Ankara torna alla carica con l’adesione all’UE; e non è uno scherzo di Carnevale

 

Un paio di settimane fa il presidente (sempre che sia  questa  la definizione adatta) turco Erdogan si è recato in quel di Roma. Il “sultano”, come se “niente fudesse”, ha riportato sul tavolo la questione, che dovrebbe essere morta e sepolta, dell’adesione della Turchia all’Unione europea. E, già che c’era, si è pure messo a blaterare di “xenofobia”: evidentemente ha capito che, con certi occidentali calabraghe – a Berna e non solo – basta pronunciare questa parolina magica affinché le frontiere si spalanchino.

Nemico storico

La Turchia di Erdogan, che si è involuta a ritmo accelerato verso il radicalismo islamico ed il regime autoritario, è quanto di meno europeo ed eurocompatibile si possa immaginare. E non certo da oggi. Da secoli la Turchia è un nemico storico dell’Europa e del Cristianesimo. Vedi le varie battaglie di Lepanto e di Vienna. La sconfitta dei turchi alle porte della capitale imperiale diede origine, secondo le leggende culinarie, al Croissant (ripreso dalla mezzaluna islamica) e al cappuccino. Ma in precedenza anche un altro personaggio cristiano (ortodosso), che in questi giorni di Carnevale è stato ampiamente protagonista, acquisì fama per le battaglie contro l’avanzata islamica. Vlad III, voivoda (=principe) di Valacchia, meglio noto come Vlad Dracula, e poi solo come Dracula, morì alla fine del 1476 combattendo contro i turchi per difendere il proprio principato, oggi confluito nella Romania. (Quattro secoli dopo, il romanzo di Bram Stoker consegnò Dracula a fama “immortale”  – è il caso di dirlo –  aggiungendo il vampirismo alla lunga lista di nefandezze di cui il principe venne accusato in vita, accuse che conobbero larga diffiusione grazie all’invenzione della stampa a metà del Quattrocento. I pamphlet tedeschi contro Vlad sono probabilmente il primo esempio di campagna diffamatoria a mezzo stampa. Grazie a questi fascicoli, l’Europa poté apprendere con sadica libidine il dettaglio delle presunte atrocità commesse dal regnante valacco. Stoker quattro secoli dopo aggiunse alla lunga lista di addebiti anche il vampirismo: uno dei pochi crimini di cui mai Vlad venne accusato prima, malgrado nella sua terra la credenza in queste creature fosse ben radicata. Questo per una contraddizione in termini: secondo le simpatiche usanze del tempo, dopo la sua morte in battaglia la testa tagliata del voivoda venne portata al sultano turco come trofeo, ed esposta a Costantinopoli. Ma tagliare la testa ad un cadavere, assieme al notorio paletto di frassino conficcato nel cuore, era uno dei modi per distruggere un vampiro, rispettivamente per impedire che un morto lo diventasse. Di conseguenza, per il “buon” Vlad, una “carriera” vampiresca era esclusa a priori).

Finanziano la diffusione dell’integralismo

Tornando ai tempi nostri ed alla Turchia attuale. E’ forse il caso di ricordare che proprio da lì arrivano i finanziamenti a centri culturali islamici e a moschee che diffondono il radicalismo alle nostre latitudini. Ed è infatti per questo motivo che chi scrive ha proposto tramite mozione di impedire i finanziamenti esteri a tali organizzazioni. La mozione è stata approvata dalla maggioranza del Consiglio nazionale, contro la volontà del Consiglio federale e della ministra del “devono entrare tutti”, kompagna Simonetta Sommaruga; gli Stati si devono ancora esprimere.

Aggiungiamo poi che l’autorità religiosa turca ad inizio anno ha sdoganato  le spose bambine di 9 anni, e siamo a posto! Pretendere che un paese del genere – che come detto è stato per secoli il nemico storico dell’Europa – entri nell’UE, può essere solo uno scherzo di Carnevale.

Braghe calate

E’ quindi scandaloso che i funzionarietti di Bruxelles, così bravi nel discriminare e ricattare gli svizzerotti fessi, non siano stati capaci di dire a Erdogan che di far entrare la Turchia nell’UE non se ne parla nemmeno. Né ora, né mai.

Intanto, Bruxelles ha calato le braghe davanti alla Turchia già nel 2016. Ha infatti accordato i visti agevolati ai cittadini turchi per lo spazio Schengen, malgrado i requisiti per la concessione di simili agevolazioni non fossero nemmeno lontanamente adempiuti.  Questo dopo che Ankara aveva minacciato, in caso di diniego, di lasciar passare tutti i finti rifugiati diretti ad ovest. Visto che anche la Svizzera fa parte dello spazio Schengen, le capitolazioni di Bruxelles sui visti  toccano direttamente anche noi.
Non osiamo quindi immaginare cosa succederebbe in caso – per fortuna si tratta per ora di ipotesi fantascientifica; ma per quanto? – di adesione della Turchia all’UE. La Svizzera dovrebbe estendere la libera circolazione al nuovo Stato membro della Disunione europea, dove il radicalismo islamico dilaga.

Un motivo in più per abolire quanto prima tale scellerato accordo bilaterale. Firmate tutti l’iniziativa popolare contro la libera circolazione!

Lorenzo Quadri