno e per cosa? Ma per farci il lavaggio del cervello pro-frontiere spalancate! A questo punto tanto vale chiuderla. Almeno recuperiamo parte dei soldi che spendiamo per mantenere disoccupati stranieri all’estero.
Lorenzo Quadri