E ti pareva! La scorsa settimana le Camere federali hanno affossato l’amnistia fiscale. L’atto parlamentare sul tema, presentato dal deputato PPD Fabio Regazzi, era stato approvato un po’ a sorpresa in Consiglio nazionale nella scorsa sessione autunnale. Tuttavia dal Consiglio degli Stati è arrivato un njet a cui si è poi accodata anche la Camera del popolo. Motivo: la possibilità introdotta nel 2008 dell’autodenuncia spontanea non punibile sarebbe sufficiente. Si tratta di una posizione alquanto opinabile, ma molto coerente con la linea $inistrorsa e politikamente korretta che criminalizza solo gli automobilisti ed i titolari di un conto in banca. Nessuna agevolazione ulteriore a chi vuole fare emergere il “non dichiarato”: i materia fiscale, si rispettino le regole in tutto il loro rigore! Peccato che, quando si tratta ad esempio di finiti asilanti, o di stranieri che delinquono o che abusano dello Stato sociale, gli stessi paladini della legalità intransigente cambiano completamente campo. I finti rifugiati che violano le leggi sull’asilo vanno glorificati.
45 anni fa
Fatto sta che l’ultima amnistia fiscale in Svizzera risale ad oltre 45 anni fa. Non si può certo parlare di misure che incoraggiano a cumulare gruzzoletti senza dichiararli, visto che, con una simile cadenza, il contribuente di amnistie ne vedrebbe una nella vita. Niente a che vedere, dunque, con gli scudi fiscali seriali italiani dell’ex ministro Giulio Tremonti, ormai sparito nel nulla. In compenso, un’amnistia permetterebbe di immettere liquidità nell’economia (il “nero” riemerso) come pure nelle casse pubbliche.
Il rischio
Non si può tuttavia negare che l’operazione-amnistia comporti anche un rischio. La quasi ex ministra del 4% Widmer Schlumpf, nel dibattito agli Stati, non ha avuto remore nel dirlo: “di amnistia si potrà riparlare quando cadrà il segreto bancario anche per gli svizzeri”. Capita l’antifona? Il pericolo è dunque di dare un ulteriore elemento a chi vuole rottamare il segreto bancario anche per i cittadini svizzeri, malgrado nessun organo internazionale lo pretenda, ma solo perché bisogna (?) adeguarsi agli eurofalliti. Traduzione del Widmer Schlumpf – pensiero: se un domani ci fosse la possibilità dell’amnistia, non ci sarebbero più scuse per non scardinare completamente la privacy bancaria dei cittadini, dando un’ulteriore mazzata alla piazza finanziaria svizzera ed ai suoi posti di lavoro (posti di cui, è chiaro, i politikamente korretti sostenitori della ministra del 4% non si preoccupano affatto).
Partiti 30 miliardi?
Intanto, è notizia degli scorsi giorni, dalla cosiddetta “voluntary disclosure” la vicina ed ex amica Penisola avrebbe incassato circa 60 miliardi di euro. Il 70% dei quali arriverebbero dalla Svizzera. E la maggior parte dei soldi rientrati dalla Svizzera proverrebbero, e non ci voleva il Mago Otelma per prevederlo, dalla piazza finanziaria ticinese. Quest’ultima avrebbe ora una trentina di miliardi in meno da gestire: a quanti posti di lavoro in meno equivalgono per questo sempre meno ridente Cantone? E chi possiamo ringraziare?
Lorenzo Quadri