Altro che scandalizzarsi perché la Lega chiede giustamente all’USI e alla SUPSI di dare la precedenza ai ticinesi nelle assunzioni!

Quando si dice il contrappasso! La scorsa settimana l’avvocato liblab Filippo Celio, dalle colonne del giornale di servizio LaRegione, inveiva contro la costituenda (sotto)commissione parlamentare di controllo su USI e SUPSI. La commissione, chiesta dalla Lega, mira a tematizzare anche la questione del personale “locale” nell’USI e nella SUPSI. Perché un conto sono i luminari in cattedra. Altro discorso è tutto il resto: assistenti, portaborse, segretari, ricercatori, e compagnia bella. E, anche per quel che riguarda i luminari, non risulta – a meno che l’IRE non l’abbia in gestazione adesso, magari affidato ad un ricercatore frontaliere – che ci siano studi dai quali emerge che nell’area di Como e di Varese ci sia una concentrazione di menti eccelse nettamente superiore a quella del resto del mondo. Perché i luminari internazionali, se effettivamente sono tali, dovrebbero per definizione venire da tutto il mondo e non solo dai territori del Belpaese “attaccati alla ramina”.

Carenza di profili?
Inoltre, al di là dei luminari, il sospetto è che anche ben altri profili vengano importati. Profili di cui di certo non c’è carenza in Ticino. Ad esempio, non ci si venga a raccontare che per trovare un normalissimo economista bisogna varcare la frontiera.

Sarebbe inoltre il caso di ricordare che la SUPSI dovrebbe servire a supporto dell’industria del territorio e non giocare a fare il politecnico. Adesso, fotocopiando la Lega (le famose proposte xerox) sempre più forze politiche condannano le “aziende che non portano vantaggi per i residenti”. Ma è ovvio che il discorso deve valere anche per le istituzioni universitarie. Che non possono essere lì solo per la gloria.

E’ dunque perfettamente legittimo che la politica – in rappresentanza dei cittadini – chieda anche agli istituti universitari attenzione nei confronti del territorio. Anche per quel che riguarda le assunzioni. Perché è troppo facile intascare i soldi pubblici e poi reclamare indipendenza ritenendosi superiori e ricorrendo al solito e ritrito mantra del “populismo”.

Il contrappasso
Per tornare però all’inizio: perché contrappasso? Perché a prodursi in ingerenze improponibili, e non su questioni occupazionali ma addirittura di contenuti, è stato proprio qualcuno che ha sempre schifato i “beceri populisti”. Ossia l’avv Paolo Bernasconi, autore e distributore nottetempo di finti giornali contro la Lega, nonché promotore di vari gruppuscoli di moralisti a senso unico. Il quale non è disposto a tollerare che l’USI abbia invitato quale conferenziere, tra gli altri, il direttore generale di UBS Sergio Ermotti.

Stranamente però questa volta, non solo da parte degli ambienti universitari, ma anche dal fronte dei moralisti a senso unico non si sono levati gli alti lai di protesta che invece sarebbero risuonati se a mettere qualche veto fossero stati i “razzisti e xenofobi”. Ulteriore dimostrazione che le condanne etiche e morali, in questo sempre meno ridente Cantone, sono immancabilmente a senso unico.

Partito dell’odio
E che dire dell’altra exploit dell’avv. Bernasconi, autoproclamatosi ministro della purezza ideologica del PLR, scagliatosi contro alcuni esponenti dell’ex partitone rei di essersi scattati dei selfie assieme a dei leghisti? Evidentemente per l’avv Bernasconi, a cui leggere il proprio nome sui giornali piace molto, i leghisti sono dei reietti e degli appestati ed il solo fatto di interloquire con loro è motivo di onta. Ecco qua una bella prova da partito dell’intolleranza e dell’odio. Adesso attendiamo la richiesta di girare con al braccio una fascetta con una “L”, affinché chi incrocia per strada un esponente del nostro movimento sappia che si tratta, per usare una altra liberalissima espressione sdogata proprio dal bollettino PLR, di un “cane rognoso”: quindi è meglio girare al largo… Nevvero?
Lorenzo Quadri