Come c’era da aspettarsi i jihadisti ce li troviamo ormai in casa. Per questo possiamo ringraziare la politica delle frontiere spalancate e della multikulturalità completamente fallita. Ma certo, “bisogna aprirsi”: facciamo dunque entrare chiunque, comprese persone non integrabili – che non solo non si riconoscono nei valori occidentali ma li combattono – pensando stoltamente che andrà tutto bene perché “qualche santo (politikamente korretto) provvederà”!

Ed invece non ci sono santi che tengano. Sicché anche in Ticino, anche a Lugano, sono arrivati dei seguaci dell’Isis, finiti nella rete degli arresti internazionali. Come Adberrahim Moutaharrick, incarcerato nei giorni scorsi, che si allenava a kickboxing in una palestra di Canobbio. O come il “jihadista di Viganello” Oussama Kachia.

Tenuti d’occhio?
Beh, cosa pensavamo? Che i soldati del califfato ci fossero solo a Parigi o a Bruxelles? Quando, cedendo al ricatto morale, le frontiere le abbiamo spalancate anche noi? Quando abbiamo tollerato, in nome del multikulti, che in casa nostra si divulgasse l’odio nei confronti dell’Occidente, delle sue regole, delle sue radici?

Poco ma sicuro, poi, che  tra quanti sul nostro territorio predicano la jihad, o sono coinvolti nella pianificazione di  futuri attentati, ci sono pure individui mantenuti dal contribuente ticinese.

Il direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi ha dichiarato che “Moutaharrick era tenuto d’occhio da tempo”: sarebbe interessante sapere quante persone in Ticino sono “tenute d’occhio” per lo stesso motivo.

La nuova legge
Al proposito, è evidente che per “tenere d’occhio” i seguaci del califfato che si siamo messi in casa perché “bisogna aprirsi”, l’intelligence svizzera deve disporre degli strumenti necessari per lavorare. Soprattutto adesso. Ma chi ha lanciato il referendum contro la nuova legge sui servizi informativi? Risposta: i kompagni! Perbacco, la privacy dei sospetti terroristi islamici va tutelata ad ogni costo! Non certo come quella di quei delinquenti di piccoli risparmiatori svizzeri che hanno qualche spicciolo in banca, nevvero kompagnuzzi?

Sorvegliate speciali
Altrettanto evidente è che le moschee vanno tenute sotto stretta sorveglianza. Da qui la mozione di chi scrive, presentata negli scorsi giorni a Berna, che chiede il divieto di finanziamenti esteri per luoghi di culto musulmani. E chiede pure l’obbligo di trasparenza sui fondi ricevuti dalle moschee e sul loro utilizzo; ed anche l’obbligo di tenere le prediche nella lingua del posto.

Finti rifugiati
Non dimentichiamoci poi dell’invasione di finti rifugiati: tra i migranti economici (giovani uomini soli che non scappano da alcun conflitto) l’Isis, che gestisce i barconi, nasconde i suoi infiltrati. Ma naturalmente, come predicano Sommaruga e soci, è inaccettabile impedire ai finti rifugiati di entrare in Svizzera: roba da razzisti e fascisti. Bisogna, invece, aumentare ad oltranza la capacità d’accoglienza, Naturalmente a spese degli svizzerotti, e calpestandone pure i diritti. E, soprattutto, a spese della sicurezza interna: la quale, per l’élite spalancatrice di frontiere, conta meno del due di picche. Avanti così!
Lorenzo Quadri