La manifestazione di Chiasso a sostegno dei clandestini è costata quasi 70mila Fr
Ma i teppisti italiani con precedenti penali potranno continuare ad arrivare in Svizzera perché – Sommaruga dixit – non hanno compiuto reati di una gravità tale da giustificare il divieto d’accesso al paese. Intanto però il questore di Como…
Nel settore dell’asilo, la Confederazione prevede un raddoppio dei costi a carico del contribuente dal 2015 al 2018. Già lo scorso marzo, Berna preventivava un’escalation della spesa a 2,4 miliardi di franchetti per il 2018, contro gli 1,2 del 2015. Se pensiamo che nel mese di agosto in questo ridente Cantone abbiamo avuto punte di 3000 arrivi clandestini, probabilmente le previsioni di marzo non sono più così attendibili.
Ma oltre ai costi generati dai migranti economici con lo smartphone (giovanotti che non scappano da alcuna guerra) e che se per caso ottengono di rimanere in Svizzera come ammessi provvisoriamente fanno esplodere la spesa sociale – perché non solo vanno in assistenza ma “naturalmente” vengono seguiti individualmente da una pletora di operatori sociali di ogni ordine e grado – c’è anche la fattura per le gesta di taluni imbecilli. Vale a dire, dei cosiddetti “no borders” che oltre un mese fa hanno pensato bene di organizzare un corteo a Chiasso a sostegno dell’immigrazione clandestina: questo perché – come direbbero anche i kompagni del P$ – gli svizzeri “chiusi e gretti” devono far entrare tutti.
Altro che “manifestazione pacifica”
Spacciato per manifestazione assolutamente pacifica, il corteo a Chiasso si è ben presto rivelato qualcosa di assai diverso. Ovvero un festival dell’insulto e della minaccia all’indirizzo della polizia e delle Guardie di confine, condito con danneggiamenti a go-go. Il tutto “arricchito” dalla presenza di vandali col volto nascosto da un passamontagna. Chissà se costoro saranno stati multati anche per la violazione della nuova legge contro la dissimulazione del viso?
Il conto di queste prodezze lo paga ancora una volta il contribuente. Se si pensa che a “manifestare” e a vandalizzare Chiasso c’era anche un nutrito distaccamento di no-borders italiani, a noi populisti e razzisti girano oltremodo le scatole.
Fattura da 66mila Fr
Il deputato leghista Massimiliano Robbiani ha interrogato il Consiglio di Stato per avere qualche doverosa informazione su quanto è costata al contribuente ticinese la manifestazione dei “no borders” a Chiasso. Si scopre così che essa ha reso necessario l’intervento di 54 agenti, 49 della polizia cantonale e 5 della comunale, per un costo di 55mila Fr. Intanto noi non solo paghiamo il conto ma, evidentemente, gli agenti incaricati di tenere a bada i no borders non potevano essere impiegati altrove.
Al totale mancano i costi dell’impiego delle guardie di confine, visto che lì la cassa non l’ha il Cantone bensì la Confederazione. Ma sempre di soldi pubblici si tratta.
A ciò si aggiungono gli imbrattamenti: ne sono stati censiti 34 per un danno totale di circa 11mila Fr. La fattura del “corteo” di Chiasso sale così a 66mila Fr. E nümm a pagum. Cosa che non ci sta bene proprio per niente.
Sappiamo che il Municipio di Chiasso ha sporto denuncia contro ignoti per gli atti vandalici commessi su proprietà comunale: speriamo che le denunce abbiano portato ad indentificare qualche responsabile.
Porte spalancate
Non si sa quanti dei “no borders” di Chiasso fossero italiani poiché, come precisa il governo nella sua risposta, non è stato possibile controllare tutti i partecipanti – circa 400 – alla manifestazione. Si sa però che sono stati identificati 31 cittadini italiani di cui tre posti in arresto per sommossa. Alcuni di loro avevano precedenti penali in Italia. Ma naturalmente gli svizzerotti – e qui arriva il secondo punto della questione – non vogliono proibire ai vandali italici l’ingresso al Paese. “Sa po’ mia” limitare la libera circolazione dei delinquenti, ha dichiarato in consiglio nazionale la ministra di giustizia, kompagna Simonetta “dobbiamo aiutare l’Italia” Sommaruga. Ohibò, e perché “sa po’ mia”? Risposta: perché i reati commessi dai vandali “no borders” non sono sufficientemente gravi per giustificare una misura di questo tipo.
Intanto Como…
Non ci pare che quello di “sommossa” sia propriamente un reato-bagattella. Se poi si aggiunge che i responsabili hanno pure precedenti penali in Italia, la risposta della Simonetta risulta ancora più scalcagnata. Sembra quasi un invito ai vandali d’Oltreconfine: venite pure in Svizzera a minacciare, insultare e imbrattare a sostegno della violazione della legge (immigrazione clandestina); non solo vi spalanchiamo le porte, ma vi stendiamo pure il tappeto rosso.
E tuttavia a Como per la stessa fattispecie (uella) hanno utilizzato un metro assai diverso. Lì il questore ha infatti consegnato il foglio di via ad 11 no borders, tra i quali 4 svizzeri. Costoro non potranno entrare nel capoluogo lariano per un periodo compreso tra uno e tre anni. Ma allora gli unici a garantire senza un cip la libera circolazione ai vandali stranieri sono, ancora una volta, gli svizzerotti?
Lorenzo Quadri