Nei giorni scorsi si è celebrato il processo per la rissa avvenuta al Quartiere Maghetti nell’ottobre del 2017. Si è trattato di un regolamento di conti, nel pieno centro di Lugano, tra bande di delinquenti stranieri (albanesi, cubani, boliviani, serbi, eccetera) alcuni dei quali nemmeno risiedono in Svizzera.
Il giudice ha inflitto condanne per tentato omicidio intenzionale. A dimostrazione che abbiamo che fare con delinquenti pericolosi.
Da notare che per il 24enne boliviano, condannato a 4 anni di carcere – e se ti becchi 4 anni di galera col nostro sistema buonista-coglionista, inflessibile solo con gli sfigati automobilisti incappati nella ciofeca “Via Sicura”, vuol dire che l’hai combinata davvero grossa – il giudice Ermani non ha neppure chiesto l’espulsione. Questo perché “i legami del condannato con la Svizzera sarebbero troppo forti”.
Cosa, cosa? Qui abbiamo una sentenza per tentato omicidio intenzionale, con una pena che impone l’espulsione dalla Svizzera secondo la nostra legge e la nostra Costituzione. Eppure si insiste nell’arrampicata sui vetri con la storiella dei “legami troppo forti con la Svizzera”. Solito pretesto per non espellere nessuno e tenerci in casa tutta la foffa d’importazione! Agli “stretti legami con la Svizzera”, il “bravo giovane” doveva pensarci prima di delinquere. Ne abbiamo piene le scuffie, ma proprio stracolme, di fare il paese del Bengodi per tutti i malviventi stranieri!
Mentre i membri della “gang” andranno ad aumentare ulteriormente la quota degli ospiti della Stampa senza passaporto rosso, già superiore all’80% – ma come: i giovani stranieri che delinquono non erano tutta una balla della Lega populista e razzista? – la nostra priorità deve essere fare repulisti di simili figuri!
Se adesso perfino il centro di Lugano diventa teatro di regolamenti di conti tra bande di delinquenti stranieri, è evidente che la chiusura delle frontiere diventa una necessità. Bisogna riprendere il controllo sull’immigrazione. Chi può entrare in casa nostra, lo dobbiamo decidere noi! Altrimenti il Ticino (e la Svizzera) possono tanto chiudere baracca.
Lorenzo Quadri