Da Bruxelles arriva l’ennesimo Diktat all’indirizzo degli svizzerotti che, poco ma sicuro, si apprestano a scattare sull’attenti e a calare ancora le braghe.
Il Diktat in questione riguarda i fallimentari accordi di Schengen. Quegli accordi che sono, di fatto, morti e sepolti: perché gli stessi Stati membri UE chiudono le frontiere per contrastare il caos asilo.
Gli accordi di Schengen hanno fatto un colossale flop. I confini esterni dello spazio Schengen sono dei colabrodo. Ed è quindi non solo ovvio, ma anche sacrosanto, che gli Stati membri chiudano le frontiere nazionali a propria tutela. Attendiamo la barriera sul Brennero da parte dell’Austria.
Indifendibili
Gli accordi di Schengen sono ormai così indifendibili che perfino i loro supporters – partitocrazia spalancatrice di frontiere, intellettualini rossi da tre e una cicca, poteri forti, stampa di regime – non trovano più uno straccio di argomento a loro sostegno: sono costretti a ricorrere ad arrampicate sui vetri come la favoletta dei “principi irrinunciabili” (irrinunciabili solo perché lo dicono loro, gli spalancatori di frontiere!) ed altre fetecchiate fumogene senza né senso né contenuto.
100 milioni all’anno
Naturalmente tra i pochi che, con ostinazione autolesionista, insistono a mantenere in vigore gli accordi di Schengen, spiccano gli svizzerotti. Grazie, kompagna Simonetta “dobbiamo aiutare l’Italia” Sommaruga!
Non solo dalle nostre parti non si sospendono gli accordi di Schengen, ma per essi si paga un conto esorbitante. E la fattura si fa sempre più salata.
Infatti, tra le balle che vennero raccontate alla popolazione ai tempi della votazione del 2005, c’era anche quella sui costi di questi accordi-bidone. Si parlava di circa 7 milioni di Fr all’anno. Invece attualmente si pagano 100 milioni. Solo 14 volte di più, e scusate se è poco!
Si continua a mungere
A questo punto si inserisce l’ultimo Diktat degli eurobalivi. Entro il 3 luglio del 2017, gli svizzerotti devono (?) adottare un nuovo regolamento d’adesione al Fondo della sicurezza interna, per il periodo 2014 – 2020. Il costo complessivo? Ben 129 milioni di franchetti! E nümm a pagum!
In nome delle frontiere spalancate si continua a mungere la popolazione, che paga per mandare a ramengo la propria sicurezza interna e per farsi invadere da migranti economici: perché questi sono gli strabilianti risultati degli accordi di Schengen, e se ne stanno accorgendo più o meno ovunque. Gli unici paesi che meriterebbero un sostegno sono semmai quelli che costruiscono MURI sui loro confini che coincidono con quelli dello spazio Schengen. Vedi ad esempio l’Ungheria. Ma questi paesi vengono bacchettati, e non certo sostenuti, dagli eurobalivi.
E’ ora di disdire!
L’ennesimo Diktat straniero con pretesa di pagamenti sempre più esosi dovrebbe fornirci su un piatto d’argento il pretesto per disdire finalmente gli accordi di Schengen e cominciare a 1) chiudere i valichi secondari non solo di notte ma anche di giorno, e 2) costruire barriere sul confine con il Belpaese. Ma non ci vuole la sfera di cristallo per indovinare che si assisterà, invece, all’ennesima calata di braghe a cura del Consiglio federale: “bisogna aprirsi all’UE!”. Che tristezza.
Lorenzo Quadri