Il presidente PPD della CORSI parla attraverso il Caffè della Peppina domenicale

Il presidente della CORSI, Gigio Pedrazzini, domenica scorsa ha pensato bene di dire la sua sullo scandalo dei licenziamenti all’americana alla R$I (colonizzata dai kompagni). Lo ha fatto dalla prima pagina del Caffè della Peppina domenicale. Ah beh, questo sì che è pluralismo: il presidente della CORSI parla ai lettori del giornale sempre schierato contro i ticinesi “chiusi e xenofobi”, a favore dei frontalieri ed a favore delle frontiere spalancate. Queste sono, ma guarda un po’, anche le posizioni del giornalismo RSI (quello che, secondo il direttore kompagno militante, sarebbe “al di sopra delle parti”). Chi s’assomiglia si piglia! Avanti, parliamoci addosso tra noi! L’intervento domenicale va dunque a confermare la parzialità della RSI. Se ne deve dedurre che l’azienda se ne impipa di chi ha posizioni più critiche, ad esempio il Mattino ed i suoi lettori? Eppure il canone più caro d’Europa lo pagano anche loro.

Parliamo solo a chi slinguazza
Se il Gigio pensa che scrivere sulle colonne del Caffè della Peppina, domenicale di chiaro stampo antileghista, significhi parlare ai ticinesi, forse gli sfugge qualcosa della realtà di questo Cantone. E magari gli sfuggono anche parecchi altri “qualcosa”. Quando gli esponenti della Lega dimissionarono in blocco dalla CORSI per protestare contro il malandazzo propagandistico pro-frontiere spalancate della RSI e contro l’inutilità della CORSI ormai ridotta a foglia di fico, Pedrazzini commentò: “non è importante”. Eppure nei giorni scorsi l’inutilità della CORSI è stata testimoniata anche da un ex membro di peso del pregiato consesso, ossia l’ex Sire di Lugano, Re Giorgio, sul portale liberatv. Uella, ma allora la Lega aveva di nuovo ragione?

Gli ascolti? Non contano!
Involontariamente comico il passaggio del Gigio-testo che recita: “il pubblico (della RSI) andrà conquistato giorno dopo giorno con atteggiamenti propositivi, mai arroganti, e con scelte convincenti”. Peccato che sia proprio l’arroganza e la mancanza di autocritica del Titanic di Comano e Besso a scavare un fossato tra i ticinesi e l’emittente. Lo dimostra l’asfaltatura rimediata lo scorso giugno, in occasione della votazione sulla Legge sulla radiotelevisione. Ma subito il presidente CORSI si rimette in carreggiata: “qui mi si consenta di dire che gli indici d’ascolto devono essere sì un punto di riferimento, ma non l’unico e forse nemmeno il principale argomento di giudizio!”. Apperò: se non si fa televisione per il pubblico, per chi la si fa? Per la gloria? Qualcuno vuole forse portare l’azienda dritta dritta al commissariamento?

Per la serie: continuiamo pure con la partigianeria che ci fa perdere ascolti a tutto spiano. Tanto chissenefrega degli ascolti: il pagamento del canone più caro d’Europa è obbligatorio in ogni caso, anche per chi non ha né un televisore né una radio. Che dire? Iceberg in vista, avanti tutta mentre l’orchestrina continua a suonare…
Lorenzo Quadri