Grazie spalancatori di frontiere! In Ticino la maggioranza dei lavoratori è straniera
Intanto povertà ed assistenza continuano a crescere, nel totale menefreghismo del triciclo PLR-PPD-P$ preoccupato solo di non mettere a rischio la “sacra” (?) libera circolazione
Certo che siamo proprio messi bene! Di recente si è saputo che in Ticino il tasso di povertà è oltre il doppio rispetto al resto del Paese. In Svizzera è del 7.5%; da noi è superiore al 17%. Le persone a rischio di povertà nel nostro Cantone sono un terzo della popolazione. Fino al 2013 erano meno del 25%. La media nazionale delle persone a rischio di povertà è del 14.7%. Ossia meno della metà rispetto al Ticino!
Peggioramento rapido e continuo
Il peggioramento è quindi continuo. E pure rapido. Altro che continuare a blaterare di miglioramento della situazione, di economia in ripresa. Il tutto naturalmente corredato da statistiche della SECO taroccate ad arte. “Ad arte”, nel senso che sono state taroccate scegliendo gli indicatori in modo da farsi dire che, con la devastante libera circolazione delle persone, va tutto bene. Intanto, le cose vanno così bene che in Ticino si è registrato l’ennesimo record dei casi d’assistenza. Rispetto a gennaio dell’anno scorso, ce n’erano 272 in più. I beneficiari sono dunque passati da 7.834 a 8.106.
Aspettiamo ovviamente di sapere quanti sono cittadini svizzeri e quanti sono invece stranieri.
I nuovi impieghi
E’ chiaro che, con 65’500 frontalieri che soppiantano i residenti sul mercato del lavoro, si genera precariato e povertà. I frontalieri attivi nel terziario, dove non ce ne dovrebbe essere nemmeno uno perché non c’è alcuna lacuna di manodopera residente, sono quadruplicati in pochi anni. E continuano ad aumentare. Il numero di nuovi frontalieri ed il quantitativo di posti di lavoro creati indica chiaramente che il soppiantamento è una realtà (altro che “percezione”). Se così non fosse, il numero di posti di lavoro annualmente creati in Ticino dovrebbe essere nettamente superiore a quello dei nuovi frontalieri. Invece la situazione è ben diversa. Le due cifre sono sostanzialmente equivalenti. Ciò significa: tutti i nuovi posti vengono occupati da frontalieri.
Ma quali proporzioni?
E’ evidente che si tratta di un’invasione. Però il ministro dell’economia PLR Johann “Leider” Ammann viene a raccontarci che gli svizzerotti si devono scordare qualsiasi preferenza indigena sul mercato del lavoro in casa propria. “Non basta essere svizzeri per lavorare” ha infatti dichiarato il Consigliere federale liblab davanti ad un’entusiasta platea targata PLR in una serata organizzata dal club dei mille dell’ex partitone! I lavoratori stranieri vanno bene, dice Leider Ammann, è solo una questione di “proporzione”.
Proporzione che però, grazie all’invasione da sud voluta dalla partitocrazia (Leider Ammann compreso), è andata completamente a ramengo. In Ticino un terzo della forza lavoro è rappresentata da frontalieri. In totale, i lavoratori stranieri sono la maggioranza. E’ chiaro che di proporzione non ce n’è proprio. Nessun Paese accetterebbe una situazione così aberrante. Nessuno tranne la Confederella. Ristabilire delle proporzioni sensate è proprio l’obiettivo degli “spregevoli razzisti e xenofobi” quotidianamente infamati dall’establishment spalancatore di frontiere e dalla stampa di regime. Per raggiungere tale obiettivo, occorre far saltare la libera circolazione.
Invece “Leider” Ammann va nella direzione opposta. Non vuole nessuna limitazione dell’immigrazione. E poi ha ancora il coraggio di venirci a parlare di proporzioni?
Povertà va a braccetto con dumping salariale al cui proposito, grazie alle frontiere spalancate, gli esempi si sprecano. Nei giorni scorsi una ditta di Chiasso cercava un impiegato a tempo pieno, con esperienza, per 2300 Fr al mese. Grado d’occupazione: 100%! Avanti così!
Migranti economici
Ovviamente c’è anche l’altra faccia della medaglia. In Svizzera non arriva solo chi lavora, magari a scapito dei residenti ed a salario inferiore. Immigra anche chi non lavora. Così ci ritroviamo in casa sempre più stranieri a carico dello Stato sociale. Che, evidentemente, vanno a farcire la statistica della povertà.
Ma come: immigrazione non era uguale a ricchezza? Sì, ma solo per chi immigra e per chi gestisce il business delle frontiere spalancate. Negli USA, il vituperato Trump ha parlato chiarissimo: negli States entra solo chi porta un arricchimento al paese. Da noi invece entrano tutti. I risultati si vedono.
Mancano dati
Naturalmente, ma tu guarda i casi della vita, le statistiche della povertà e dell’assistenza pubblicate dalla stampa non riferiscono alcune informazioni che pure sarebbe interessante avere. Ad esempio: tra le persone in assistenza, tra quelle classificate come povere e tra quelle indicate come “a rischio di povertà”, quanti sono gli svizzeri e quanti gli stranieri? E gli stranieri: che tipo di permesso hanno? Da quanto tempo risiedono in Svizzera?
Non ci vuole il Mago Otelma per prevedere che, disponendo di questi dati, si scoprirebbe che col piffero “immigrazione uguale ricchezza”!
Lorenzo Quadri