Nei giorni scorsi davanti alle Assise correzionali di Mendrisio si è celebrato il processo ad un cittadino turco resosi colpevole di violenze nei confronti della moglie e delle figlie, che ha picchiato per anni.
L’imputato si è giustificato dicendo alla Procuratrice pubblica «lei non capisce che questo fa parte della mia cultura». Da notare che l’uomo, un 37enne, vive in Svizzera da 30 anni.
Questo “Fa parte della mia cultura” suona come le campane a morto del multikulturalismo completamente fallito, voluto dai politikamente korretti. Quelli che inneggiano al Burqa come “simbolo di libertà” (?). Quelli che scendono in piazza a manifestare contro il Mattino. Quelli secondo cui i problemi del Ticino non sono l’invasione di frontalieri e padroncini, non sono il ladrocinio nell’assicurazione malattia, non sono la criminalità importata: sono il Mattino della domenica.
Da notare che il cittadino turco era pure da tempo noto alla giustizia per reati di varia gravità. Ciononostante continuava tranquillamente a risiedere nel nostro Paese, alla faccia dell’iniziativa, approvata dal popolo, che chiede l’espulsione degli stranieri che delinquono.
Ecco quindi il risultato del multikulturalismo che pretende di far convivere fianco a fianco usanze e convinzioni incompatibili tra loro, senza una decisa promozione dei valori occidentali: guai, è roba da populisti e razzisti! Alle tradizioni svizzere, poi, bisogna sempre dare contro!
Valori fondanti
Sicché si permette che il cittadino straniero, in arrivo da paesi lontani, viva nel nostro Paese allo stesso modo in cui vivrebbe nella patria d’origine. E’ nella mia cultura picchiare la moglie, è nella mia cultura girare col coltello, è nella mia cultura fregare lo Stato, è nella mia cultura menare le mani, e via elencando.
Il politikamente korretto ha sempre rifiutato con scandalo che all’immigrato venisse chiarito una volta per tutte che non si vive in Svizzera come si vivrebbe in Turchia o in Afghanistan, ma con più soldi in tasca magari versati dall’ente pubblico.
I valori fondanti della nostro Stato di diritto non sono acquisiti per sempre visto l’aumento esponenziale dei numero di immigrati che non li conoscono né li accettano. Per questo i principi occidentali devono venire difesi e promossi. Ma per i politikamente korretti chi lo fa è populista e razzista, perché bisogna “aprirsi”.
Aggravante
Il fatto che il marito violento turco abbia adottato quale linea difensiva la tesi che nella sua cultura (chiamala cultura…) picchiare la moglie e le figlie è normale, è uno scandalo (ma naturalmente i kompagni stanno tutti zitti…). Dimostra che costui è dell’idea che basta invocare la diversità culturale (?) per farla franca – o comunque ottenere delle attenuanti.
Ecco il genere di “cultura” a cui ci siamo “aperti”. Una “cultura” di cui proprio non abbiamo bisogno. Il marito straniero che invoca la “diversità culturale” per giustificare le botte alla moglie va espulso immediatamente dal momento che tale giustificazione equivale ad una dichiarazione esplicita di rifiuto del nostro modo di vita, delle nostre regole più basilari. E’ una circostanza aggravante, non attenuante.
Anche questa è “cultura”
Intanto, sempre in nome della multikulturalità, nei giorni scorsi a Milano sono stati effettuati 25 arresti nell’ambito di un’operazione contro una baby gang di latinos che da anni imperversava nella capitale lombarda. Evidentemente anche questo “fa parte della loro cultura”.