Come volevasi dimostrare: alle scampagnate del CF per strafogarsi di luganighette e Merlot non fa seguito alcuna mossa concreta a sostegno del nostro Cantone
Ma guarda un po’, come da copione il Consiglio federale è arrivato in Ticino in passeggiata scolastica, con tanto di giro in barchetta.
All’utilità di queste visite non ci crede ormai più nessuno. Anche perché le visite sono diventate una specie di compensazione per la generale inattività nei confronti del Ticino. Per la serie: vi lasciamo allo sbaraglio però, per farvi credere che pensiamo a voi, vi veniamo a trovare spesso.
Le passeggiate non risolvono i problemi
Il fatto è che con le passeggiate scolastiche non si risolvono i problemi. Il fatto è anche che lo scollamento tra le dichiarazioni d’attenzione (una bella frase non costa nulla) e la risposta ai problemi concreti del Cantone, ad ogni visita del Consiglio federale cresce invece di diminuire. Gli esempi si sprecano. Solo pochi giorni prima della scampagnata folkloristica del Consiglio federale, venuto per strafogarsi di salametti e merlot al Grotto, i produttori seriali di rapporti taroccati della SECO se ne sono usciti a dire che in Ticino il dumping salariale non è grave. Apperò.
Intanto nei giorni scorsi l’OCST ha denunciato l’ennesimo caso di sfruttamento: una segretaria pagata 9 Fr all’ora (stipendio lordo). Ma secondo gli scienziati della SECO, il dumping generato dalla devastante libera circolazione delle persone “non è grave”.
Non solo: la direttrice della SECO, Madame Marie Gabrielle Ineichen Fleisch Serbelloni Mazzanti Viendalmare, ha pure dichiarato che il Ticino è responsabile dei suoi stessi problemi perché “non prende in mano seriamente la situazione”. Una dichiarazione che equivale ad un bel certificato federale d’inettitudine per l’ex direttrice del DFE Laura Sadis, PLR. Infatti il suo dipartimento è quello che avrebbe dovuto essere in prima linea a difesa del mercato del lavoro ticinese. Ma naturalmente “sa po’ fa nagott”: il margine di manovra è nullo.
Basta un cip…
Che il margine di manovra non sia stato adeguatamente sfruttato è senz’altro vero. Ma altrettanto vero è che gli scienziati di Berna, quelli che del Ticino non conoscono un tubo ma pretendono di venir qui a pontificare sui nostri problemi, farebbero bene a piantarla di raccontare tutto ed il contrario di tutto. Infatti quando il Ticino si difende i primi a mettersi a strillare indignati sono proprio gli amici bernesi. Basta che il padrone di Bruxelles faccia un “cip” e subito i lacchè del Consiglio federale scattano sull’attenti.
Si smentiscono da soli
E’ infatti assolutamente vergognoso che il Consiglio federale venga in Ticino a raccontarci storielle preconfezionate (sempre le stesse) su quanto a Berna capiscano i nostri problemi; poi però, in contemporanea, si smentisca con i fatti.
“Gli è che”, come noto, la vicina ed ex amica Penisola ha denunciato gli svizzerotti ai funzionarietti di Bruxelles per presunta violazione dei fallimentari Accordi bilaterali. I punti contestati sono due. 1) Il moltiplicatore comunale che il gran consiglio ticinese ha deciso (già nel novembre 2014) di portare al 100% e 2) la questione dei casellari giudiziali.
Denuncia carta straccia
Già solo il fatto che l’Italia nei nostri confronti è inadempiente su tutto dovrebbe rendere evidente a chiunque che la sua denuncia è carta straccia. I primi ad accorgersi di tale evidenza dovrebbero essere proprio i 7 “turisti per caso” a Bellinzona. Ed invece cosa fanno i sedicenti paladini del Ticino? Naturalmente, davanti all’istanza italica, si schierano dalla parte della Penisola e rampognano il Ticino! Tutto questo mentre sfilano tronfi in una piazza governo praticamente vuota. Ciò che dovrebbe pur dare adito ad una qualche riflessione. Anche alle più dure cervici.
Lo ripetiamo per l’ennesima volta a titolo precauzionale: non si cede di un millimetro né sui casellari, né sul moltiplicatore dei frontalieri.
Lorenzo Quadri